Le mille vite di un produttore di scarpe sostenibili
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Le mille vite di un produttore di scarpe sostenibili

UN PASSATO NELLA COOPERAZIONE E NELLA MODA, RODRIGO DOXANDABARAT LANCIA DOTZ, UN'IDEA IMPRENDITORIALE CHE E' UN COMPENDIO DELLE PRECEDENTI ESPERIENZE

Si definisce un calzolaio, perché le scarpe sono quello che fa, in questo momento della sua vita. Ma Rodrigo Doxandabarat, 41 anni, argentino, Global Executive Mba SDA Bocconi School of Management nel 2016, è molto di più, come raccontano le sue molteplici esperienze umane e professionali. Un viaggio dalla Spagna alla Cina quando era un giovane studente, «alla ricerca di me stesso», racconta, poi l’impegno nella cooperazione, «in India nel 1997 con Madre Teresa di Calcutta nell’ultimo anno di vita della santa macedone e nel 2003 in Iraq, durante la guerra, con una ong francese».  Ma anche in patria, nelle favelas argentine, per conto dell’Istituto di cooperazione economica internazionale. Lasciata la cooperazione, almeno per il momento, Rodrigo ha iniziato una carriera ricca di soddisfazioni  in un settore nel quale, anni prima, aveva mosso i primi passi: «A 23 anni avevo lavorato come modello, nel 2008 sono tornato a Milano chiamato da Giorgio Armani come direttore commerciale per varie aree, soprattutto Asia e Africa, prima di trasferirmi in Brasile, considerato allora un mercato emergente. Uscito da Armani sono entrato da Dolce&Gabbana, come direttore retail Centroamerica. Poi, lasciata anche D&G, è iniziata la mia terza vita, che è un po’ la sintesi delle prime due».

La sede di lavoro di Rodrigo è adesso San Paolo del Brasile, dove ha avviato una produzione di scarpe realizzate con componenti sostenibili, «in particolare cotone organico, che necessita di una procedura molto complessa ad opera di piccoli agricoltori locali, ma anche rifiuti domestici e rifiuti industriali. La livrea delle scarpe è realizzata da diversi artisti locali, mentre la produzione coinvolge anche alcune donne brasiliane con particolari problemi di disagio», spiega Rodrigo, che ha avviato il progetto nel 2016 e la vendita, sia online sia presso alcuni multibrand brasiliani, da circa nove mesi, riscontrando parecchio interesse anche da parte di istituzioni come Fia, Usp e Ufba e il governo di Paraiba, nel nord del Brasile. Adesso, in Dotz (questo il nome del brand), lavorano a tempo pieno cinque persone, più quelle coinvolte nella produzione. «Vogliamo entrare in mercati importanti come l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti», confessa la sua ambizione Rodrigo, forte ormai di una gamma di 60 modelli unisex.
 

di Davide Ripamonti

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