L'indelebile segno della storia sulla democrazia
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L'indelebile segno della storia sulla democrazia

A DISEGNARE I RISULTATI ELETTORALI NELL'ITALIA DAL DOPOGUERRA ALLA PRIMA REPUBBLICA SONO STATI GLI EFFETTI E LA DURATA DELL'OCCUPAZIONE E DELLA GUERRA CIVILE. LA MEMORIA E LE AZIONI DEGLI ELETTORI AL DI QUA' E AL DI LA' DELLA LINEA GOTICA LO DIMOSTRANO. COME OSSERVANO TABELLINI, NANNICINI E FONTANA IN UN WORKING PAPER

di Guido Tabellini, titolare della Intesa Sanpaolo Chair in Political Economics

Gli interessi materiali non sono sufficienti a spiegare le inclinazioni politiche dei cittadini. Anche l’ideologia, la cultura e la storia svolgono un ruolo cruciale. In un working paper con Tommaso Nannicini (Bocconi) e Nicola Fontana (London School of Economics) sosteniamo che il successo elettorale della sinistra radicale italiana nel dopoguerra può essere ricondotto alla guerra civile e all’occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale.
Una democrazia nata da una guerra civile eredita una condizione di polarizzazione e conflitto che la fa partire con un piede molto diverso rispetto alle democrazie in cui le istituzioni politiche si sono evolute in modo più graduale e pacifico. La guerra civile e l’occupazione nazista hanno avuto un impatto profondo e duraturo sulla politica italiana. Hanno modellato la Costituzione italiana, il sistema dei partiti, l’identità dei leader politici, la tradizione e la narrazione politica per diversi decenni. Nel nostro paper mostriamo che questi eventi hanno avuto anche un impatto profondo e duraturo sul comportamento degli elettori.

Tra il settembre 1943 e il maggio 1945, l’Italia è stata un campo di battaglia per gli alleati e i tedeschi. L’Italia stessa era divisa, con brigate partigiane che combattevano i tedeschi e truppe fedeli a Mussolini che li aiutavano. L’intensità della guerra variava da una parte all’altra dell’Italia, poiché gli alleati liberarono quasi subito tutto il Sud e gran parte dell’Italia centrale, mentre l’Italia centro-settentrionale rimase ancora sotto l’occupazione nazista. In particolare, il conflitto tra tedeschi e alleati rimase bloccato per circa sei mesi vicino alla cosiddetta Linea gotica, una linea che tagliava l’Italia centro-settentrionale da ovest a est.
La posizione della linea dipendeva da criteri militari accidentali e i comuni che si trovano vicini, ma su lati opposti del fronte di battaglia, sono molto simili in molti aspetti. La principale differenza tra questi comuni è che quelli a nord della linea sono stati esposti a un’occupazione nazista più lunga e a una più lunga guerra civile. Le differenze nei loro risultati elettorali dopo la guerra possono quindi essere attribuite alla più lunga durata dell’occupazione straniera e della guerra civile.

I risultati elettorali del dopoguerra sono marcatamente diversi. Nei comuni appena a nord della linea, dove l’occupazione nazista durò più a lungo, il partito della sinistra estrema (Partito comunista) si è rivelato in media molto più forte: la sua quota di consensi nell’elezione del 1946 all’Assemblea costituzionale è di circa 8 punti percentuali più alta rispetto ai comuni a sud della linea (anche dopo una correzione per tenere conto dei risultati delle ultime elezioni prima della guerra, che si erano tenute negli anni ‘20). Queste differenze sono molto persistenti e continuano a evidenziarsi nelle elezioni nazionali successive, fino alla fine della Prima Repubblica nei primi anni ‘90.
L’evidenza storica suggerisce che il meccanismo opera attraverso gli atteggiamenti dei cittadini. L’esposizione a un’occupazione straniera più lunga e più violenta ha indotto gli elettori a identificarsi con la forza politica che si è levata con forza contro il nemico e che alla fine ha vinto la guerra civile, vale a dire il Partito comunista. Una survey casuale di circa 2.500 persone residenti in 242 comuni entro 50 chilometri dalla Linea gotica, condotta nel 2015, conferma questa interpretazione: la memoria della guerra civile è più forte a nord della Linea gotica e tra individui che hanno un orientamento politico di sinistra e vi sono anche alcune deboli prove di atteggiamenti più anti-tedeschi a nord della linea.
La presenza di un grande partito comunista era una caratteristica distintiva della Prima Repubblica italiana rispetto alle altre democrazie europee. Ciò ha avuto implicazioni importanti sul sistema politico italiano, perché ha portato a decenni di quella che i commentatori hanno chiamato una democrazia bloccata, senza alcuna alternanza tra governo e opposizione. L’occupazione nazista e la guerra civile possono spiegare questa anomalia italiana, evidenziando un’importante eredità della storia di come nascono le democrazie.
 

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