Se non la segui sul serio, la Csr ti punisce
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Se non la segui sul serio, la Csr ti punisce

MODIFICARE A POSTERIORI I DATI FINANZIARI COMUNICATI IN PASSATO, COME NELLA PRASSI AMERICANA, METTE A RISCHIO LE IMPRESE CHE HANNO INVESTITO IN RESPONSABILITA' SOCIALE: SE NON SI E' TRATTATO DI UN ERRORE INVOLONTARIO, IL MERCATO E' MENO INDULGENTE

di Antonio Marra, associato presso il Dipartimento di accounting

Si tratta di messaggio forte, che il top management delle grandi multinazionali sembra – almeno nelle intenzioni – condividere. I chief executive officer di grandi aziende multinazionali, tra le quali Cisco Systems, IBM, Apple, Amazon, Walmart, JP Morgan Chase, General Motors, Boeing, hanno già manifestato con una dichiarazione pubblica d’intenti che “non c’è business se non c’è etica”, chiarendo che il valore prodotto non può rimanere solo a vantaggio degli azionisti, ma va condiviso con i soggetti che contribuiscono a produrlo: dipendenti e clienti, insieme a tutta la società e al territorio, ovvero tutti gli stakeholder.
Come spesso accade in presenza di “shock”, sembrano quindi esistere oggi le premesse a favore di un cambiamento profondo verso una visione d’impresa orientata al condividere il valore generato dal business con la società civile, gli individui e l’ambiente, quale strategia chiave in grado di dare nuova linfa ad una economia fortemente provata dalla pandemia. In tale direzione sembrano andare anche le istituzioni governative a livello sia nazionale, sia internazionale, che hanno identificato - nei programmi di aiuto e rilancio che stanno varando in questi mesi - nel “Green” e nello sviluppo sostenibile un pilastro fondamentale per le politiche di investimento.

Si è quindi certamente di fronte ad una grande opportunità: imprese sociali, etiche ed “amiche dell’ambiente” sono una straordinaria sfida, di cui non vanno dimenticati gli altrettanto rilevanti rischi. Valutare la CSR e la reale “dedizione” dell’impresa – oltre una mera attività di marketing – è compito non semplice e che nasconde molte insidie, anche per le stesse imprese. Comportamenti opportunistici e comportamenti etici non adeguati rischiano di avere un profondo impatto sull’azienda nel suo complesso, creando un danno reputazionale. In questo senso, un utile indicazione arriva dalla letteratura economico-finanziaria che ha descritto, in linea generale, la responsabilità sociale d'impresa (CSR) come un fattore in grado di migliorare la percezione dell’impresa sul mercato, considerandola quindi un driver del valore. Si tratta di un premio reputazionale guadagnato con fatica che, se disatteso, gli investitori non sono più disposti a pagare.

Di interesse è quanto accade sul mercato dei capitali nel caso di comunicazione da parte delle aziende dei c.d. restatements – un evento abbastanza diffuso nella prassi americana che consiste nel “modificare” retrospettivamente i dati finanziari comunicati in anni precedenti. Tali modifiche possono essere dovute a errori involontari oppure a comportamenti manageriali fraudolenti. Nel caso di modifiche dovute ad errori involontari, le società con maggiori livelli di CSR vengono penalizzate meno dal mercato (la CSR protegge l’impresa). Se, però, la modifica ai dati finanziari si sostanzia per effetto di atteggiamenti manageriali fraudolenti, la perdita di trust genera un effetto negativo di maggiore intensità. Tali imprese, tradiscono il loro mandato etico e l’essenza stessa della CSR e vengono punite dal mercato che vede sostanzialmente rompersi un patto implicito con l’impresa: quello di dare il buon esempio.

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