Convertire le bidonville, la missione a Giacarta di Mariaflavia
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Convertire le bidonville, la missione a Giacarta di Mariaflavia

STUDIOSA DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO, ASSISTANT PROFESSOR ALLA WHARTON SCHOOL, MARIAFLAVIA HARARI E' IMPEGNATA IN UN PROGETTO SUL CAMPO IN INDONESIA, DOVE SI OCCUPA DEI FENOMENI LEGATI A UN'URBANIZZAZIONE SPESSO INCONTROLLATA

Una laurea triennale (2007) e una specialistica (2009), rispettivamente con Guido Tabellini ed Eliana La Ferrara, entrambe in Economics and Social Sciences, quindi il dottorato al Mit (2016) con Esther Duflo e Ben Olken, con nel curriculum un’esperienza di scambio alla New York University. Mariaflavia Harari, 31 anni, dal 2015 assistant professor in Real Estate, presso la Wharton School, University of Pennsylvania, non ha avuto esitazioni, l’economia dello sviluppo era il campo di studi sui cui voleva concentrare i suoi sforzi: “Si tratta di un settore con ampie potenzialità, in particolare per quanto riguarda i temi dell’urbanizzazione, quello di cui mi sto occupando attualmente”.

Urbanizzazione che procede a ritmi altissimi, con tecnologie e istituzioni profondamente diverse da quelle che hanno caratterizzato quella della nostra parte di mondo e che, nei paesi in via di sviluppo, producono grandi squilibri. “In questo momento sto seguendo un progetto a Giacarta, in Indonesia, che mira a raccogliere dati su quei quartieri di bidonville che spesso nelle metropoli asiatiche sorgono a poca distanza dai modernissimi grattacieli”, spiega Mariaflavia, “si tratta di un lavoro delicato e complesso, perché i dati a disposizione sono pochi, la burocrazia macchinosa, servono i contatti giusti. Per questo ci appoggiamo a organizzazioni locali”. Un lavoro a tutto tondo, finalizzato non solo alla raccolta delle informazioni, ma anche a fornire soluzioni: “Vogliamo capire come funziona il mercato immobiliare in questi quartieri e fornire soluzioni per convertirli e nello stesso tempo risolvere il problema abitativo di chi attualmente vi risiede”, prosegue la studiosa, “salvaguardandone i diritti. E’ un compito difficile, perché gli abitanti sono diffidenti, temono che siamo lì per conto del governo”.

Dopo due anni di lavoro, a breve uscirà il primo lavoro scientifico, altri ne seguiranno. “Ma il progetto non finisce qui”, conclude Mariaflavia, “alla fine di questa prima fase cercheremo di ricostruire e analizzare le origini storiche di questi insediamenti abitativi”.
 
 
 

di Davide Ripamonti

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