Le politiche calate dall'alto funzionano poco
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Le politiche calate dall'alto funzionano poco

SERVE UN'AZIONE CONCERTATA CON LE PARTI SOCIALI PERCHE' TUTTO IL SISTEMA DEL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE POSSA PRODURRE RISULTATI DAL PUNTO DI VISTA DEMOGRAFICO. INOLTRE, LE BUONE PRATICHE DI WELFARE AZIENDALE CI SONO, MA SONO ANCORA POCHE

di Nicolo' Cavalli, Assistant professor presso il Dipartimento di Science sociali e politiche

La necessità di un'efficace governance sociale, cioè di un principio di coordinamento concertato tra gli attori sociali, diventa evidente quando l'approccio governativo, basato sul comando politico e sul potere della legge, inizia a vacillare. In Italia, pochi ambiti rendono più evidente il fallimento del principio di governo come quello delle politiche di sostegno alla fertilità e alla genitorialità. Anno dopo anno, i diversi governi hanno sperimentato un'efflorescenza di iniziative volte a offrire il giusto mix di politiche a sostegno dei giovani adulti e delle famiglie, con l'obiettivo finale di favorire i sempre bassi tassi di natalità registrati nel Paese negli ultimi decenni. Nel corso del tempo, queste iniziative hanno incluso il cosiddetto "Bonus Bebè", introdotto nel 2013, la legge sulla famiglia del 2016, il rafforzamento del congedo di maternità e paternità nel 2017, con incentivi per i padri a prendere più congedi parentali, il "Bonus Asilo Nido" nel 2018, oltre a diversi tentativi di estendere queste politiche all'indomani della Covid-19. Ciononostante, la fecondità ha continuato a diminuire, raggiungendo addirittura il minimo storico di 393.333 nuove nascite nel 2022 - quando, per il primo anno nella storia, sono nati meno di 400.000 bambini. L'Istat prevede che, entro il 2050, la popolazione italiana diminuirà di circa 5 milioni di unità, scendendo a 45,8 milioni di persone nel 2080.

Le previsioni dell'Istat, che per la prima volta hanno incorporato pareri qualitativi di esperti a seguito di un importante e recente aggiornamento metodologico delle proiezioni demografiche dell'Istituto, sottolineano il carattere strutturale e di lungo periodo di questo cambiamento demografico. In questo contesto, anche le nuove politiche recentemente annunciate dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con l'obiettivo esplicito di aumentare la fertilità, rischiano di non raggiungere il loro scopo. Come osservato da lavoce.info, queste misure rischiano infatti di essere sottofinanziate e di avere un ambito di applicazione troppo ristretto, in quanto si rivolgono principalmente alle nascite di ordine superiore (famiglie con 2 o più figli) senza affrontare la più ampia necessità di servizi universalistici e di riforme strutturali. Una maggiore fertilità è auspicabile non solo perché la demografia governa in ultima analisi le dinamiche economiche di lungo periodo di un Paese, ma anche, e forse soprattutto, perché la transizione verso la genitorialità rimane ancora fondamentale nei desideri e negli obiettivi di vita delle persone. Invece, i giovani (e i meno giovani) in Italia oggi faticano a raggiungere i propri obiettivi di vita, con modalità che incidono profondamente sulla futura composizione demografica del Paese.

Data l'inadeguatezza delle politiche governative a invertire questa tendenza, sempre più spesso si osserva un fenomeno in cui gli attori sociali si organizzano per fornire il sostegno necessario alla vita delle persone. Le iniziative delle imprese a sostegno delle famiglie sono sempre più comuni: tra queste, Barilla ha esteso il congedo di paternità a 12 settimane di congedo completamente retribuito, dimostrando un impegno per l'equità di genere e il sostegno ai genitori. Kellogg Italia si concentra sul sostegno ai dipendenti durante i trattamenti per la fertilità o la menopausa, offrendo permessi retribuiti e modalità di lavoro flessibili senza richiedere certificati medici, nel rispetto della privacy. Crédit Agricole Italia sovvenziona la retta dell'asilo nido per i figli dei dipendenti, affrontando un periodo cruciale per i neonati e i genitori. Queste iniziative dimostrano un cambiamento verso la creazione di ambienti di lavoro più inclusivi e solidali, sottolineando l'importanza del sostegno dei genitori nel migliorare il benessere e l'uguaglianza dei dipendenti. Le aziende italiane sono storicamente in ritardo rispetto a quelle di altri Paesi in materia di welfare aziendale; pertanto, questi passi sono più che benvenuti per colmare l'annoso divario di servizi per bambini, genitori e futuri genitori. Allo stesso tempo, in questo momento è necessaria un'attenzione sempre più profonda da parte dei ricercatori, per comprendere appieno gli effetti di queste politiche all'interno e al di là di questi primi attori, e per mantenere alta l'attenzione sulla necessità di soluzioni universalistiche per sostenere le difficili transizioni del percorso di vita e la realizzazione degli ideali familiari dei giovani, dei disoccupati, dei sottoccupati e di coloro che vivono nelle molte aree svantaggiate del Paese.

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