Jhonatan, dal carcere all'impegno nel Terzo settore
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Jhonatan, dal carcere all'impegno nel Terzo settore

PRIMO LO SPACCIO E LA GALERA, POI UNA LAUREA IN ECONOMIA ALLA BOCCONI GRAZIE A UN PROGETTO DELL'UNIVERSITA'. LA PARABOLA DI UN GIOVANE CHE HA AVUTO LA FORZA DI RIPRENDERE IN MANO LA PROPRIA VITA NARRATA NELL'EVENTO FINALE DI SVOLTE, L'INIZIATIVA DI SDA BOCCONI E CORRIERE DELLA SERA

Prendere una nuova direzione, magari mai valutata prima. Riprendere in mano la propria esistenza e rimettersi in gioco. Il progetto Svolte di SDA Bocconi e Corriere della Sera ha raccontato tante storie di cambiamento originate dalle nuove competenze ottenute grazie allo studio. Dalle vicende di singoli, che hanno dato una svolta alla propria carriera grazie all’upskilling o al reskilling, fino ad arrivare alla storie di trasformazione e riorganizzazione di intere aziende, grazie a una formazione mirata. Sono storie molte diverse, narrate in 12 video pubblicati durante questo anno accademico, ma anche raccontate sotto forma di testo teatrale e raccontate in diretta nell’evento di chiusura dello scorso 21 aprile. Qui sotto la storia di Jhonatan Abd El Malek

