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Il mondo ex machina

LE 5 BREVI LEZIONI DI FILOSOFIA DELL'AUTOMAZIONE DI COSIMO ACCOTO: DALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DEEP LEARNING, DAI DRONI AI ROBOT, BLOCKCHAIN E SMART CONTRACT. UNO SGUARDO VERSO QUESTO NUOVO ORIZZONTE, ANALIZZATO NON SOLO COME SPINTA INGEGNERISTICA, MA COME PROSPETTIVA DI PRODUZIONE DEL NOSTRO REALE E DEL SUO SENSO

All’orizzonte si profila sempre più un mondo ex machina: un mondo generato, movimentato e manutenuto risolutivamente dalle macchine. Basta dare un’occhiata alle manifatture, ai magazzini di stoccaggio, alle filiere logistiche, ai centri di elaborazione dati per apprezzare questi nuovi tecno-paesaggi così rilevanti per l’umano (e per la sua futura economia e società) e, al tempo stesso, così privi di umani.

E la questione non è legata solo alla robotica o all’algoritmica, per le quali il richiamo alla dimensione dell’automaticità è immediato ed evidente: tutto il mondo sembra orientato a muoversi da sé. 
Cosimo Accoto sostiene in Il mondo ex machina (Egea 2019; 192 pagg.; 19,90 euro) “quindi sin dall’inizio che il futuro sarà automatico o non sarà, passando ad analizzare da vicino il crescente fenomeno dell’automazione che, dai laboratori, irrompe industrialmente e si riversa nella società e nell’economia”.

I dati parlano chiaro: nel 2017 la vendita mondiale di robot industriali è salita del 30 per cento (quasi 382 mila unità). Secondo il World Economic Forum, nel 2025 il tempo di lavoro delle macchine supererà il tempo di lavoro dell’uomo.  La lista è sicuramente lunga: automazione di marketing e advertising, moneta, legge e contratti automatici su registri distribuiti, organizzazioni decentralizzate e automatizzate, finanza e trading algoritmici, medicina e cura automatizzabili, automazione robotica dei processi, intelligenza e apprendimento automatico, auto a guida autonoma, decision-making automatico.
Ma come possiamo leggere ed interpretare questa dimensione dell’automazione che sta pervasivamente conquistando il nostro mondo? 

La fotografia di questo futuro ormai prossimo spaventa una grande fetta della popolazione: una realtà sempre più generata, alimentata, protetta attaccata? dalle macchine si affaccia introno a tutti noi. È proprio a questa inquietudine che il saggio intende dare una risposta: un’esplorazione filosofica della dimensione automatica in quanto tale, una critica (nel senso di analisi) di questa ragion automatica. 

Ed è quindi proprio la filosofia la chiave usata dallo scrittore per interpretare questo nuovo fenomeno. In accordo con la sua formazione, Accoto focalizza la sua ricerca riprendendo la cosiddetta philtech l’approccio introdotto con successo dal precedente Il mondo dato, cinque brevi lezioni di filosofia digitale.

In queste pagine, Accoto analizza il bisogno collettivo di tornare a pensare filosoficamente gli orizzonti socio-tecnologici emergenti: il mondo si è avviato a una trasformazione profonda e irreversibile delle proprie fondamenta ontologiche ed ontogenetiche. Una trasformazione che è molto «agita» ma, insieme anche poco «pensata», un passaggio che rimane a oggi sostanzialmente sottaciuto e confinato nelle ricerche degli specialisti e degli esperti. È necessario quindi compiere il passaggio dal fare filosofia della tecnologia al fare filosofia con la tecnologia.

I cinque punti cardine analizzati sono: conoscere, lavorare, organizzare, distruggere e governare.
Essi toccano gli aspetti embrionali dell’automazione che possiamo già vedere nel nostro quotidiano.  Analizzando in profondità le dimensioni di questa automazione, l’autore ci porta a scoprire la dimensione macchinica in dotazione infrastrutturale, quella cognitiva in senso computazionale e quella protocologica in una prospettiva istituzionale fino a farci comprendere perché non dobbiamo avere una reazione inquieta e timorosa rispetto a questa nuova tecnologia.

Dobbiamo domandarci non a quale versione dell’umano pre-tecnologico dobbiamo ritornare, ma a che umano-altro dobbiamo ambire, un umano che sappia comprendere e utilizzare le nuove tecnologie, automazione compresa. Davanti a queste sfide cognitive profonde, abbiamo bisogno di meno pensiero stereotipato e di più pensiero emancipato.
“Perché”, come scrive Alex Pentland nella postfazione “seguendo solo le due tentazioni salvifiche opposte, il nostro pensiero rischia di rimanere schiacciato su e tra antropo-centrismo e macchino-centrismo”. Con la mente aperta e senza preconcetti, l’invio è a riflettere su un mondo che si muove da sé. 
 
Cosimo Accoto, filosofo di formazione, è research affiliate al MIT di Boston. La sua ricerca speculativa si focalizza su filosofia del codice, scienza dei dati, intelligenza artificiale, logica delle piattaforme e tecnologia della blockchain. Ha maturato il suo percorso professionale come partner e responsabile per le strategie d’innovazione di trasformazione digitale, organizzativa e culturale delle imprese e, prima ancora, come direttore commerciale e manager in realtà leader a livello internazionale in ambito digital analytics e nello sviluppo di applicazioni software per la data intelligence. È autore di diversi saggi, tra cui  il bestseller Il mondo dato. Cinque brevi lezioni di filosofia digitale (Egea, 2017; pubblicato anche in lingua inglese con il titolo In Data Time and Tide, Bocconi University Press, 2018) e Social Mobile Marketing (con Andreina Mandelli, 2014), oltre che di articoli apparsi, tra l’altro, su Economia & Management, Harvard Business Review Italia e Nòva24-Il Sole24Ore. 

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di Silvia Introzzi

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