OPINIONI |

Troppo interconnesse per lasciarle fallire

POCHE ISTITUZIONI SONO PRESENTI E LEADER IN TUTTI I SEGMENTI DELL'INVESTMENT BANKING, CON NUOVI RISCHI PER LA STABILITA'

di Stefano Gatti, docente di Economia degli intermediari finanziari alla Bocconi e direttore dell'Mba della SDA

Fino a poco tempo fa, parlare di leadership nel mercato mondiale dei servizi finanziari non relativi al credito (e quindi non considerando la pura attività di banca commerciale), significava identificare un ristretto gruppo di istituzioni che si spartivano una consistente quota di mercato. I servizi di investment banking, di Ficc (fixed income, commodities and currency trading e brokerage) e asset management vedevano Jp Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley negli Usa e Barclays e Deutsche Bank, affiancate da Ubs e Credit Suisse in Europa, primeggiare in tutti i servizi ad alto valore aggiunto. La leadership, quindi, era non solo globale ma anche allargata a tutti i servizi di investment banking.

L’azione delle autorità di controllo, a seguito del default di Lehman Brothers, ha modificato il contesto competitivo. Negli Usa, la regolamentazione nota come Dodd-Frank Act ha posto le basi per uno smantellamento delle istituzioni integrate (si chiamano spesso conglomerati finanziari) imponendo una separazione netta tra attività di raccolta di risparmio e concessione del credito e le attività di trading di strumenti finanziari realizzate con risorse delle banche, il cosiddetto proprietary trading. In Inghilterra, il Vickers’ Report e nell’Unione Europea le raccomandazioni dettate dal Liikanen Report vanno nella stessa direzione: per assicurare stabilità alle istituzioni finanziarie, specie quelle globali e più pericolose in caso di dissesto per le interconnessioni mondiali con altri intermediari, è essenziale garantire la separazione tra le attività più tradizionali di banca commerciale ed alcune tra quelle della banca di investimento.

La realizzazione di questa separazione si è accompagnata a misure di inasprimento sul fronte delle dotazioni patrimoniali necessarie allo svolgimento dell’attività di trading. Le banche fortemente attive nell’attività di negoziazione di strumenti azionari, obbligazionari, materie prime e derivati dovranno essere dotate di maggiore capitale azionario di primaria qualità, in sostanza capitale di rischio in senso proprio, e questo porterà a una compressione del rendimento del capitale per gli azionisti.
Non è quindi sorprendente, alla luce di quanto appena descritto, rileggere in ottica strategica le mosse che recentemente diverse grandi banche multinazionali hanno realizzato sul Risiko della leadership globale dei servizi finanziari. Barclays ha annunciato, insieme a Credit Suisse e Ubs, l’abbandono dell’attività di Ficc a fronte di un calo significativo della redditività accoppiato a richieste più onerose di capitalizzazione per lo svolgimento di tali attività. Mentre i due colossi svizzeri hanno riorientato la strategia verso la concentrazione sui servizi di asset management, segmento da sempre presidiato dalle banche svizzere, Barclays ha dichiarato un deciso orientamento alle attività più tradizionali di banca commerciale e una riorganizzazione spinta del network di filiali a livello mondiale. Solo Deutsche Bank, in Europa, è oggi ancora fortemente presente sull’attività di trading di tutte le principali asset class.

Sull’altra sponda dell’Oceano atlantico, l’uscita dall’attività di trading ha visto Citi e Morgan Stanley protagoniste di una ritirata molto evidente. Bank of America Merrill Lynch ha realizzato operazioni di contenimento dell’attività di trading lasciando di fatto il campo alla leadership globale di Goldman Sachs e Jpm Chase.
Se, da un lato, tali evoluzioni determinano un nuovo scenario di una “leadership di specializzazione” al posto di una “leadership allargata”, dall’altro il nuovo scacchiere pone ai regolatori una domanda chiave. Poche istituzioni sono ormai globali e leader su tutti i segmenti. La ricerca della stabilità del sistema finanziario non si scontra con la nascita di banche “too big (troppo grandi) and too intertwined (troppo interconnesse) to fail”?
 

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