I conti della Ryder Cup nelle mani di una bocconiana
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I conti della Ryder Cup nelle mani di una bocconiana

MARIA SALVAGGIO, LAUREATA CLEACC E RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE, FINANZA E CONTROLLO DELLA FEDERGOLF, HA GESTITO LA PARTE FINANZIARIA DI UN EVENTO CON POCHI EGUALI NEL PANORAMA SPORTIVO MONDIALE. E CHE E' STATO UN GRANDE SUCCESSO

“E’ il terzo evento sportivo a livello mediatico del mondo, dopo Olimpiadi e Mondiali di calcio”. Eppure la Ryder Cup, fino alla magnifica edizione organizzata a Roma a fine settembre, in Italia non avvicinava neanche, per appeal, i due eventi citati. Ma ora le cose stanno cambiando. E il golf conquista spazi di notorietà che prima non aveva. “L’onda lunga della Ryder si sta facendo ancora sentire”, racconta Maria Salvaggio, siciliana, laureata al Cleacc e attualmente responsabile amministrazione, finanza e controllo della Federgolf, “Una manifestazione sportiva dalla risonanza mondiale che contribuirà alla crescita del nostro sport in Italia per spiccare definitivamente il volo”. Un evento, la Ryder, che ha richiesto un’organizzazione minuziosa, dal reperimento delle risorse al dialogo con le istituzioni, a partire dal 2015 quando la manifestazione è stata assegnata all’Italia. Ma che ha dato grandi soddisfazioni. “Al Marco Simone Golf & Country Club, per i tre giorni di gare, sono arrivati 271 mila spettatori, perlopiù stranieri. Un pubblico record, a dimostrazione che in Italia si possono organizzare grandi eventi, anche in realtà complesse come Roma”, prosegue Maria Salvaggio.

Maria, quando ha iniziato il proprio percorso di studi e di lavoro, non avrebbe immaginato che gran parte di esso si sarebbe svolto in una federazione sportiva. “Sono venuta in Bocconi, dove già studiava, al Des, mia sorella, attratta da un nuovo corso di laurea, il Cleacc, che proprio in quell’anno prendeva il via”. Una possibilità colta al volo anche grazie alla borsa di studio, per reddito e per merito, che le copriva tutte le spese, dalle tasse universitarie al mantenimento: “Era una ‘conditio sine qua non’ per venire in Bocconi. E devo dire che questo ha contribuito a responsabilizzarmi. E’ stato decisivo per me, ha contribuito molto alla mia formazione anche come persona. E mi ha permesso di affermarmi come professionista in un ambito che mi piace”. Era il 1999 e finalmente, anche in Italia, nasceva un percorso di studi che considerasse i beni culturali come un settore da affrontare e gestire con criteri manageriali. Anche se, a volte, essere i primi comporta qualche svantaggio. “Il mondo del lavoro faticava a riconoscere questo percorso, durante i colloqui percepivo le perplessità dei miei interlocutori. Mi sono specializzata soprattutto sulla parte di contabilità e sono andata prima in una società di consulenza, poi in un’azienda di distribuzione farmaceutica”.

Nel 2010 la chiamata del CONI. “Lì ho incontrato un dirigente che è rimasto molto colpito dal mio percorso universitario e ho cominciato a occuparmi soprattutto del controllo di gestione e contabilità delle varie Federazioni oltre che della fattibilità economica degli eventi e degli investimenti. Una realtà molto sfidante, anche perché le federazioni sportive in quegli anni avevano da poco affrontato il passaggio al sistema contabile economico-patrimoniale e, principalmente le Federazioni più piccole, non erano molto strutturate a livello di processi e procedure”. Nel 2015, con il conferimento all’Italia dell’organizzazione della Ryder Cup, Maria inizia a collaborare con la Federazione Golf, prima rimanendo comunque al Coni e poi in maniera definitiva dal 2017. Otto anni complessi ed entusiasmanti, coronati da un grande successo. Che adesso però bisogna capitalizzare: “Il golf, grazie ad eventi come la Ryder Cup, si sta togliendo di dosso l’immagine polverosa di sport elitario e la Federazione Italiana Golf è al lavoro con tanti progetti all’insegna dell’inclusione”.

Lo sport, per chi ha la fortuna di lavorarci anche se con mansioni amministrative, è un settore in un certo senso privilegiato. Maria Salvaggio ne è consapevole: “Lo sport è una cosa viva, la materia prima sono i ragazzi con la loro passione. I valori sono sempre positivi ed è bellissimo farne parte, anche quando non era nelle previsioni iniziali”.

di Davide Ripamonti

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