La sostenibilita' del pallone
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La sostenibilita' del pallone

PER DEFINIRE NUOVI MODELLI SOSTENIBILI DI GESTONE DEI CLUB OCCORRE DEFINIRE PRIMA TUTTI I LORO DRIVER DI VALORE. PERCHE' LA SFIDA NON E' SOLO SPORTIVA

di Gimede Gigante, lecturer di corporate finance, Universita' Bocconi

Il calcio oggi non è più solo uno sport, come dimostrano i numeri: si tratta di un’industria in grado di generare ogni anno un giro d’affari da oltre 25 miliardi di euro in Europa, di cui 3,6 solo in Italia. Ciò richiede ai football club di fronteggiare nuove sfide, che considerino la totalità dei fattori sportivi e di gestione economica. È già in atto un cambiamento nel modello di business delle principali società e, anche in seguito all’introduzione di normative quali il Financial Fair Play, si osserva una preoccupazione maggiore per gli aspetti finanziari, soprattutto in considerazione dell’indebitamento complessivo di 5,2 miliardi di euro registrato dal calcio italiano nell’ultimo anno.

L’iniziativa di qualche mese fa di costituire una Super League ha portato alla luce un problema ormai noto, ovvero la necessità di ripensare sia alla distribuzione dei diritti televisivi, sia al format dell’attuale Champions League, che risulta obsoleto e poco accattivante. In futuro, la competizione tra i grandi club si sposterà sempre di più dal campo di gioco al piano dell’entertainment, e la industry del calcio dovrà sapersi innovare per competere con nuovi players quali, per esempio, gli eSports.

Con il clamore che l’iniziativa ha suscitato, il progetto della Super League ha il merito di aver portato alla luce la necessità di sviluppare una visione strategica d’insieme, con l’obiettivo di massimizzare la “torta” di ricavi e sviluppare un approccio sostenibile dal punto di vista sia finanziario che di razionalizzazione dei costi. Inoltre, dal momento che le società di calcio hanno su di sé il rischio imprenditoriale, dovrebbero poter avere maggiore coinvolgimento nella governance delle competizioni a cui partecipano al fine di supervisionare al meglio l'esperienza dei fan, l’impatto ambientale del business, la sostenibilità finanziaria e la gestione dei diritti dei media. Allo stato attuale senza questi cambiamenti è estremamente difficile poter pianificare delle strategie di sviluppo che prevedono, soprattutto per i football club più importanti, ingenti investimenti nel lungo termine quando la partecipazione alle maggiori competizioni europee, e quindi la disponibilità immediata di risorse, è così aleatoria (in quanto dipendente unicamente dalle prestazioni dell’ultima stagione sportiva). In questo senso il meccanismo di partecipazione alla Super League definito per i club fondatori cercava proprio di ovviare a questa importante criticità.

Ciò detto, non si può trascurare l’importanza dei risultati sportivi, in quanto da essi deriva l’apprezzamento del mercato e la possibilità di ottenere maggiori guadagni anche grazie alle plusvalenze per la cessione dei calciatori. La sostenibilità di questo modello di business, ancora prevalente nelle società medio-piccole che non possono diversificare i propri ricavi, pone interrogativi anche in seguito alla recente indagine avviata dalla Covisoc sulle plusvalenze realizzate nei due anni passati nell’ambito dei trasferimenti di alcuni calciatori tra squadre di Serie A e non solo. Occorre precisare che di per sé le plusvalenze non sono un termine con un’accezione negativa, né tantomeno si tratta di operazioni "illecite", ma di uno strumento largamente utilizzato per fare mercato e per le quali le squadre italiane sono in buona compagnia in tutta Europa. Negli ultimi dieci anni, per esempio, al primo posto per controvalore di plusvalenze realizzate troviamo infatti una squadra inglese, quella del Chelsea.

La critica che viene mossa al sistema calcio in generale è il fatto che i calciatori possano essere valutati cifre significative apparentemente non controbilanciate da una piena e dimostrabile ragione sportiva. Il problema di fondo da cui partire però è forse un altro: come e chi può veramente stabilire quale sia il prezzo oggettivo di un calciatore essendo lo stesso determinato dall’incontro soggettivo tra domanda ed offerta? Il tutto essendo sempre ben consci della necessità di non confondere il prezzo con il concetto di valore dell’asset sottostante, esso stesso esposto ad un’elevata alea di soggettività. Qui gli strumenti di finanza e i principi di valutazione aziendale possono fornire un contributo valido per definire un quadro di interpretazione che consenta a tutti gli attori coinvolti di affrontare la questione in maniera più strutturata ed omogenea possibile.

Un punto di incontro tra calcio e finanza è rappresentato, inoltre, dal recente interesse mostrato dai fondi di private equity per il settore: dopo il fallimento della trattativa con la Serie A, Cvc ha siglato in agosto un accordo con la Liga che prevede la cessione al fondo del 10% dei diritti commerciali del campionato spagnolo per 2,7 miliardi di euro. Ulteriori investimenti sono stati fatti a livello di singolo club, come la cessione del Genoa alla holding statunitense 777 Partners lo scorso settembre. Sempre maggiore appeal tra le società stanno riscontrando, poi, gli strumenti di finanziamento alternativi, quali Minibonds e Kickbonds, anche se non sempre con i risultati sperati. A tal proposito, basti ricordare l’iniziativa lanciata da Carlo Cottarelli con InterSPAC per lo sviluppo di un azionariato popolare della società nerazzurra.

In conclusione, è fondamentale comprendere i principali driver di valore dei football clubs, il quadro normativo estremamente complesso all’interno del quale le società devono muoversi, insieme alle principali problematiche economico-manageriali che le caratterizzano, per facilitare l’elaborazione di nuovi modelli sostenibili di gestione, che siano in grado di coinvolgere tutti gli stakeholders.

In questa direzione, come ha affermato il presidente di Juventus Football Club Andrea Agnelli in un intervento recente presso l’Università Bocconi, le prerogative su cui i football club dovranno concentrarsi in futuro sono tre: ownership, governance e misure di controllo dei costi dell’intera azienda calcio, senza aver paura di abbracciare il cambiamento necessario all’intero ecosistema in una prospettiva che sia sempre più di respiro internazionale. Saper garantire al contempo la soddisfazione dei propri tifosi, grazie a performance e allo spettacolo di alto livello sul campo e nel rispetto delle stringenti regolamentazioni previste, sarà una delle principali sfide che il settore dovrà affrontare in futuro.

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