Il bello, il buono ma soprattutto il cattivo dei brevetti in comproprieta'
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Il bello, il buono ma soprattutto il cattivo dei brevetti in comproprieta'

MENTRE LA RICERCA E' SEMPRE PIU' IL FRUTTO DI COLLABORAZIONI TRA IMPRESE, ANCHE PER LIMITARE RISCHI E COSTI, UNO STUDIO DIMOSTRA CHE BREVETTARE INSIEME SENZA LIMITAZIONI E' SOLO APPARENTEMENTE POSITIVO PERCHE' IN REALTA' GENERA COMPLICAZIONI E FRENA LA VOGLIA DI FARE RS INSIEME

di Andrea Fosfuri, professore ordinario presso il Dipartimento di management e tecnologia

Si sente spesso parlare dei cosiddetti appartamenti in comproprietà dove ogni comproprietario può trascorrere le vacanze durante determinati periodi dell’anno. In generale, il concetto di comproprietà di attivi tangibili è abbastanza diffuso sia fra i privati che fra le organizzazioni.
Meno conosciuta invece è la comproprietà degli intangibili, come per esempio l’innovazione. Questo contraddice una tendenza ormai diffusa fra le imprese innovatrici a sviluppare progetti di ricerca congiuntamente, sia per ridurre i rischi e i necessari investimenti, sia per sfruttare complementarietà nelle risorse e conoscenze.

In una ricerca in collaborazione con Christian Helmers (Santa Clara University) e Catherine Roux (University of Basel), in fase di pubblicazione nel Journal of Legal Studies con il titolo Shared Ownership of Intangible Property Rights: The Case of Patent Co-Assignments, ho analizzato il caso specifico della comproprietà dei brevetti, cioè quando un determinato brevetto è assegnato a due o più imprese.
In generale, nonostante la crescente importanza delle collaborazioni in ricerca e sviluppo, le imprese fanno un uso limitato di brevetti in comproprietà. Questo è, per lo meno, sorprendente perché la comproprietà dei brevetti sembra il giusto coronamento agli sforzi comuni e complementari che le imprese sostengono durante il processo innovativo in collaborazione.
Da un punto di vista legale, ci sono poche restrizioni all’uso che ciascun comproprietario fa di un attivo tangibile, come per esempio vendere una quota di un appartamento o di un’azienda. Nel caso di attivi intangibili, la comproprietà dovrebbe generare ancora meno problemi in quanto l’uso di un comproprietario non preclude l’uso di altri comproprietari.

Nella nostra ricerca mostriamo tutto il contrario: la comproprietà di attivi intangibili può avere implicazioni importanti perché lo sfruttamento commerciale dell’innovazione nel mercato finale genera concorrenza. In alcuni casi, la comproprietà intellettuale può portare a una «tragedia dei beni comuni», situazione nella quale ogni comproprietario ha un incentivo a sfruttare la risorsa in forma eccessiva ed inefficiente.
Per studiare questo fenomeno, ci siamo basati sui brevetti coassegnati ad imprese legalmente indipendenti. In particolare, per offrire una evidenza causale e non una semplice correlazione, abbiamo sfruttato differenze esogene fra i diritti delle imprese comproprietarie dei brevetti che esistono fra Stati Uniti ed Europa.
Negli Stati Uniti, i comproprietari di un brevetto possono concederlo in licenza senza l’autorizzazione degli altri comproprietari, indipendentemente dal fatto che tali contratti di licenza possano danneggiare gli altri comproprietari. In Europa, invece, i comproprietari devono autorizzare ogni decisione riguardante il contratto di licenza del brevetto.
Più precisamente, nel nostro studio utilizziamo i brevetti che sono registrati contemporaneamente sia negli Stati Uniti che in Europa. Per queste innovazioni, non ci sono altre differenze che non osserviamo tranne il fatto che nella giurisdizione statunitense il contratto di licenza del brevetto può essere il risultato di una decisione unilaterale.

Le nostre analisi dimostrano che un numero importante di brevetti, oltre ventimila durante il periodo 1990-2000, non sono stati coassegnati negli Stati Uniti per il rischio di un eccessivo uso del contratto di licenza da parte dei comproprietari. Inoltre, troviamo che le imprese collaboratrici evitano la comproprietà dei brevetti quando sono in concorrenza nel mercato del prodotto finale.
Infine, avere dei brevetti in comproprietà migliora la qualità scientifica della collaborazione e, pertanto, il fatto che le imprese evitano i brevetti in comproprietà ha un impatto negativo sul valore creato dalla collaborazione stessa.
In un mondo in cui l’innovazione è sempre più il risultato della collaborazione fra diverse organizzazioni diventa critico fornire strumenti legali adeguati per incentivare lo sforzo congiunto.

Questo studio dimostra che la comproprietà dei brevetti senza limitazioni al loro uso, che apparentemente può essere una soluzione adeguata per promuovere la diffusione dell’innovazione, genera complicazioni che portano le imprese ad evitarla o, addirittura, a limitare le possibili collaborazioni.
 

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