Una rivoluzione silenziosa, ma ancora lontana dall'essere compiuta
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Una rivoluzione silenziosa, ma ancora lontana dall'essere compiuta

SECONDO IL WORLD ECONOMIC FORUM, CI VORRANNO 131 ANNI PER LA PARITA' TRA UOMINI E DONNE NEL MONDO. IN ITALIA, DOVE E' IL TASSO DI OCCUPAZIONE FEMMINILE E' IL PIU' BASSO D'EUROPA, A PESARE SONO I FATTORI CULTURALI

di Paola Profeta, ordinaria presso il Dipartimento di scienze sociali e politiche

La trasformazione del ruolo della donna rappresenta il più grande cambiamento della nostra società dell’ultimo secolo. Ai cambiamenti nella sfera dei diritti – partendo dal diritto di voto – si sono accompagnati i profondi cambiamenti nell’economia e nella società, nel lungo cammino verso la parità di genere. Le donne sono uscite dalla sfera domestica e familiare e hanno iniziato a investire nella loro istruzione, sono diventate lavoratrici, sono entrate nelle professioni e si sono affacciate alle posizioni di potere. Una vera e propria rivoluzione.
Claudia Goldin, vincitrice del premio Nobel per l’Economia 2023, parla di “rivoluzione silenziosa”, perché non fa rumore, ma procede e avanza lentamente e continuamente. Goldin spiega anche che questa rivoluzione è avvenuta in diverse fasi e non in modo lineare, ed è stata influenzata anche dai cambiamenti tecnologici, per esempio l’introduzione della pillola anticoncezionale che ha permesso alle donne di pianificare le scelte di fecondità, anche in relazione alle scelte di lavoro.

Ma è anche una rivoluzione incompiuta. La parità non è ancora stata raggiunta in nessun paese al mondo, in particolare nella sfera delle opportunità economiche e della rappresentanza politica. Secondo il World Economic Forum, ci vorranno 131 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne nel mondo, se continuiamo con il progresso lento che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Considerando la sola dimensione economica, gli anni di attesa diventano 169.
Come sta cambiando la nostra società e cosa possiamo aspettarci sulla parità tra uomini e donne nei prossimi anni?
Le donne sono ormai più istruite degli uomini. Anche in Italia – paese penultimo in Europa per tasso di laureati complessivo, seguito solo dalla Romania- si laureano oggi più ragazze che ragazzi. Nel 1950 le donne erano il 25% dei laureati, oggi sono quasi il 60%. Ma continuano a mancare nelle discipline STEM (Scienza Tecnologia Ingegneria Matematica) che saranno importanti nei lavori del futuro. Oggi in Europa solo il 16% dei lavori STEM sono svolti da donne. Sul lavoro, in Italia solo una donna su due è occupata, è il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa. Quando lavorano, le donne affrontano ostacoli maggiori degli uomini a progredire nella carriera e ricevono guadagni più bassi. La maternità comporta una perdita di occupazione e salari stimata intorno al 33%. Il basso tasso di occupazione rappresenta l’equilibrio di un mercato in cui la discriminazione di natura statistica penalizza il lavoro femminile. Eppure anche il tasso di fecondità è ai minimi, ad indicare che lavoro e figli nella società che cambia non sono più scelte alternative come in passato.

Alle radici delle differenze restano i fattori culturali. Ancora oggi, più del 50% degli italiani pensa che i bambini soffrono se la mamma lavora. In Svezia sono il 15%, in Francia e Germania circa il 30% (World Value Survey). Sul lavoro, il 25% degli italiani pensa che se il lavoro è scarso gli uomini hanno più diritto delle donne, in Svezia non arrivano al 3%. La cultura che impone una rigida divisione dei ruoli di genere nasce nella famiglia: le donne lavoratrici italiane dedicano due ore e 55 minuti in più al giorno degli uomini al lavoro non retribuito (lavoro di cura e domestico). In uno studio recente (Fanelli e Profeta, 2020) abbiamo mostrato che le donne che condividono in modo più equilibrato con il proprio partner il lavoro di cura e il lavoro domestico hanno maggiore probabilità di avere un figlio dopo tre anni e di continuare a lavorare a tempo pieno. Il cambiamento parte da una divisione più equilibrata del tempo di uomini e donne. Dalle nuove generazioni arrivano segnali di cambiamento in questa direzione, rinforzati dalla diffusione delle nuove forme di organizzazione del lavoro basate sulla flessibilità di tempo e spazio. Dopo averlo sperimentato durante la pandemia, lo smart-working è rimasto la forma di lavoro prevalente. La flessibilità piace ai giovani, uomini e donne. Se questo aiuterà a una migliore condivisione dei ruoli tra uomini e donne – a casa e al lavoro - è ancora tutto da vedere, ma nella società che cambia è un segnale positivo per la parità di genere (Angelici e Profeta, 2023).

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