Un progetto che ha la stoffa per essere sostenibile
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Un progetto che ha la stoffa per essere sostenibile

ANNA FISCALE, ALUMNA BOCCONI, E' LA FONDATRICE DI QUID, IMPRESA SOCIALE CHE FA DELL'UPCYCLING E DELLA SOSTENIBILITA' SOCIALE IL PROPRIO CREDO. DANDO UNA NUOVA VITA SIA AI TESSUTI CHE ALLE PERSONE

Progetto Quid ha la stoffa. Non solo da vendere, quanto innanzitutto da reinventare, trasformando decine di metri di tessuto in abiti e accessori nuovi. Tutto tessuto in eccedenza che arriva dalle griffe della moda; perciò si può dire che «dove la filiera della moda si fermerebbe inizia il nostro processo di design e produzione», recita il sito dell’impresa sociale Quid (www.quidorg.it), fondata dieci anni fa e presieduta da Anna Fiscale, laureata all’Università Bocconi in Economia e management delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali. La convinzione è che sia necessario dare nuova vita ai materiali che i marchi fashion non utilizzerebbero più perché fuori dalla loro scala di colori o perché con minimi difetti. Solo così si può ridurre l’impatto della produzione su ambiente e società.

Non a caso, Progetto Quid fa anche un discorso di «sostenibilità sociale offrendo, in particolare, uno sbocco professionale a persone con fragilità, spesso donne, vittime di violenza, con invalidità, esperienze pregresse in carcere o ancora con dipendenze di droga alle spalle», spiega Fiscale. «Il concetto di upcycling e quindi quello di circolarità devono procedere insieme coi temi Esg (Environmental, social, and corporate governance), pur nella loro diversità e nell’ampiezza delle loro definizioni». In concreto, Progetto Quid con base a Verona riceve in dono o compra a prezzi agevolati tessuti e pellami che, altrimenti, andrebbero al macero o sarebbero svenduti.

Spesso non si tratta di prodotti finiti ma di materie prime, che se fossero anche solo riciclate, richiederebbero comunque il consumo di altre risorse prima di essere riutilizzate. «Il 90% del tessuto che recuperiamo per le nostre collezioni di moda femminile proviene dal territorio italiano, in un raggio di 250 km. Il restante 10% arriva da Spagna, Inghilterra e Croazia», prosegue Fiscale che intorno alla produzione ha poi costruito un network di vendita strutturato in 7 negozi diretti tra Milano, Bologna e Mantova, l’ecommerce e varie collaborazioni con brand e insegne come Kappa, Ikea e Ovs. Il posizionamento di prezzo è medio, con «prezzi democratici, per esempio sui 100-120 euro per un capospalla e sotto gli 80 euro per un abito», ricorda la presidente dell’impresa sociale che lavora artigianalmente oltre 350 mila metri di tessuti. In particolare, vengono consegnati a Kappa 1-2 mila magliette a stagione, a Calzedonia 200 mila fasce per i capelli mentre con Ovs si punta maggiormente sulle capsule collection.

Infine, per Ikea vengono confezionati 100 mila copricuscini e astucci (collaborazione che ha la peculiarità di partire da un prodotto finito). «Ogni nostra collezione nasce grazie al recupero di eccedenze di tessuti messi a disposizione da aziende della moda e del settore tessile. Ma le giacenze non sono infinite e, per questo motivo, i nostri capi vengono realizzati spesso in quantità limitate», conclude Fiscale. «Come vedo l’upcycling oggi? Oggi è un tema d’interesse generale, c’è maggior sensibilità, anche grazie alla diffusione di tendenze come il vintage e il mercato second hand». 

di Camillo Papini

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