C'e' posto per tutti e due
OPINIONI |

C'e' posto per tutti e due

UNO STUDIO SU NEW YORK DIMOSTRA CHE NON C'E' CONCORRENZA TRA UBER E TAXI. MA SOLO UTENTI DIVERSI

di Marco Percoco e Filippo Manco, rispettivamente professore assoviato e GIO Graduate student

Il dibattito sulla legittimità ad operare di Uber, e sul regime legislativo sotto il quale questi debba eventualmente farlo, è un tema di grande rilevanza per la politica dei trasporti. Sebbene, da un punto di vista politico-legislativo, i dettagli di tale dibattito varino a seconda del paese, è possibile in via generale ricondurre le posizioni in campo a due denominatori comuni.
Da un lato, si ritiene che Uber eserciti una concorrenza sleale a danno dei tassisti, assimilando i servizi di ride sharing al trasporto pubblico non di linea e assoggettandolo alla relativa normativa.

Dall’altro, si ritiene che il servizio offerto dalla multinazionale californiana sia differente da quello erogato dai tradizionali taxi, così che un intervento regolatorio di sospensione del servizio o di assoggettamento alla normativa esistente ostacolarebbe la diffusione di innovazioni tecnologiche nel mercato della mobilità urbana.
Con questo scenario sullo sfondo, ci siamo chiesti se Uber stia effettivamente danneggiando i tassisti, ed eventualmente in quale misura: lo scopo non è stato quello di trovare una risposta al dilemma giuridico appena delineato, ma capire se l’ingresso nel mercato della mobilità urbana della compagnia californiana abbia sottratto una porzione di domanda ai tassisti o se invece abbia soddisfatto le esigenze di un’utenza diversa. A tal fine, abbiamo assemblato una base di dati relativa a tutte le corse di taxi e di Uber avvenute tra l’aprile ed il giugno 2014 a New York. Lo studio è stato condotto al livello geografico delle oltre 250 zone taxi presenti a New York, definite dall’amministrazione Grande Mela. Questo database ci ha consentito di mettere in correlazione i ricavi per ogni singola corsa di taxi con il numero di auto di Uber in circolazione nella zona al momento dell’inizio della corsa. 

I risultati così ottenuti mostrano un effetto nullo, ovvero non significativo, della concorrenza di Uber sulla redditività del mercato dei taxi, ad indicare che la compagnia californiana si rivolge verosimilmente ad un’utenza diversa o solo marginalmente rilevante per il mercato dei taxi. 
La nostra analisi sembrerebbe, dunque, deporre in favore di una separazione de facto dei due mercati, un dato che deporrebbe a favore di due diverse (eventuali) regolamentazioni. Naturalmente, questi risultati non sono immediatamente estendibili a qualsiasi contesto poiché specifici della realtà newyorkese, ma offrono tuttavia indicazioni importanti anche per il contesto italiano, nel momento in cui l’Autorità di regolazione dei trasporti e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato hanno sollecitato il parlamento a legiferare in materia.
 
 

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