ESG new deal
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ESG new deal

C'E' UN CORO DI CITTADINI E LEADER AZIENDALI CHE INVOCANO UN CAMBIAMENTO DI MENTALITA' VERSO UN CAPITALISMO SOSTENIBILE, L'UNICO IN GRADO DI RISPONDERE AI NUOVI RISCHI A CUI IL PIANETA E LA SOCIETA' SONO ESPOSTI. PER RISPONDERE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO, ALLE DISUGUAGLIANZE, ALLE CRISI SANITARIE E AL DEPAUPERAMENTO DELLE RISORSE NATURALI SERVONO SOLUZIONI INNOVATIVE. A PARTIRE DA UN NUOVO MODELLO DI IMPRESA CIRCOLARE E DI FINANZA SOSTENIBILE

di Francesco Perrini, professore di Economics and business managament, codirettore dell'eSG Lab di SDA Bocconi

La sostenibilità e i fattori ESG sono sempre più al centro dell'agenda di policy maker, dei manager e della finanza. La Pandemia non ha fatto che accrescere l’attenzione verso la sostenibilità: si tratta di un’accelerazione della storia, come la definisce lo storico israeliano Yuval Harari. I temi green, social e digital sono diventati uno degli elementi centrali su cui fondare la ripartenza.

A livello di istituzioni, tantissimo si è detto sui finanziamenti dell'UE e nazionali che servono per gestire la ripresa graduale dalla crisi. In Europa si è attuata una svolta grazie alla concentrazione del flusso dei finanziamenti disponibili sul green new deal, con l’approvazione del Piano di Azione 2019 che prevede uno stanziamento di circa 1.000 miliardi di Euro in un decennio per trasformare la sfida climatica e dell’ambiente in un’opportunità, garantendo lo sviluppo di una società più giusta, prospera e sostenibile. Tale trend è stato poi accelerato con l’accordo per finanziare con 750 miliardi il «Supporting the Green Transition to a Climate-Neutral Economy Via Funds from Next Generation EU». L’Italia sarà il maggior beneficiario con circa 210 miliardi di euro. Da ultimo, il recente successo di Biden nelle elezioni americane ha rilanciato la questione della lotta al cambiamento climatico e la sostenibilità, con l’idea che tali sfide possano diventare il perno comune dell’agenda politica ed economica internazionale per il prossimo decennio, facendo ben sperare in accordi globali al prossimo G20 in Italia e al COP26 organizzata a novembre a Glasgow da UK in partnership con l’Italia.
 
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Dal lato dell’impresa è ormai acclarato che la comunità imprenditoriale globale include sempre di più le problematiche ambientali e sociali. Anche sotto la pressione degli stakeholders, le imprese hanno fatto proprie alcune cause sociali, in molti casi prima ancora che tali istanze venissero accolte dai singoli Stati e dalla legislazione vigente. Negli ultimi anni la comunità imprenditoriale internazionale ha percepito in modo sempre crescente la gravità dell’impatto negativo dei rischi ambientali e sociali sulle proprie attività. Nel 2019 le principali multinazionali USA hanno firmato lo «Statement on the Purpose of a Corporation», che evidenzia la centralità degli stakeholder, adottando un approccio di lungo termine nei processi di creazione di valore, secondo il quale, accanto al profitto per gli azionisti, le imprese devono “avere un purpose sostenibile per tutti gli stakeholder”.

Oggi cittadini e leader aziendali invocano un cambiamento di mentalità a favore di un capitalismo sostenibile. Le imprese si trovano ad affrontare oltre ai tradizionali rischi economici e finanziari anche i rischi Environmental, Social and Governance (ESG). Nuovi rischi che vanno dai disastri naturali a epidemie virali, da volatilità dei prezzi a improvvisi shock della domanda e sfociano in una crisi epocale.