Libertà... ci penso sempre a cosa voglia dire questa parola.
Ascoltatevi bene. Sì, dico a voi.
Perchè tutto parte da lì: dai nostri pensieri, a forma di parole, nella nostra mente. E i pensieri cambiano di continuo, se ci fate caso, nel corso delle vostre vite. Tante volte anche solo nel corso delle vostre giornate...
E pensate quanto cambiano in vite, tipo la mia, nelle quali le giornate cambiano in modo rivoluzionario nel giro di pochi anni.
Sto mettendoci dentro un sacco di parole e di concetti, sono troppo emotivamente coinvolto, ma tranquilli. Fa parte di me. Ora viene fuori la mia mente manageriale e risistemiamo tutti i pezzettini. Ognuno al suo posto. Sereni.
Mi chiamo Johnny, ho 26 anni, sono un educatore. Lavoro per la comunità Kairòs, dove si accolgono adolescenti e giovani adulti con precedenti penali. Robe anche abbastanza gravi, ma io ho fatto ben di peggio, quindi non mi lascio impressionare. E sapete cosa vi dico? Mi sento davvero libero nel poter aiutare diversi ragazzi che hanno avuto esperienze borderline, ad uscire da certi schemi mentali che sono radicati nella loro testa e che condizionano le loro azioni.
Sono schemi che non ti fanno essere libero... poi oh li capisco. Perchè spacciare, avere tanti soldi, sentirti potente, essere trattato come un figo quando entri nei locali, avere macchinoni, essere osservato con gusto dalle ragazze e da tutta una comunità che ti vede come quello che ce l’ha fatta... beh ti fa fantasticare di essere libero! E non ho bisogno di farmelo raccontare dai ragazzi che seguo. Io l’ho vissuto tutto questo.
Ripartiamo coi pezzettini che metto in ordine.
Mi chiamo Johnny, ho 26 anni, e poco più di 10 anni fa...
  • Wow come passa il tempo, non sono più un pischello, adesso vi faccio sentire come sono maturo-
sono stato arrestato, dopo essere stato sorpreso con un ingente quantitativo di cocaina, e condannato a 12 anni di reclusione. Ora non sto a raccontarvi dei 4 mesi passati a dormire su una brandina del carcere di Vigevano, dell’odissea del trasferimento notturno di 15 ore al carcere di Udine, dei periodi in cui la persona più giovane dopo di me aveva 40 anni, di quando facevo settimane senza poter parlare con nessuno in italiano, della ricerca degli alibi, delle giustificazioni, il baratro psicologico...
Esatto, non ne voglio parlare, anche se un po’ ve ne ho parlato. E’ una figura retorica, si chiama preterizione, la usava anche Francesco Petrarca, non posso usarla io? Sìsì, vi sorprenderà ma anche i laureati in Economia e Management sanno usare le figure retoriche... e anche gli ex detenuti ahah!
Ma sto divagando... vi dicevo del carcere, del freddo, di quando ti manca l’aria, di quando non hai neanche un pensiero a cui aggrapparti.
Però poi le SVOLTE arrivano. Sono possibili. Avvengono cose gigantesche, lunghe, complesse, incredibili se ci pensi col senno di poi... ma in realtà per attivarle in fondo basta poco.
Mi chiamo Johnny, ho 26 anni, sono un educatore. Ho combinato un sacco di pasticci da ragazzo che mi hanno portato in carcere. Era durissima. Ma ne sono uscito. Ne sono uscito a partire dal giorno nel quale ho capito che l’unica cosa di valore è il tempo. Non potevo più sprecarlo. Tante giornate, dentro San Vittore, sembravano grigie, immobili, inutili. Ma sta a ciascuno di noi riempire le vaschette di grigio delle nostre vite con dei colori. La vernice è ovunque.
Ed è pazzesco pensare che la mia salvezza, la mia libertà, sono diventati i libri. Mi fa quasi ridere pensare che la mia esperienza di ristoro e di rinascita sia quello che migliaia di ragazzi studenti vivono come la più vicina ai lavori forzati... è pazzesco quanto il mondo possa essere diverso a secondo del punto di vista dal quale lo osserviamo. Vero?
La mia storia ha qualcosa di fiabesco. Il super cattivo che diventa buono. E spesso , nelle fiabe, la trasformazione avviene grazie ad un aiutante magico, quello che aiuta a trasformare il cattivo in un eroe buono.  La Fata Turchina di Pinocchio, avete presente?
Ecco nella mia fiaba di aiutanti magici ne ho avuti tanti. Tanti insegnanti che mi hanno aiutato in tutti i modi ad evolvermi come studente e come persona... soprattutto Laura. E anche tanti volontari, persone che proprio ti trasmettono tutto il senso di umanità che ci può essere nel mondo. E la volontaria che mi ha condotto per mano si chiama Ilaria. Era lei che vedeva qualcosa di buono in me. Lei che credeva in me. Lei che mi spronava. Che mi ascoltava. Che c’era.
Ed è a lei che mi ispiro quando svolgo la mia attività come educatore: non bisogna sostituirsi al ragazzo in difficoltà, bisogna esserci, accoglierlo, farlo sentire accettato, dargli la mano quando cade a terra...
La stessa mano che ho sentito rivolta verso di me quando ho fatto il mio percorso di studi, in carcere, fino a diplomarmi: 99/100 in Scienze Sociali, mica scarso io eh... e poi lì mi si spalancano le porte dell’Università. Io. L’ex spacciatore. All’università?! Ci pensate!
Io che divento uno studente modello! Io eh... io che qualche anno prima ero stato definito “persona con una struttura criminale bene definita, ormai assimilita nella personalità”... boh forse la struttura criminale si può trasformare in una struttura da secchione?
Eh sì, dovreste vedere che sfilza di 29 e 30 mi sono messo poi a infilare. E mica ad un’Università facilitata per ex sbandati... alla Bocconi oh! Università Bocconi di Milano. Sì, Ilaria mi aveva convinto ad entrare qui grazie ad una borsa di studio. E dopo un po’ di dubbi e pensieri ho capito che era la cosa giusta. Anche se io sognavo Scienze dell’Educazione e invece qui facevo Management. Ma vuoi mettere? Laureato alla Bocconi!
Che avventura arrivare alla laurea. Conoscere un sacco di docenti fortissimi, di ragazzi in gambissima, di ragazze molto carine... che avventura vivere! Che poi mica era facilissimo: facevo 12 ore da studente e 12 ore da detenuto... magari studiando, di notte, dentro il carcere di Opera, che esteticamente non è esattamente come il nuovo Campus della Bocconi ahah. E mica lo sapevano i miei compagni che ero un detenuto. Ci credono a stento ancora oggi. Alcuni sono ancora sotto shock dopo aver letto la mia storia descritta sul Corriere.
Beh ve lo confesso: mi vergognavo. Non potevo parlare del carcere. Ero Johnny, quello simpatico, quello sorridente, quello bravo, quello su cui potevi contare sempre, quello che faceva scoprire esperienze di volontariato. Quello volevo essere.
E per essere così qualche balla la dovevo raccontare: tipo che non avevo uno smartphone perchè avevo avuto dei problemi con la ludopatia e quindi me l’avevamo vietato... ahha che fantasia!
E tutto questo che sto raccontando, l’ho fatto io. Con una spinta partita da dentro, da quando ho capito che tutti quei soldi che avevo iniziato a maneggiare non avevano alcun valore, che mi sentivo onnipotente ma in realtà ero una nullità. Che l’unica risorsa che ha vero valore si chiama tempo. Quando lo capisci e capisci come vuoi sfruttarlo, allora, solo allora, sei libero.
Dai, ve lo ripeto un’ultima volta così vi ricorderete di me.
Mi chiamo Johnny, ho 26 anni, sono fidanzato con Emanuela. Una bella storia con lei eh. Ma non voglio andare fuori tema. Nella vita faccio l’educatore. Ma non è il lavoro della mia vita. È troppo logorante... però potrei continuare a lavorare nel settore educativo magari con un ruolo manageriale. Ho una laurea in Bocconi, tanto per dire... o magari andrò a fare tutt’altro. Magari arriva un’altra svolta. Sento dentro la libertà di poterla compiere. Questa è la vera svolta.
E non ho paura. Ne ho passate di peggiori... fidatevi.

di Lorenzo De Belli

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