Il caveau delle banche si chiama retail
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Il caveau delle banche si chiama retail

E PROPRIO L'ATTIVITA' PIU' TRADIZIONALE DEL SETTORE, OVVERO LA RACCOLTA DEL RISPARMIO E LA CONCESSIONE DI FINANZIAMENTI, QUELLA PIU' RESILIENTE DURANTE LA CRISI. DA QUI, CON NUOVE STRATEGIE, PATNERSHIP CON STARTUP E SOLUZIONI DI HUMAN DIGITAL, OCCORRE RIPARTIRE PER RICONSOLIDARE IL BUSINESS E RICONQUISTARE LA FIDUCIA DEI CLIENTI

di Anna Omarini, ricercatore presso il Dipartimento di finanza

Banche e crisi: nel post-2008, il comparto che si è mostrato più resiliente è stato quello retail, l’attivitaÌ€ di intermediazione considerata più tradizionale, costituita da raccolta del risparmio e concessione di prestiti e finanziamenti a vario titolo a privati o pmi.
La ricchezza importante della banca retail è sempre stata la stabilità dei suoi depositi ma anche la sua centralità nel sistema dei pagamenti. Oggi, la situazione di tassi di interesse bassi e la dichiarata maggiore rischiosità di certo credito mettono in discussione il modello di profitto e riportano l’attenzione sulla necessità di rinnovare quello di business, sviluppando nuove strategie di mercato.
Una premessa: sebbene il contesto sia mutato, le radici della banca retail continueranno a mantenersi salde se la fiducia dei risparmiatori e dei clienti riterranno la banca, la sua moneta e le sue capacità professionali in grado di gestire autenticamente gli interessi della domanda. Sicché, mentre molte banche retail si interrogano e valutano come rinnovare il proprio modello di business, molto spesso perché invitate a rivedere la propria struttura distributiva e a contenere i costi operativi, il retail banking, in quanto attività bancaria a favore di quella clientela descritta, mostra una dirompente capacità innovativa in un solco del tutto tradizionale: quello cioè di soddisfare le esigenze della domanda.

Ecco nascere e svilupparsi nuova imprenditorialità nel contesto fintech, servizi human digital, ovvero modelli distributivi misti fisico/digitali, ecc. Oggi, la tecnologia digitale è il driver principale, in grado di soddisfare i bisogni di un consumatore finanziario che però diventa sempre più esigente.
Un contesto nuovo per la banca, nel quale è fondamentale disporre di strategia e cultura del cambiamento. Non meno rilevanti saranno i capitali per gli investimenti necessari e una governance capace di saper assumere rischi di impresa nuovi per la banca.
Un altro dato, poi, è interessante: alcune tra le principali banche di investimento, certi conglomerati finanziari, e non solo, sono stati tra i primi a puntare attenzione e azione sul retail banking. Che si possa pensare a una rinascita tramite metamorfosi, dopo un periodo di maturità?
All’estero sono interessanti gli esempi di Goldman Sachs che nel 2016 lancia GS Bank, nata dall’acquisizione di GE Capital Bank, la banca retail online con l’obiettivo di diversificare le fonti di ricavo e rafforzare la liquidità. Il mercato al quale si rivolge è il cosiddetto mass market purché dotato di connessione internet e con un minimo di disponibilità (1 dollaro per aprire il conto). Ha poi sviluppato Marcus, una fintech dedicata al lending online. E ancora ha investito in una piattaforma (Honest Dollar) per la gestione del risparmio da parte di chi è privo di un piano pensionistico.
JPMorgan Chase ha stretto una partnership con OnDeck Capital, piattaforma di lending per pmi in grado di processare un credito in un giorno.

In Cina Alipay, il sistema di pagamenti simile a PayPal ma del gruppo Alibaba, nel 2015 è riuscita a muovere un volume di pagamenti tre volte quelli di PayPal, con un valore stimato pari a 900 miliardi di dollari.
In Italia, Mediobanca con la controllata CheBanca è interessata a sviluppare multicanalità e servizi human digital con l’obiettivo di unire competenze e tecnologia anche tramite utilizzo di roboadvisory. E ancora Unicredit con il lancio di BuddyBank, la banca molecolare per tutti coloro dotati di smartphone.
Dunque, accelerare la crescita vuol dire anche acquisire e stringere partnership con fintech che portino competenze di processo e piattaforme tecnologiche. Centinaia di startup sono dotate di capacità e finanziamenti tali da permettere loro di lavorare su varie alternative al modello di banca tradizionale. Il perno della loro attività è spesso quello di eliminare l’intermediazione richiedendo al singolo un maggiore attivismo perché la competizione è ancora sui costi. Il mercato del banking retail è ampio e certamente c’è spazio per molti. Deve però esserci una strategia in partenza.
 
 

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