Politiche forti fanno crescere le imprese
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Politiche forti fanno crescere le imprese

NON ESISTE UNA TAGLIA UNICA PER TUTTI NELLA POLITICA DI CONCORRENZA, MA SENZA UN'ATTUAZIONE RIGOROSA, LE POSSIBILITA' DI INTRODURRE UNA MAGGIORE CONCORRENZA SONO LIMITATE IN SETTORI IMPORTANTI COME IL COMMERCIO ALL'INGROSSO, LA VENDITA AL DETTAGLIO, I TRASPORTI, L'EDILIZIA E IL SETTORE IMMOBILIARE

di Nicola Limodio, assistant professor presso il Dipartimento di finanza

Un ruolo centrale dello Stato nella costruzione di un'economia di mercato è quello di garantire i benefici della concorrenza per assicurare l'efficienza statica e dinamica. Ma il modo in cui ciò viene fatto varia da un settore all'altro dell'economia.
Quei settori che lavorano sui mercati internazionali hanno una naturale esposizione alla concorrenza quando il commercio è liberalizzato. Al contrario, quelli che operano sui mercati nazionali sono più dipendenti dalle politiche pubbliche per incoraggiare l'ingresso e limitare l'abuso di potere di mercato.

Questi ultimi producono i cosiddetti beni "non commerciabili" per soddisfare particolari condizioni, o esigenze, del Paese. I servizi postali e di trasporto rappresentano un valido esempio di beni non commerciabili. I primi, invece, producono "beni commerciabili". Un buon esempio di settore commerciabile è l'industria automobilistica: esporta in tutto il mondo ed è soggetta ad un'agguerrita concorrenza internazionale. Le istituzioni che influenzano la politica di concorrenza tendono ad avere un effetto diverso sui settori commerciabili e non commerciabili. Non esiste una "taglia unica" nella politica di concorrenza.
In una ricerca condotta con Tim Besley e Nicola Fontana, indaghiamo su come le politiche antitrust variano sia da un settore all'altro che all'interno dei settori e dei paesi. Questo studio combina un nuovo set di dati sull'antitrust compilato da studiosi di diritto con i dati a livello aziendale di oltre 10 milioni di aziende che operano in venti settori, in novanta paesi in dieci anni. Abbiamo dimostrato una sistematica eterogeneità nel rapporto tra le politiche antitrust e i risultati delle aziende. Nei Paesi con politiche antitrust più forti, i margini di profitto delle imprese che operano in settori non commerciabili sono significativamente più bassi di quelli che operano nei settori commerciabili.

Questi risultati sono economicamente significativi, suggerendo, ad esempio, che se la Cina adottasse l'indice antitrust francese, ci si aspetterebbe una diminuzione del 19% del margine di profitto medio delle sue imprese operanti nei settori non commerciabili. Riteniamo inoltre che la concentrazione sia inferiore nei settori non commerciabili quando la politica antitrust è forte.
Al contrario, i cambiamenti nell'antitrust sono associati a effetti trascurabili sui settori negoziabili, in linea con l'ipotesi che i mercati internazionali servano a disciplinare le imprese in tali settori. Questi risultati sottolineano i limiti della liberalizzazione del commercio come mezzo per promuovere la concorrenza, dal momento che, nel nostro campione, circa l'82% delle imprese opera in settori non commerciabili. Quindi, senza una rigorosa politica di concorrenza, ci possono essere margini limitati per introdurre maggiore concorrenza in settori importanti come il commercio all'ingrosso, il commercio al dettaglio, i trasporti, l'edilizia e il settore immobiliare.

I nostri risultati sono coerenti con l'idea che le istituzioni contano, sotto forma di diritto della concorrenza e di applicazione della legge, per i settori dell'economia in cui la concorrenza internazionale è debole. Inoltre, il risultato del nostro lavoro è specifico delle misure antitrust; altre misure di "buone istituzioni" non sembrano correlate con la redditività nei settori non commerciabili dell'economia. Aggiunge quindi una nuova dimensione ai dibattiti su come un ambiente istituzionale forte possa essere favorevole alla crescita e allo sviluppo, al di là della precedente attenzione su temi quali la riduzione della minaccia di espropriazione, la riduzione al minimo dell'estrazione di rendite, o la garanzia di protezione legale e di infrastrutture.

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