L'arma e' il reskilling
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L'arma e' il reskilling

SECONDO UNA SURVEY DEL WORLD ECONOMIC FORUM IN TUTTO IL MONDO, NEL 2027 IL 42% DEI LAVORI SARA' AUTOMATIZZATO. LA COMPETITIVITA' DEI LAVORATORI PASSERA' DUNQUE, SEMPRE DI PIU', DA UNA FORMAZIONE CHE LI METTA AL PASSO CON LE NUOVE NECESSITA' DEL MERCATO. PERCHE' LA FACCIANO, TUTTAVIA, E' NECESSARIO CHE NE COLGANO L'UTILITA'

di Alexia Delfino, assistant professor presso il Dipartimento di economia

In un'epoca definita da rapidi progressi tecnologici e paesaggi lavorativi in evoluzione, la riqualificazione è emersa come una strategia cruciale per gli individui per adattarsi e prosperare. In tutti i Paesi, la necessità di riqualificare i lavoratori è diventata sempre più urgente a causa dell'evoluzione dei ruoli professionali tradizionali, dell'emergere di nuovi settori e della riorganizzazione della forza lavoro.
 
Per riqualificazione si intende il processo di apprendimento di nuove competenze per rispondere alle esigenze di industrie e ruoli lavorativi in evoluzione. La riqualificazione mira a dotarsi delle competenze necessarie per rimanere rilevanti e competitivi nella forza lavoro di domani, consentendo di passare da occupazioni in declino a occupazioni in crescita. Uno dei principali motori dell'imperativo di riqualificazione è l'ascesa dell'automazione e dell'intelligenza artificiale. Se da un lato queste tecnologie offrono opportunità senza precedenti per l'efficienza e l'innovazione, dall'altro stravolgono i ruoli lavorativi tradizionali, rendendo obsolete alcune competenze e creando al contempo una domanda di nuove. Secondo i partecipanti all'indagine "Future of Jobs" del World Economic Forum (2023), entro il 2027 il 42% delle attività lavorative sarà automatizzato. La pandemia COVID-19 ha ulteriormente sottolineato l'importanza della riqualificazione. Man mano che le industrie si adattano al lavoro a distanza e a nuovi modi di operare, i lavoratori devono essere dotati delle competenze digitali e della resilienza necessarie per affrontare con successo questi cambiamenti.
 
In tutto il mondo i governi, le imprese, le istituzioni educative e le organizzazioni non profit stanno investendo attivamente in programmi di riqualificazione. Negli Stati Uniti, ad esempio, l'iniziativa "TechHire" mirava a formare i lavoratori per i lavori tecnologici ad alta domanda attraverso partnership tra datori di lavoro, fornitori di formazione e governi locali. In Europa, la "European Skills Agenda" del 2020 è un piano quinquennale per aiutare individui e imprese a sviluppare maggiori e migliori competenze per i lavori del futuro. A Singapore, l'iniziativa SkillsFuture offre un'ampia gamma di corsi di formazione e sussidi per aiutare gli individui a sviluppare competenze rilevanti per i futuri ruoli lavorativi. In Australia, decine di migliaia di posti di formazione tecnica e di perfezionamento gratuiti sono offerti a gruppi prioritari per corsi in settori industriali con carenze di competenze o aree di crescita. Questi esempi illustrano la vasta gamma di programmi di riqualificazione e di partnership che hanno lo scopo di aiutare gli individui ad adattarsi alle mutevoli esigenze dell'economia globale.
 
Tuttavia, questo fiorente ventaglio di iniziative di riqualificazione potrebbe non essere sufficiente a promuovere una partecipazione diffusa. Cosa succede se i lavoratori non sono disposti a essere riqualificati? Le indagini Eurostat del 2022 rivelano che solo un adulto su dieci nell'Unione Europea ha partecipato a una formazione professionale, formale o informale, nell'ultimo mese. I lavoratori citano comunemente i vincoli di tempo, le limitazioni finanziarie o la mancanza di accesso alle risorse educative come i principali ostacoli al proseguimento della formazione. Ci possono essere altri ostacoli meno osservabili, ma altrettanto importanti, alla riqualificazione. I lavoratori potrebbero non essere consapevoli di quali siano le carriere più richieste e di come la riqualificazione possa aiutarli a cogliere queste opportunità. Inoltre, gli atteggiamenti culturali e psicologici verso l'apprendimento possono variare notevolmente, influenzando la disponibilità delle persone a investire nell'acquisizione di nuove competenze. In contesti in cui la qualità dei programmi varia, come l'Italia, le aspettative pessimistiche sui ritorni della formazione possono ulteriormente scoraggiare l'impegno.
 
In un progetto in corso in Italia, che coinvolge più di 1.000 disoccupati in cerca di lavoro, Garnero, Inferrera, Leonardi, Sadun e io abbiamo scoperto che informazioni limitate sull'efficacia dei programmi e/o sui ritorni sul mercato del lavoro derivanti dalla riqualificazione contribuiscono in modo sostanziale alla riluttanza dei lavoratori a essere riqualificati.  Ciò sottolinea la necessità di integrare le iniziative di riqualificazione con campagne informative personalizzate e consulenze individuali per aumentare la consapevolezza dei potenziali beneficiari sui benefici della riqualificazione e sull'efficacia dei diversi programmi. Più in generale, il nostro progetto evidenzia anche la necessità per i responsabili delle politiche e per gli enti di formazione di conoscere meglio i loro potenziali partecipanti e di capire quali preferenze, convinzioni e percezioni possono impedire loro di abbracciare la riqualificazione come percorso di successo in un mondo in continua evoluzione.

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