Se Orwell guarda alla Ai

UNA STARTUP INCUBATA DA SPEEDMIUP AFFRONTA UN MERCATO COMPLESSO E IN DIVENIRE, QUELLO DELLA REALTA' VIRTUALE. NE PARLA IL CEO ANDREA ANTONELLI

Quando si pensa alla realtà virtuale l’immaginario collettivo corre immediatamente alle immagini di tanti film di fantascienza e, prima ancora, alle pagine di tanti libri di genere. Ma il lavoro che insieme ai suoi colleghi fa Andrea Antonelli, tra i fondatori e ceo di Orwell-Vr, startup incubata da SpeedMIUp che oggi conta 45 soci, pur essendo avveniristico, è molto legato alle esigenze dell’oggi. Per esempio quelle del marketing: «Sviluppiamo software di realtà virtuale (Vr) e contenuti 3d immersivi, come video e animazioni tridimensionali o a 360 gradi», spiega Antonelli. «Stiamo lavorando a un software di virtual trade show, che lega il gaming con il marketing e il retail. Può essere usato dalle aziende per consentire ai clienti di interagire con oggetti nello spazio».

L’idea di Orwell-Vr nasce da precedenti esperienze del gruppetto di fondatori, legate alle animazioni tridimensionali dedicate al mondo del real estate e dell’architettura. Nel 2012, quando la Oculus ha lanciato il suo primo visore «ci siamo appassionati al tema e abbiamo deciso di creare una nuova società e nel 2014 abbiamo lanciato Orwell, azienda dal nome decisamente evocativo». Poco dopo, a inizio 2015, è arrivata l’incubazione da SpeedMIUp: «Proprio l’attività di advisory, attraverso il tutoraggio dei docenti, è stato l’aspetto per noi più importante in quel primo periodo, soprattutto sul fronte del business plan e dei momenti critici che sempre ci sono all’inizio di un’impresa». Adesso, anche grazie al successo di una campagna di crowdfunding lanciata a giugno scorso (hanno raccolto 200 mila euro), «cominciamo ad avere le forze sufficienti per pensare ad investimenti».

D’altronde, Antonelli e colleghi si trovano a fronteggiare un mercato complesso, soprattutto quando si parla di 3d real time. Bisogna però sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni: «Il primo è che, se per gli smartphone si può dire che l’innovazione sia stata effettivamente disruptive, per la realtà virtuale e, in una certa misura, per la realtà aumentata (Ar), l’evoluzione è stata più lineare», spiega Antonelli. «Sono diversi anni che se ne parla, sebbene solo oggi i prezzi dei visori stiano cominciando a scendere. Si tratta però di un mercato che è ancora molto legato al gaming». Il secondo è che realtà virtuale e aumentata non sono l’evoluzione l’una dell’altra, ma sono piuttosto due percorsi paralleli. «La Vr è leggermente più avanti», continua l’imprenditore, «anche perché la vera realtà aumentata, quella che mappa in tempo reale l’ambiente, sconta il costo delle ololens (per esempio i Google Glass) e richiede tempi di sviluppo più lunghi».
Qualunque sia l’evoluzione di Ar e Vr, il tema più importante del futuro, secondo Antonelli rimane uno: «L’interazione con l’intelligenza artificiale. È questo il tema più importante e più complesso».      

di Andrea Celauro