Non e' mai troppo presto: gli ambassador
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Non e' mai troppo presto: gli ambassador

FANNO DA PONTE TRA GLI STUDENTI E GLI ALUMNI. OBIETTIVO CREARE UN LEGAME COME QUELLO CHE SI RITROVA NELLE UNIVERSITA' DEGLI STATI UNITI

Hanno cominciato in pochi, alcuni anni fa, per fare da ponte tra i colleghi studenti e gli alumni della Baa. Oggi gli studenti ambassador on campus dell’associazione sono una trentina, di modo tale da potersi passare le consegne durante gli scambi curriculari all’estero. Il range delle loro attività si è sviluppato negli anni, con una chiara finalità: “Non dover più spiegare, in futuro, i motivi per i quali è importante iscriversi all’associazione degli alumni quando si è ancora studenti. Vorrà dire infatti che verrà loro naturale farlo, così come avviene nelle università americane”, dice una di loro.
Un obiettivo al quale gli ambassador lavorano alacremente sotto la guida, dal 2015, dell’attuale vicepresidente on campus Bianca Maria Bettoli, al secondo anno della laurea magistrale in International management. “Quando ho cominciato, gli studenti iscritti alla Baa erano parecchi, ma avevano poca consapevolezza di cosa l’associazione potesse fare per loro, soprattutto sul fronte del networking. Abbiamo lavorato molto per questo e abbiamo dato vita a diversi progetti per avvicinare gli studenti al mondo degli alumni”. Tra questi, “il collegamento con i chapter leader della Baa in giro per il mondo, ai quali forniamo la lista degli studenti in scambio presso le loro città, di modo tale che possano coinvolgerli nelle attività. A oggi sono circa 700 gli studenti che hanno usufruito di questi contatti”.
È proprio il networking uno dei punti di forza su cui battono gli ambassador e, allo stesso tempo, una delle attività che più sta lasciando traccia nella loro esperienza personale.

“Ci sono numerosissime possibilità per entrare in contatto con professionisti, dai dinner speech agli incontri con i cfo organizzati dal Topic group Baa dedicato. Si tratta di occasioni molto interessanti per gli studenti”, spiega Davide Paliaga, al primo anno della magistrale in Management in inglese e double degree con St. Gallen, in Svizzera. “Sono ambassador da novembre 2016, un’esperienza che mi sta insegnando tanto di come funziona l’università e che sta aumentando il mio senso di appartenenza”. Perché, come aggiunge, “non siamo qui solo per studiare, ma per crearci anche un network”. Come ambassador, Davide si è occupato in particolare di redigere una guida per i suoi futuri colleghi.
“Quando sei uno studente, senti dire che non ti renderai conto di quanto sia importante creare un network di contatti e mantenere il legame con l’Università finché non lo farai”, racconta Letizia Castellano, al primo anno del biennio in Economics and management of government and international organizations. “È vero, l’ho capito a pieno quando sono diventata ambassador lo scorso dicembre. Soprattutto, ho compreso quanto sia utile poter usufruire di tutte le agevolazioni senza aspettare di essere laureata”. In questi mesi, per il gruppo, Letizia si è occupata di coordinare la partecipazione alla Milano Marathon degli ambassador e promuovere la raccolta fondi: “E così sto imparando anche a fare fundraising, attività che non avevo mai fatto prima”.
Caterina Laurenzi è una delle veterane del gruppo, essendo ambassador dalla fine del 2015: “Faccio parte dell’area comunicazione per informare gli studenti non solo sugli eventi, ma anche sui valori dell’associazione”, spiega la giovane al secondo anno di Management. “Abbiamo una nostra pagina Facebook e collaboriamo con i media studenteschi dell’Università per seguire gli eventi”. Anche Caterina è affascinata dal bagaglio di contatti che le sta lasciando questa esperienza: “A me piace molto il design e in questi mesi ho avuto la possibilità di confrontarmi con diversi professionisti, giovani e senior, e di ricevere dritte utili”.

Degli ambassador, alla fine, emerge tutta l’energia. La conferma arriva da Bianca: “Vedo che sono entusiasti degli obiettivi che stiamo portando avanti. Quando finirà il mio mandato porterò con me la consapevolezza di aver fatto qualcosa per l’Università e di averne fatto parte non solo come studentessa”.
 

di Andrea Celauro

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