In carcere per supportare i detenuti
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In carcere per supportare i detenuti

L'ESPERIENZA DELLA CLINICA LEGALE DELLA BOCCONI, ATTRAVERSO LA QUALE STUDENTESSE E STUDENTI DELLA SCUOLA DI GIURISPRUDENZA SI CONFRONTANO CON LA REALTA' DEGLI ISTITUTI DI DETENZIONE, FORNENDO UN SERVIZIO DI ASCOLTO E AFFIANCAMENTO SULLE QUESTIONI GIURIDICHE

Nati su iniziativa dell’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, gli sportelli legali in carcere hanno assunto da subito il duplice scopo di supportare le persone su questioni giuridiche, affiancandole nel momento della privazione della libertà, e quello di sollecitare il coinvolgimento degli stessi detenuti come volontari. In Bocconi oggi questa esperienza è coordinata da Melissa Miedico, docente di diritto penale presso il Dipartimento di studi giuridici e responsabile del progetto Clinica legale nell’ambito del quale docenti e studenti prestano la loro opera presso il carcere di Bollate e, da qualche mese, anche alla Casa circondariale di Milano San Vittore. Per accedere all’esperienza ogni anno si svolgono tre round di selezioni aperte a iscritti del quarto e del quinto anno di Giurisprudenza che abbiano alcuni requisiti curricolari, ma soprattutto forti motivazioni personali. “L’interesse per il tema dell’esecuzione penale, sul quale sto scrivendo anche la mia tesi, mi ha spinto a candidarmi per partecipare”, racconta la studentessa Carla Moras. “Ho un ricordo molto forte del primo impatto col carcere e dei primi contatti con i detenuti, in particolare con le recluse della sezione femminile. Con loro c’è stato un grado di confidenza e di apertura che ha dato un valore emotivo a questa esperienza molto più alto di quanto mi aspettassi”.
Non ci sono, invece, specifiche competenze necessarie per accedere alla clinica perché i temi da affrontare o gli interlocutori con cui dialogare sono i più diversi. Il lavoro infatti è organizzato in modo non troppo lontano da uno studio legale: dall’incontro con le persone alla suddivisione dei compiti di ricerca e intervento in task force. “La clinica è presente tutte le settimane a Bollate e a San Vittore e noi studenti siamo coinvolti a rotazione”, precisa Jacopo Musso, iscritto alla Clinica da settembre. “In pratica, ognuno di noi va una mattina in carcere ogni due settimane circa. Lì incontriamo i detenuti e raccogliamo i casi in un report che presentiamo nella riunione del martedì. A quel punto a ciascuno viene assegnato un compito, che sia una ricerca, il contatto con un consolato, con un avvocato o con un educatore per concordare con loro o affiancarli nella predisposizione di istanze o richieste (permessi, risarcimenti ecc.)”. “Ci occupiamo molto di diritto penitenziario, diritto di famiglia, o dell’immigrazione”, aggiunge Moras. “Essenziale in questo senso è, da un lato, la nostra costante presenza settimanale in carcere e, dall’altro, il nostro lavoro di rete”.

L’attività della clinica assume sfumature differenti nei diversi contesti di una casa di reclusione rispetto a una casa circondariale, come spiega Ludovica Lombardi, in forza presso San Vittore. “I condannati a seguito di una sentenza già definitiva hanno bisogno di essere ascoltati, supportati e orientati su questioni legati alla esecuzione della pena. Talora interveniamo per favorire i contatti con gli avvocati o segnalare alcune situazioni all’attenzione degli altri operatori penitenziari. A San Vittore invece si trovano perlopiù persone in attesa di giudizio e che spesso hanno ancora bisogno di inquadrare e capire bene la situazione in cui si trovano, qual è l’accusa, che cosa dice la legge, che cosa rischiano, quali saranno i prossimi passi: questo lavoro di orientamento è prezioso, soprattutto quando si tratti di persone straniere”.
Al di là degli aspetti tecnici, l’esperienza della Clinica legale funziona sugli studenti come un acceleratore delle riflessioni sulla realtà del carcere e sul ruolo che poi assumeranno nel loro percorso professionale. “La volontà di unire l’aspetto sociale alla pratica legale non manca, ma spesso è difficile riuscire a farlo nella propria attività professionale”, riflette Musso. “Quella della Clinica è forse una delle ultime occasioni per uno studente di poter conciliare queste due dimensioni prima di immergersi nel mondo del lavoro”.

di Pietro Masotti

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