In un mondo di fake news e like serve tornare a pensare
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In un mondo di fake news e like serve tornare a pensare

LO SVILUPPO DELLA CAPACITA' DI GIUDICARE E DI ANALIZZARE IN MODO CRITICO LA REALTA' RICHIEDE UN APPROCCIO INTERDISCIPLINARE CHE VA DALLA LOGICA ALLA LINGUISTICA, PASSANDO PER LA TEORIA DELL'ARGOMENTAZIONE. PERCHE' IMPARARE A PENSARE CRITICAMENTE OGGI E' FONDAMENTALE

di Damiano Canale, ordinario di Filosofia del diritto

Cosa significa pensare criticamente? Nella Grecia antica, il termine «kriticós» indicava la capacità di giudicare e discernere le cose, in modo da compiere le scelte migliori per noi e per gli altri. Questa capacità sembra oggi sotto scacco.
Nel mondo dell’ipercomunicazione, monopolizzato dai social media, accade che la nostra facoltà di giudicare le opinioni altrui, di discernere il vero dal falso, di distinguere le buone dalle cattive ragioni a sostegno di una scelta, venga indebolita fino quasi a scomparire del tutto. Le cause sono ben note. L’inflazione delle informazioni che ci bombardano ogni giorno rende assai difficile distinguere ciò che è attendibile e rilevante da ciò che non lo è. Un fenomeno questo aggravato dal proliferare di fake news, vale a dire dalla diffusione deliberata di informazioni false che fanno leva su pregiudizi diffusi e sulle nostre paure, riuscendo così ad attrarre l’attenzione del pubblico. A ciò si aggiunge il fatto che qualsiasi scambio di opinioni, tanto sui social media quanto nella discussione pubblica, tende oggi a trasformarsi in una lotta senza quartiere, nella quale l’insulto, la denigrazione dell’avversario, o la ridicolizzazione dell’opinione altrui, prende sovente il posto della discussione critica delle ragioni a sostegno di una certa tesi. Tutto ciò riduce drasticamente non solo la qualità del dibattito pubblico e delle scelte collettive, ma anche la nostra capacità di esprimere un giudizio ben ponderato su temi spesso molto rilevanti per le nostre vite.
 
Dal ragionamento al giudizio
Non è un caso, dunque, che nelle più importanti università del mondo tutti i programmi formativi includano ormai un corso di Critical Thinking, che ha lo scopo di affinare le capacità dello studente di giustificare in modo adeguato una tesi, di confutare le tesi altrui, di individuare errori nel ragionamento, di valutare le ragioni a sostegno di una certa affermazione, e questo sia nel discorso quotidiano sia in quello scientifico. Questo obbiettivo può essere raggiunto, tuttavia, soltanto adottando un approccio interdisciplinare, vale a dire attingendo dalla logica, dalla linguistica, dalla teoria dell’argomentazione, dalla psicologia cognitiva. La capacità di giudizio non dipende infatti soltanto dai criteri che rendono valido un ragionamento. Dipende anche dalla capacità di valutare la forza di un argomento, dalle regole che presiedono alla comunicazione linguistica, dai bias cognitivi che spesso ci inducono in errore nel compiere delle scelte, errori dovuti alla struttura della mente.
Assumere consapevolezza dei diversi aspetti che condizionano l’affidabilità dei giudizi in cui si articola ogni campo del sapere può consentire allo studente di compiere con maggiore disinvoltura i primi passi nel suo percorso di studi, come pure di acquisire lo spirito critico e anti-dogmatico che contraddistingue una buona formazione universitaria.
Non solo. Imparare a pensare criticamente è oggi fondamentale per compiere scelte ponderate nel campo della vita pubblica, sottraendosi alla tentazione di credere che l’opinione di chi grida più forte, o riceve più like, sia necessariamente l’opinione migliore.
 

 

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