Non solo tecnologie: la smart mobility e' molto di piu'
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Non solo tecnologie: la smart mobility e' molto di piu'

EFFICIENZA, RIDUZIONE DELLE EMISSIONI, MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA' DELLA VITA, MA ANCHE DIVERSO UTILIZZO DEL SUOLO PUBBLICO: LA NUOVA MOBILITA' PROMETTE TUTTO QUESTO. MA PER REALIZZARLA SERVE L'IMPEGNO ANCHE DEI CONSUMATORI

di Oliviero Baccelli, direttore del Certet Bocconi

Ogni cittadino europeo dedica in media un’ora al giorno agli spostamenti e a questo scopo destina ben il 13% del totale dei costi familiari. Inoltre, al sistema dei trasporti è riconducibile circa un terzo dei consumi finali di energia e, contrariamente a quanto accaduto in tutti gli altri settori dell’economia a livello europeo, fra il 1990 e il 2016 le emissioni climalteranti del settore sono aumentate del 25%.
Con questi pochi dati di premessa, appare evidente la rilevanza delle iniziative portate avanti da politiche pubbliche a tutti i livelli e dalle strategie aziendali delle imprese più lungimiranti per favorire la smart mobility, che mira a un forte efficientamento dei sistemi di trasporto esistenti attraverso l’introduzione di nuove tecnologie in grado di favorire una migliore integrazione funzionale, organizzativa e commerciale fra le diverse modalità e diffondere l’utilizzo dei carburanti alternativi in grado di ridurre l’impatto ambientale del settore.

Fra gli obiettivi delle politiche per la smart mobility, da declinare soprattutto nelle aree metropolitane, dove si concentrano i maggiori problemi legati alla congestione, all’incidentalità e alla qualità dell’aria, vi sono anche quelli generalmente meno percepiti, ma di particolare rilevanza per il contesto italiano, quali quelli legati al miglior utilizzo del suolo pubblico, riducendo gli spazi per la sosta non operativa dei mezzi privati, e quelli legati a una maggior inclusione sociale. Il ruolo della mobilità è, infatti, rilevante nell’aggravare o nell’attenuare l’esclusione sociale dei gruppi vulnerabili e svantaggiati, poiché incide sul loro accesso ai servizi di base oltre che all’occupazione e alle relazioni sociali. È inoltre probabile che le ripercussioni negative del sistema di trasporto sull’ambiente, la sicurezza e la salute pubblica ricadano sproporzionatamente sui gruppi svantaggiati.
Ma quali sono gli strumenti per sostenere l’evoluzione verso la smart mobility?
In letteratura son pressoché infiniti i suggerimenti per il superamento di barriere regolatorie che limitano il livello di innovazione nel settore, come ben evidenziato per esempio dalle restrizioni alle attività di un player come Uber che in Italia può operare solo in modo molto limitato, o per favorire l’introduzione di innovazioni commerciali che permettono di semplificare l’accesso ai mezzi pubblici, quali per esempio sistemi di bigliettazione con carte di credito contactless o pagamenti con app in grado di gestire un’offerta multimodale.

Due però sono i temi chiave, uno di metodo e uno tecnologico. Il primo è legato alla necessità di una stretta partnership fra pubblico e privato per lo sviluppo di un ecosistema ampio che favorisca la messa a sistema delle tessere del mosaico di interventi che ricade nel concetto di smart mobility. Il secondo è invece legato alla elettrificazione del settore. La mobilità elettrica infatti non solo incrocia gli obiettivi posti dal contrasto ai mutamenti del clima, grazie anche alla complementarità con la crescita delle energie da fonti rinnovabili, ma anche quelli di efficienza energetica grazie alla migliore performance dei sistemi di propulsione. Il motore termico infatti, in un approccio W2W (well-to-wheel), ha un’efficienza del 17-19%, mentre quello elettrico raggiunge il 36% complessivo. Con l’aumento delle rinnovabili nella produzione nazionale (oggi circa al 40%) e con lo sviluppo delle tecnologie vehicle to grid questa efficienza non potrà che progredire, soprattutto in ambito urbano.

In realtà, oltre che alla maturità delle tecnologie coinvolte, lo sviluppo della smart mobility dipenderà anche da nuovi stili di vita più sostenibili, dalla maggiore sensibilità ambientale di consumatori e istituzioni e dalla crescente propensione alla condivisione.

 

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