Perche' bisogna festeggiare
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Perche' bisogna festeggiare

COM'E' CAMBIATO IL MONDO DAL 1957, QUANDO, IL 25 MARZO, FU FIRMATO IL TRATTATO DI ROMA, CHE DAVA ORIGINE ALLA COMUNITA' ECONOMICA EUROPEA

di Andrea Colli, professore ordinario di storia economica

Il 1957 non fu un anno facile. Si era nel bel mezzo di un’impressionante accelerazione della guerra fredda. Nel 1955 i sovietici avevano creato la propria alleanza militare, una sorta di "Nato Rossa", il Patto di Varsavia. Il Patto fu un altro mattone nel muro della cortina di ferro - un chiaro atto di ostilità che ulteriormente accrebbe un già alto livello di tensione. Il 1956 era iniziato con una buona notizia, l’avvio del processo di destalinizzazione, con il famoso discorso in cui Nikita Krushev condannava il "culto della personalità" di Stalin. Lo stesso anno, la Conferenza di Bandung (Indonesia) aveva sostanzialmente dato origine al movimento dei paesi non allineati, per lo più ex colonie, che rifiutavano sia le vecchie, sia le nuove forme di dominio.
 
L'escalation, però, ebbe inizio nella calda estate africana, quando Nasser, il presidente egiziano, nazionalizzò il canale di Suez - di fatto aprendo una crisi internazionale che oppose l’Egitto a Israele, Francia e Gran Bretagna. La crisi di Suez fu una sorta di evento simbolico, perché la sua soluzione - dovuta essenzialmente alla pressione non lieve degli Stati Uniti sui tre alleati al fine di evitare un coinvolgimento della Russia nel conflitto - sanciva la fine del vecchio ordine geopolitico coloniale e dava la prova definitiva dell’esistenza di una nuova gerarchia di "super-poteri" diplomatici e militari. Il gelido autunno sarebbe stato testimone della triste rivolta ungherese, schiacciata nel sangue dai carri armati sovietici.
 
Nel frattempo, i missili erano stati schierati quasi ovunque. I sovietici stavano per vincere la prima manche della corsa allo spazio, con lo Sputnik, lanciato nel settembre 1957. La minaccia di una guerra destinata a essere l’ultima era sempre più concreta, con gli Stati Uniti che, nell’ottobre dello stesso anno, inaugurarono un’allerta nucleare, 24 ore al giorno, sette giorni su sette, che sarebbe durata 35 anni, fino al 1991. A Cuba c'era guerriglia, e Castro e Che Guevara stavano per sconfiggere Batista, il dittatore appoggiato dagli Stati Uniti. C'era guerriglia in Africa. I civili francesi e algerini venivano uccisi da entrambe le parti, ragazzi e ragazze, questi mentre ballavano nei caffé di Algeri, quelli torturati dai paracadutisti francesi.
 
Schiacciata in mezzo a queste atrocità - tra cui la minaccia quotidiana di estinzione della razza umana sulla Terra era probabilmente la peggiore, anche se la meno "visibile" – si ebbe, nel tiepido marzo romano, la firma del Trattato che ha dato alla luce la Comunità economica europea, un passo da gigante verso la nascita dell'Unione. Italia, Francia, Paesi Bassi, Belgio, il minuscolo Lussemburgo e la Germania Ovest stavano firmando, tuttavia, molto di più di un accordo commerciale - che era, in ogni caso, una mossa essenziale per la ricreazione dell’ordine mondiale globale. Stavano scommettendo sul futuro. La "scommessa" era basata sull'idea che un'Europa divisa era stata brutalizzata da una terribile, infinita guerra civile, durata dal 1914 al 1945. Una scommessa basata sul concetto di unità europea come unica via per una rinascita, che aveva cominciato a prendere forma con l’European Recovery Program, o Piano Marshall, come lo chiamavano gli europei. Nel marzo del 1946, quando l'Europa era ancora sotto le macerie polverose dei bombardamenti, Winston Churchill aveva profeticamente dichiarato: "La sicurezza del mondo richiede un’unità dell’Europa, da cui nessuna nazione dovrebbe essere esclusa in modo permanente". Unità significava forza, e la forza significava, per l'Europa, tornare ad essere grande, in un mondo permanentemente minacciato.
 
Ecco perché bisogna festeggiare.

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