Servono soluzioni innovative per contrastare distruzione delle risorse naturali, cambiamento climatico, iniquità, disuguaglianze, conflitti sociali, ecc. (senza contare che la digitalizzazione in corso consuma più energia). Tra le tante cose che servono oggi è indispensabile ripensare il fare impresa secondo un nuovo modello sostenibile e circolare affiancato da una transizione energetica ecologica e da infrastrutture per una mobilità sostenibile. Per realizzare tutto questo è necessario lo sviluppo di nuove eccellenze manageriali in grado di coniugare la crescita aziendale con le preoccupazioni sociali e ambientali, integrando la sostenibilità nelle logiche di governance e nei processi di innovazione, nei business model e nelle filiere, favorendo lo sviluppo di imprese eccellenti sostenibili. Infine, condizione necessaria è allineare corporate sustainability e ESG Finance.
Il concetto di finanza sostenibile, ovvero l’incontro tra l’attività finanziaria e la crescente esigenza di rendere sostenibile il modo di fare business, si arricchisce di strumenti innovativi, sia nel mercato che in seno all’Unione europea. La finanza sostenibile valuta i fattori ESG quando si prendono decisioni d’investimento nel settore finanziario, portando a un aumento di investimenti a lungo termine in attività economiche sostenibili. Una strategia di investimento sostenibile o responsabile (c.d. Sustainable Responsible Investment, SRI) integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo, al fine di creare valore “condiviso” per l’investitore e per la società nel suo complesso. In tale quadro rientra anche l’impact investing che è la strategia di investimento di capitali privati che intende creare impatti sociali positivi e, al tempo stesso, rendimenti economici.

Si registra poi l'impegno di fondi di investimento più grandi di integrare le proprie strategie di investimento con i fattori ESG. Tra questi, BlackRock, il cui CEO Larry Fink afferma da tempo che una società non può ottenere profitti a lungo termine senza perseguire uno scopo e senza considerare le esigenze di una vasta gamma di stakeholder. La crescita degli investimenti sostenibili dimostra ancora una volta la trasformazione che sta vivendo l'economia globale: gli investimenti ESG che ammontavano a circa 31 trilioni di USD alla fine del 2019, in crescita del 34% rispetto al biennio precedente, avrebbero raggiunto un terzo del totale, secondo le ultime stime aggiornate alla fine del 2020. In aggiunta, alcuni dei maggiori investitori istituzionali a livello globale si sono impegnati a trasformare i loro portafogli di investimento, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette di gas a effetto serra pari a zero entro il 2050, in linea con un aumento massimo della temperatura di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

La crescita dimensionale della finanza ESG è, tuttavia, limitata da una generale mancanza di conoscenza di cosa sono gli investimenti sostenibili e dei benefici che questi possono apportare. Una maggiore conoscenza dell’argomento può aiutare non solo all’affermazione di pratiche sostenibili nel comparto finanziario, ma anche supportare la transizione verso modelli di produzione, consumo e investimento maggiormente compatibili con il raggiungimento dei SDGs dell’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. Per un cambiamento radicale nel mondo della finanza il vero risultato si otterrà se per le imprese si promuove un convergence of existing corporate non-financial disclosure frameworks to create a globally accepted and shared set of standards for non-financial sustainability reporting, while setting “sustainable capitalism” as an overarching perspective. E se gli investitori avranno un approccio che non approfondisca solo la dimensione aziendale della sostenibilità ma anche e soprattutto i canali di finanziamento della sostenibilità e dei temi che la rendono vera e di impatto attraverso standard di individuazione e verifica di investibilità. Solo così gli investitori canalizzano le risorse in modo virtuoso verso le industrie che realmente cambiano il pianeta (economia circolare, agribusiness, energy transition, smart mobility, ecc).

L’idea della finanza ESG non deve essere speculativa, essa deve servire come leva per l’economia reale. I ritorni di performance di portafoglio sono una conseguenza, non la priorità.

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