Cure sempre piu' global
PER AFFRONTARE I NEMICI (E GLI AMICI) DEL SISTEMA SANITARIO GLOBALIZZATO SERVONO POLICY MAKER E MANAGER PREPARATI
di Eduardo Missoni, coordinatore del gruppo di ricerca Global health presso il Cergas Bocconi, il Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e socialeDieci anni fa, in un articolo che suscitò un acceso dibattito, Richard Feachem, che pochi mesi dopo sarebbe divenuto il direttore del Fondo globale per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria lanciato dal G8 di Genova, sostenne sul British Medical Journal che “la globalizzazione fa bene alla salute”. Per Feachem, i pochi effetti negativi non avrebbero dovuto oscurare l'insieme dei benefici della globalizzazione in termini di salute e sviluppo, destinati a favorire in particolare le popolazioni più oppresse. Molti altri però, pur riconoscendo le opportunità derivanti dalla globalizzazione, sottolineavano che, se lasciate a se stesse, le forze di quel processo avrebbero continuato ad aggravare la disuguaglianza nell'accesso ai servizi sanitari. Da allora il mondo è più interconnesso e l'umanità è sempre più legata da un comune destino con conseguenze anche sulla salute e sui sistemi sanitari.
L'importanza della salute è cresciuta nell'agenda globale. I rischi derivanti dall'emergere di nuove epidemie (Sars, influenza aviaria) hanno contribuito ad accrescere l'attenzione, ma si è assistito a una rinnovata considerazione per i determinanti sociali della salute, ivi incluse le disuguaglianze che il processo di globalizzazione economica ha fatto crescere. In quell'ottica è stato rimesso l'accento su di un approccio integrato per il raggiungimento degli obiettivi del millennio, si è tornati a insistere sul rafforzamento dei sistemi sanitari e sulle cure primarie come caposaldo di quell'approccio, nonché sulla promozione di politiche pubbliche che si preoccupino dell'impatto sulla salute. In questo contesto è di grande interesse individuare quali dinamiche e processi globali possano rappresentare delle opportunità offerte dal processo di globalizzazione per il rafforzamento dei sistemi sanitari e quali forze nemiche della salute siano da controllare.
Nell'analizzare questa dualità amici/nemici è rilevante distinguere le forze endogene rispetto al sistema sanitario globale, e che possono quindi trovare risposte specifiche nelle politiche e negli interventi propri di quel settore, e quelle esogene, che richiedono invece risposte ad altri livelli. Tra le prime vi sono le epidemie, il turismo medico e in genere i servizi sanitari transnazionali, le migrazioni del personale sanitario e la frammentazione dell'architettura della governance globale in sanità. Tra le seconde, gli andamenti macroeconomici e le crisi finanziarie, le disuguaglianze economiche e sociali, i cambiamenti climatici, i modificati stili di vita e comportamenti alimentari, il consumo di tabacco e molti altri. Forze endogene ed esogene agiscono in sinergia producendo un insostenibile aumento del carico globale di malattia in coincidenza con il depauperamento delle risorse necessarie a farvi fronte, lanciando una sfida senza precedenti al funzionamento dei sistemi sanitari e all'obiettivo dell'accesso universale ai servizi.
La globalizzazione fornisce anche gli strumenti per mettere in comune, in maniera più efficiente del passato, le competenze e le maggiori risorse necessarie per far fronte a quella sfida. Una condivisione che per essere efficace richiede, oltre a una chiara volontà politica, policy maker e manager adeguatamente formati alla comprensione e alla gestione delle dinamiche sempre più complesse della salute globale.