Corre in autostrada il futuro europeo del sistema italiano di moneta elettronica
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Corre in autostrada il futuro europeo del sistema italiano di moneta elettronica

L'ALUMNUS BOCCONI E CEO DI TELEPASS GABRIELE BENEDETTO RACCONTA I PROSSIMI PASSI DELLA TECNOLOGIA MADE IN ITALY CHE DAL 1990 CONTINUA A MACINARE SUCCESSI. E CHILOMETRI

Dici Telepass e pensi al pagamento veloce del pedaggio autostradale. E quella fu, in effetti, nei primi anni Novanta, già una bella rivoluzione, una tecnologia italiana nata in seno al gruppo Olivetti che, racchiusa in un apparecchio rivestito dal design di Giugiaro, seppe rapidamente diffondersi in tutta Europa. Eppure per un Telepass europeo vero e proprio gli automobilisti hanno dovuto attendere fino ad oggi. Da questo mese, però, ha annunciato il Ceo della società Gabriele Benedetto (laureato in Bocconi prima in Economia aziendale nel 2004 e due anni dopo in Amministrazione, finanza aziendale e controllo),  le autostrade francesi, spagnole e portoghesi sono finalmente rese compatibili con il sistema di pagamento in uso in Italia. «In realtà, per essere chiari, il Telepass europeo per chi lo usa di più, ovvero per gli autostrasportatori, esiste da tempo e si può usare in nove paesi europei», precisa il 36enne amministratore delegato della società controllata da Atlantia. «Dal 28 marzo sarà commercializzato il nuovo Telepass europeo per gli automobilisti, che così potranno pagare i pedaggi, ma anche i parcheggi, in Francia e Spagna. Speriamo presto di poter attivare anche le convenzioni con altri paesi limitrofi, come Svizzera e Austria, ma dobbiamo superare i problemi legati alla mancanza di infrastrutture perché lì utilizzano il sistema degli sticker o della vignette».
Il Telepass europeo, però, è solo l’ultima delle novità che lei ha tenuto a battesimo. Le altre riguardano più in generale l’evoluzione della società in Telepass Pay, un sistema di pagamenti digitali che apre nuove infinite possibilità di business...
Sì, devo dire che il passaggio era già in corso prima che diventassi Ceo. Ricordo che, proprio durante un incontro informale con gli azionisti di Telepass, quando ancora non ero in azienda, gli dissi che secondo me loro avevano in casa il maggiore colosso potenziale dei micropagamenti, una società che già qualche anno fa era seconda solo a PostePay come numero di transazioni, e superiore persino a Nexi, seppure con un transato inferiore. Forse fu anche da quella mia esternazione che Atlantia capì le potenzialità di Telepass e poi me ne affidò il timone. Oggi con Telepass Pay, che formalmente è un istituto di moneta elettronica, è nata una nuova azienda che ne unisce due: una di pagamenti e una di mobilità perché integra tutti i servizi utili non solo ai possessori di auto, ma di chiunque si muova.
Il terreno dei pagamenti digitali rispetto a quello dei pedaggi autostradali vi vede esposti a una concorrenza sicuramente maggiore e più agguerrita. Come vi difendete in questo nuovo mercato?
Innanzitutto ampliando sempre di più i servizi integrati nella nostra app Telepass Pay. Oltre a quelli compresi da tempo, come i pagamenti dell’AreaC, dei posteggi degli aeroporti, della sosta sulle righe blu, ne integreremo altri, dalla benzina al car sharing, dal bollo auto al taxi, al trasporto pubblico locale. Vorremmo diffondere e far apprezzare a tutti lo stile Telepass dei pagamenti, quello che consente di pagare in modo invisibile, sicuro, rapido, pratico, senza esibire tessere, digitare pin, memorizzare password...
In tutto questo Telepass guadagnerebbe dalle commissioni sulle transazioni o solo da un canone? In altre parole, qual è il modello di business di Telepass Pay?
La nostra fortuna è che il nostro modello di business è del 1990 ma è attualissimo. Noi guadagniamo marginalmente dal transato, e quindi dall’intermediazione. Guadagniamo principalmente da un canone mensile variabile a seconda dei servizi di cui si usufruisce. Anche in questo senso non ci sentiamo degli aggregatori ma più vicini al modello anglosassone, vendiamo convenience, ovvero esperienza. Con una caratteristica, però, che ci contraddistingue e che si fa apprezzare dagli esercenti: noi rimborsiamo ai concessionari i pedaggi, i noleggi o i parcheggi, in anticipo rispetto al giorno di fatturazione al cliente.
C’è un mercato che, più di altri, vi sta dando risultati superiori alle aspettative?
La gestione delle flotte aziendali. È un settore in forte sviluppo e al quale noi offriamo prima di tutto la comodità di integrare diversi servizi, dal pedaggio al carburante, ma anche perché forniamo all’azienda un sistema più semplice ed efficace per la rendicontazione e, per esempio, per il recupero fiscale dell’Iva sul pedaggio, come previsto nella nuova legge di stabilità.
Si sente parlare da tempo di una possibile alleanza tra Atlantia e i costruttori di automobili per inserire i servizi Telepass in tutte le vetture nel momento della produzione. Che cosa c’è di vero e quali sono le prospettive?
Abbiamo riflessioni in corso con i car maker, in particolare con il gruppo italiano FCA siamo a buon punto, ma anche i brand francesi si sono dimostrati interessati. Abbiamo provato anche con i costruttori tedeschi ma per ora loro stanno tentando altre strade facendo conglomerato. Noi non vogliamo fare i produttori di apparati, vorremmo poter accedere ai sistemi dei veicoli per integrare la nostra scheda e poter mirrorare la nostra app sui display di bordo aprendo così la strada a tutti i servizi connessi che già ci sono ma anche ad altri che stiamo sviluppando apposta. Per esempio, un domani si potrebbe facilmente fare in modo che nel momento in cui si spegne il motore dell’auto si comincia a pagare un parcheggio e nel momento in cui lo si rimette in moto si interrompe automaticamente il timer. Non sarebbe meraviglioso?
 

di Emanuele Elli

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