Perche' e' ora di un'agenzia europea del debito
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Perche' e' ora di un'agenzia europea del debito

DUEMILA MILIARDI DI INTERESSI. TANTO AVREBBERO RISPARMIATO GLI STATI DELL'EUROZONA SE UN TALE ISTITUTO FOSSE STATO CREATO CONTEMPORANEAMENTE ALL'EURO

di Massimo Amato, associato di storia economica, e Carlo A. Favero, Deutsche Bank Chair in Asset Pricing and Quantitative Finance

Jean Monnet, padre dell’Europa, soleva affermare: “L’Europa si fa nelle sue crisi”. Se così è, allora nessun momento è più favorevole di quello in cui ci troviamo. Di crisi infatti ce ne sono tre: quella, sul punto sperabilmente di passare, del Covid, la crisi climatica con la necessità di un Green Deal europeo, e, ultima, la crisi geopolitica in atto.

Tutto ciò esige investimenti: per l’integrazione militare (condizione per una diplomazia efficace) ed energetica (unione energetica, rete comune, nuovo energy mix e indipendenza da gas russo), senza dimenticare i beni pubblici della sanità e dell’istruzione. E implica una adeguata strategia di finanziamento di debiti pubblici che non potranno che crescere.
Che sia così ce lo dice uno sguardo alla nazione più “virtuosa”, la Germania: il ministro delle finanze Lindner, fino a ieri sostenitore del ritorno al patto di stabilità e dello “schwarz null”, ha proposto al Bundestag un piano di rafforzamento della Bundeswehr per cento miliardi in dieci anni da finanziarsi a debito e in Golden rule (esenzione degli investimenti specifici dai parametri di sostenibilità); sul piano energetico, solo per la stabilizzazione della rete per il passaggio alle rinnovabili, è stato calcolato un fabbisogno di storage pari a 2 terawattora in dieci anni, equivalenti a circa 200 miliardi. A questo si aggiungono, a livello europeo, investimenti infrastrutturali previsti per l'efficientamento della rete da qui al 2030 pari a una cifra che oscilla fra i 375 e i 425 miliardi.

Ma anche per il finanziamento del debito il momento è opportuno. In questi mesi potrebbero decidersi regole meno restrittive, e questo richiederà un maggior coordinamento nell’accesso degli Stati dell’eurozona ai mercati per il loro finanziamento.
Il quadro è reso ancor più complesso dalle spinte inflazionistiche delle crisi, con implicazioni restrittive per la politica monetaria e di aumento del costo del finanziamento del debito pubblico, in maniera asimmetrica, in tutta l’area dell’euro.

La nostra proposta di una Agenzia Europea del Debito (EDA) va nella direzione del coordinamento e del contenimento del costo di finanziamento del debito pubblico, senza mutualizzazione. La EDA si rivolgerebbe ai mercati emettendo obbligazioni e retrocederebbe i fondi ottenuti agli Stati dell’eurozona sotto forma di prestiti perpetui. A loro volta, gli Stati li ripagherebbero con rate annuali calcolate in base al loro rischio fondamentale, senza cioè alcuna mutualizzazione. Gli Stati sarebbero però coperti dal rischio di liquidità, e quindi dall’elemento più volatile e irrazionale del pricing di mercato, legato al “market sentiment”.
In un articolo scientifico abbiamo calcolato il risparmio che un’agenzia di questo tipo avrebbe consentito a tutti gli Stati membri se fosse stata istituita alla nascita dell’euro: pur stando alle regole del PSC, tutti gli Stati dell’eurozona, ivi compresa la Germania, avrebbero potuto risparmiare sul servizio del loro debito, dal 2002 al 2019, una cifra dell’ordine di 2.000 miliardi di interessi, legati a una esuberanza solo in parte irrazionale dei mercati che, invece di vedere l’Unione nel suo insieme, erano costretti a considerare i suoi componenti, come se fra loro non ci fosse nessuna solidarietà.

L’Europa ha di fronte a sé grandi sfide, che richiedono, a fronte di uno scenario sempre più incerto e rischioso, maggiore unità e collaborazione, e che possono e devono passare anche per una più intelligente gestione dei debiti pubblici.

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