#DearBocconiansInAction ... di una studentessa CLMG

VOLONTARIA DELLA CROCE ROSSA ITALIANA DI BERGAMO, LA STUDENTESSA DI GIURISPRUDENZA, CHE PREFERISCE RESTARE ANONIMA, LANCIA UN APPELLO: NON STATE SEMPLICEMENTE A CASA, MA STATE VICINI AGLI ALTRI CON LA TECNOLOGIA E AIUTATE CHI POTETE. PER CONDIVIDERE LA TUA ESPERIENZA SCRIVI A STAMPA@UNIBOCCONI.IT

Sono una studentessa del CLMG e volontaria della Croce Rossa Italiana nel comitato di Bergamo, dove vivo. Come è risaputo, la nostra zona è tra le più drammaticamente colpite dal virus. Nel nostro comitato, Croce Rossa si occupa per lo più di trasporti sanitari in emergenza (112) e così, sin da quando sono entrata a far parte di questa bellissima famiglia quasi due anni fa, ho sempre fatto anche io. Operare in emergenza non è mai facile; siamo i primi ad arrivare quando qualcuno si sente male o quando succede un incidente, siamo quelli che devono capire e agire in fretta, siamo i primi a cui le famiglie dei pazienti rivolgono domande e paure. Non siamo medici, non siamo infermieri, siamo volontari formati per prestare soccorso a chi ne ha bisogno, senza se e senza ma. 
Questo virus ci ha sconvolto profondamente e il protrarsi di questa epidemia ci sta sfiancando; i servizi sono sempre più lunghi ed imprevedibili, le attese in ospedali senza fine, i dispositivi di protezione individuale soffocanti e il silenzio carico di paura dei nostri pazienti assordante.
Volevo condividere, in particolare, la storia di una paziente che ho avuto il piacere di accompagnare a casa in seguito alla sua dimissione dall'ospedale di Bergamo, dove ha passato più di una settimana attaccata ad una bombola di ossigeno; 51 anni, positiva al covid, non vedeva l'ora di tornare a casa dai suoi figli e non smetteva di dirmi quanto si sentisse fortunata. Ha chiamato i medici e gli infermieri che l'hanno assistita "angeli senza ali" e mi ha raccontato la sua sofferenza; 3 giorni in Pronto Soccorso con 40 di febbre, 10 litri al minuto di ossigeno, senza riuscire a mangiare né bere e senza vederne la fine. Appena disponibile una camera l'hanno ricoverata in reparto; ha visto tantissima gente non farcela e no, non si trattava di novantenni con patologie di ogni tipo. "L'età non conta più" mi ha detto.
L'esperienza di questa signora, come molte altre che ho avuto la fortuna di ascoltare in questa sfortunata situazione, ha scaturito in me emozioni contrastanti; dalla speranza di guarigione, alla paura della malattia, ma anche preoccupazione per la situazione sanitaria in generale e gratitudine per chi ce la sta mettendo tutta per migliorarla.
Questo periodo è difficile per tutti e quello che mi auguro e che chiedo è che le persone inizino tutte a dare il tutto per tutto per migliorare la situazione. Il mio appello non è solo "state in casa", ma è anche state "vicini" con i mezzi che la tecnologia ci ha fortunatamente fornito a tutti i vostri cari, impegnatevi perché le persone che contano su di voi trovino un minimo di ordine in tutto questo Caos, chiedetevi cosa potete fare per aiutare e fatelo! In questo momento più che mai c'è bisogno di gentilezza e di solidarietà. Cancellate l'egoismo e l'indolenza dal vostro animo; solo così torneremo a splendere.

di Una studentessa di Giurisprudenza