Questa non e' una societa' per giovani, donne e stranieri
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Questa non e' una societa' per giovani, donne e stranieri

LE VULNERABILITA' AUMENTANO LA' DOVE SI INCONTRANO QUESTI TRE FATTORI DI SVANTAGGIO, SPIEGA ROBERTO BARBIERI, ALUMNUS E D.G. DI OXFAM ITALIA. E IN UN'ITALIA CHE NON MOSTRA SEGNALI DI INVERSIONE DI TENDENZA, I PROBLEMI SOCIALI DIVERRANNO PIU' PROFONDI

Le divisioni all’interno della società italiana ci sono da sempre. Solo che oggi sono più profonde e si fanno strada più velocemente. Ma soprattutto, quando queste fratture s’incrociano, la faglia si acuisce. “Emergono crescenti fenomeni di vulnerabilità proprio dove ci sono delle intersezioni di multipli fattori di svantaggio, dove le divisioni s’incontrano”, chiarisce subito Roberto Barbieri, d.g. di Oxfam Italia, ong internazionale che ha presentato al World Economic Forum 2024 di Davos il suo annuale rapporto dedicato alla disuguaglianza. Nella vita di tutti i giorni, per esempio, ci sono tre categorie particolarmente colpite, secondo l’alumnus dell’Università Bocconi laureato in Discipline Economiche e Sociali (Des): giovani, donne e stranieri. Nel mondo del lavoro, li caratterizzano alcuni fattori come la proliferazione di contratti atipici a termine e i salari bassi. Sul tema giovani, poi, si aggiunge la prospettiva di andare in pensione col sistema contributivo e percepire assegni più modesti di chi li ha preceduti. Su quello delle donne e delle famiglie, invece, va considerata anche la minor tenuta della rete sociale di aiuto che, a sua volta, si accompagna con carenti politiche di conciliazione famiglia-lavoro e all’endemico sotto-investimento nelle infrastrutture sociali.
Per gli stranieri, invece, esiste da sempre una scarsa attenzione all’inclusione socio-lavorativa. Tutti questi fattori “rendono purtroppo probabile una società futura con problemi che diventano più profondi e hanno ripercussioni più ampie rispetto a oggi”, sottolinea Barbieri che cita ancora due fenomeni in un paese che, peraltro, non mostra segnali d’inversione di tendenza.
Il primo è che sempre più giovani non si sentono motivati né a studiare né a lavorare (i cosiddetti Neet, Not in education, employment or training); il secondo è che, se un ragazzo nasce in Italia in una famiglia con poche risorse di partenza, è più probabile che rimanga in condizioni di disagio per gran parte della sua vita. Tradotto: l’ascensore sociale è rotto. Quindi, sempre secondo il d.g. di Oxfam Italia, è vero che tutti questi sono trend globali ma è altrettanto vero che la Penisola si è ripresa solo debolmente dalle ultime crisi. “Di fatto, non si è mai risollevata”, ribadisce Barbieri, “perché pesano molto vari elementi come la perdita di competitività del sistema paese, l’assenza di una politica industriale nazionale, posti di lavoro a basso valore aggiunto e bassi salari (come nei servizi), oltre a una diminuita progressività del sistema fiscale”.

Se queste sono alcune delle cause che spaccano la società italiana, le loro intersezioni seguono percorsi a geometria variabile: il fenomeno crescente del lavoro povero, per esempio, riguarda trasversalmente tanti cittadini, toccando anche la classe media italiana. In prospettiva, chi sarà un pensionato meno abbiente non potrà aiutare figli e nipoti come è stato fatto per lui.
Dal canto suo, l’organizzazione non-profit attiva da oltre 80 anni e presente in più di 85 paesi nel mondo ha presentato l’agenda dell’uguaglianza (www.oxfamitalia.org/report-disuguaglianza) e lancia la petizione La Grande Ricchezza (www.oxfamitalia.org/lagrandericchezza) per introdurre un’imposta europea sui grandi patrimoni, come una delle risposte possibili. Obiettivo: rafforzare l’equità del sistema impositivo e finanziare sanità, scuola e lotta ai cambiamenti climatici (toccando solo i patrimoni dai 5,4 milioni in su, posseduti dallo 0,1% più ricco della popolazione italiana).
Come vengono accolti i temi della disuguaglianza a Davos? “Vengono percepiti ormai come correzioni ineludibili di alcuni meccanismi”, risponde Barbieri. “Si fa spazio la convinzione che tutte le aziende, e soprattutto i grandi gruppi economico-finanziari, devono rispettare i diritti dei lavoratori della propria filiera. E per diritti intendo tutti, dalla qualità del lavoro a un salario dignitoso”.
 
                     
Roberto Barbieri è direttore generale di Oxfam Italia. Laureato in Discipline Economiche e Sociali (Des) all’Università Bocconi di Milano, ha lavorato anche per Unicef, società di consulenza, enti locali e organizzazioni italiane del Terzo settore.

di Camillo Papini

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