Come ti cambio l'ospedale. Grazie, anche, al Covid
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Come ti cambio l'ospedale. Grazie, anche, al Covid

LA PANDEMIA CHE HA COLPITO DURAMENTE LE STRUTTURE SANITARIE HA SPINTO I MANAGER A RIVEDERE PROTOCOLLI CONSOLIDATI NEGLI ANNI. CON L'OBIETTIVO DI AVERE IN FUTURO OSPEDALI MENO AFFOLLATI E PIU' EFFICIENTI. L'ESPERIENZA DI GIACOMO CENTINI, ALUMNUS BOCCONI E DIRETTORE GENERALE DELL'AZIENDA OSPEDALIERA DI ALESSANDRIA

Gli ospedali non saranno più gli stessi. Dimentichiamoci le lunghe file, le sale d’aspetto affollate di pazienti in attesa di venire visitati. Chi entrerà in ospedale per un esame o una visita dovrà restarci il meno possibile, il tempo strettamente necessario. E, quando anche l’aspetto normativo sarà allineato, un ruolo importante sarà quello della telemedicina, perché non sempre è necessaria la presenza fisica in ospedale. Seguendo queste linee guida Giacomo Centini, alumnus Bocconi (laureato al Clea nel 2004)e direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, sta riorganizzando il suo ospedale dopo la tempesta Covid che qui ha colpito duramente, visto che la provincia alessandrina è risultata la settima per numero di casi in Italia in rapporto agli abitanti. “Abbiamo avuto circa 800 casi gestiti complessivamente bene”, spiega Centini, “e il numero di operatori sanitari colpiti è stato basso, circa la metà della media nazionale. Ne siamo usciti grazie alla nostra organizzazione ma soprattutto all’eccellenza della ricerca per la quale abbiamo ottenuto il riconoscimento quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), alla capacità di tradurre in azioni concrete i contributi, spesso disomogenei e confusi, che arrivavano da ogni parte del mondo. Abbiamo prodotto 35 pubblicazioni, 20 studi clinici e molti progetti, confermando l’assioma”, dice ancora il manager, “che dove si fa ricerca si cura meglio”.

Adesso che l’emergenza pare finita, la sfida è tornare a offrire gli stessi standard di prima con un’organizzazione che è molto cambiata per effetto delle norme sul distanziamento sociale: “In ospedale bisognerà evitare ogni tipo di affollamento. Per i prelievi, per esempio, che sono un tipico caso di prestazione che genera lunghe attese”, continua Centini, “abbiamo messo a disposizione un’app con la quale prenotare l’ora esatta in cui il prelievo verrà effettuato. Questa modalità organizzativa deve rimanere a lungo termine, anche una volta che l’emergenza sarà definitivamente alle spalle. Non vogliamo farci trovare impreparati nel caso del ritorno del Covid o di un qualche altro virus. Ma nello stesso tempo questa brutta esperienza ci ha anche spinti a migliorare, a fornire ai pazienti un servizio più efficiente. Ovviamente”, sottolinea Centini, “in tutto ciò è molto importante la collaborazione della cittadinanza”.

Un altro tema caldo è quello della diagnostica: non tanto quella relativa al Covid, che ovviamente rientrerà, ma quella delle altre patologie per le quali le persone affollano, spesso senza necessità, i pronto soccorso degli ospedali: “Innanzitutto si misurerà la temperatura a tutti per evitare l’accesso alle persone con l’influenza, soprattutto nei mesi invernali”, dice ancora Centini, “poi bisognerà implementare la telemedicina, perché i pazienti hanno capito che non sempre è necessario venire in ospedale, che tradizionalmente è un luogo nel quale si entra in contatto con molte malattie. L’emergenza Covid ha fatto capire questo, ma era una cosa nota anche prima. Inoltre un eccessivo affollamento rende la struttura ospedaliera meno efficiente”. La telemedicina è un aspetto che sta molto a cuore al manager, ma qui la normativa deve venire in aiuto, perché attualmente queste prestazioni non sono riconosciute dal Servizio sanitario nazionale: “Durante l’emergenza abbiamo fatto ricorso a questa utilissima modalità”, aggiunge Centini, “ma il fatto che non sia riconosciuta disincentiva le aziende ospedaliere a farvi ricorso”.

di Davide Ripamonti

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