In un sistema politico che premia gli uomini, le quote rosa servono
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In un sistema politico che premia gli uomini, le quote rosa servono

UN LAVORO DI RICERCA SUL SISTEMA ELETTORALE SVIZZERO DI GIULIA SAVIO, POSTDOC RESEARCHER DELL'AXA RESEARCH LAB FOR GENDER EQUALITY, MOSTRA COME DESTINARE SEGGI ALLE DONNE EVITI GLI SQUILIBRI DEL PANACHAGE

È nei luoghi di comando che il gender gap persiste ed è più forte. Tra questi, la politica ne è terreno d’elezione: pochi paesi, in Europa, possono vantare un’equa percentuale di donne nei posti che contano. Il rapporto così delicato e importante tra politica e genere e le differenze di performance politica tra uomini e donne sono il focus del lavoro di ricerca di Giulia Savio, post-doc presso l’AXA Research Lab on Gender Equality della Bocconi. Un gap di genere che ha spesso portato il dibattito sulle quote rosa in politica al centro dell’attenzione, anche in Italia.

In uno dei suoi lavori, “Does Panachage Backfire on Women? Monitoring Gender Gaps in an Open List System”, Giulia Savio prende in considerazione le elezioni svizzere, dove è presente un sistema chiamato panachage, ossia la possibilità di votare una lista aggiungendo nomi di candidati di altre liste (in Italia, è qualcosa di concettualmente simile il voto disgiunto). La ricercatrice dimostra come, in sistemi disegnati in questo modo, le quote rosa possono davvero essere utili per mitigare la situazione.

Lo studio evidenzia come le donne candidate abbiano performance simili a quelle degli uomini nell’attrarre elettori del proprio partito, mentre abbiano risultati inferiori quando si tratta di raccogliere le preferenze di elettori di altri partiti (attraverso, appunto, il panachage). “Questo avviene sia perché le donne hanno spesso un network personale più piccolo, anche per via di una storia lavorativa minore, sia perché gli elettori uomini – i più propensi a votare candidati di altri schieramenti – tendono a votare per candidati maschi”. Ma i risultati inferiori delle donne nel panachage hanno anche un altro risvolto, che alimenta ulteriormente il gender gap: “Poiché il sistema elettorale favorisce i partiti che vanno bene nel panachage, nel medio periodo i candidati tendono ad essere preferiti rispetto alle candidate quando si tratta di stilare le liste elettorali”.

È qui, dunque, che possono entrare in gioco in maniera utile le quote rosa, che possono rappresentare una soluzione salvaguardando alcuni seggi che altrimenti diventerebbero appannaggio della sola componente maschile dei candidati, per il modo in cui è concepito il sistema elettorale. Non solo, diventa fondamentale “anche un’operazione culturale che spinga da un lato le candidate a migliorare il proprio network personale, e che dall’altro informi gli elettori della presenza di questo gap di genere nel sistema del panachage”.
Una domanda, però, resta cruciale. La rappresentanza di genere in politica è solo una questione di equità? La risposta è no. Come la ricercatrice sottolinea in Gender Preferences of Leaders: Reaction in Time of Crisis, di cui è coautrice, le politiche donne – rispetto agli uomini – sono spesso portatrici degli interessi di classi di cittadini meno rappresentate, tra cui i bambini. L’articolo dimostra come, prima della pandemia, in Italia le sindache abbiano investito una porzione maggiore di spesa pubblica in asili nido, trend riscontrato anche in altri paesi.

di Andrea Celauro

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