Alessia, abbracciata dalle maniche lunghe del Burkina Faso

EDITOR DI EGEA, E' VOLONTARIA NEL PAESE PER LVIA, DOVE SI OCCUPA PROGETTI DI COMUNICAZIONE E FUNDRAISING

È sul concetto di famiglia manches longues che si basa la società del Burkina Faso. La famiglia maniche lunghe, infatti, evoca il gesto dell’abbraccio che accoglie anche persone con cui non si hanno legami di sangue. Ed è questo uno degli aspetti della cultura dell’Africa Occidentale che Alessia Uslenghi, senior editor di Egea dal 2011 e volontaria di Lvia, l’Associazione internazionale volontari laici che opera a sostegno dei bambini, ha portato nella propria vita: “non ho famiglia ma ho i figli delle mie amiche”.

Così come sono diventati figli anche i ragazzi del Collége Li Koulbila di cui è madrina, una scuola d’eccellenza in Burkina Faso costruita dall’ong Bambini nel deserto. “Ho creato una biblioteca che raccoglie i libri di testo necessari per le lezioni e ho fornito la scuola di un microscopio che mi sono fatta regalare dai miei genitori per il mio compleanno”, continua Alessia Uslenghi con l’entusiasmo di chi è innamorata dell’Africa e della sua gente, di chi ha fatto proprio il Burkina Faso. Ma il suo avvicinamento al Continente nero è stato graduale, all’inizio erano viaggi di piacere, in Libia, Mali, Angola, macinando chilometri su chilometri, facendo trekking o percorrendo i corsi d’acqua che disegnano il paesaggio.

Ed è stato proprio durante una lenta navigazione sul Niger, a bordo di una pinassa, che Alessia Uslenghi ha “conosciuto da vicino le persone dei villaggi della Falesia di Bandiagara. Girando in questi luoghi vedevo i pozzi con le targhe di Bambini nel deserto di cui mi aveva parlato un collega della casa editrice in cui lavoravo. Quando sono tornata in Italia ho deciso che avrei fatto qualcosa anch’io e ho contatta l’ong proponendomi come volontaria per occuparmi della comunicazione”. Poi, ha seguito un progetto a Kinshasa, in Congo, e nel 2012 è stata in Ciad partecipando a un programma dell’Unicef e Oim (Organizzazione internazionale per i migranti) di lotta alla malnutrizione che aiutava 570 bambini di un campo profughi, scappati dalla Nigeria sotto l’assedio di Boko Haram.

Nel 2013 ha preso un’aspettativa ed è andata in Burkina Faso: “è stato in quel momento che ho provato il mal d’Africa e, da allora, questa destinazione è diventata la metà di tutte le mie vacanze”. Partecipando a un programma di sviluppo a Ouagadougou, Alessia Uslenghi ha conosciuto il responsabile di Lvia e da quest’incontro ne è nata un’intensa collaborazione. “Per Lvia, mi occupo dei progetti di comunicazione e di sensibilizzazione per favorire il fundraising”. Ma non nasconde che, un giorno, le piacerebbe potersi trasferire in Burkina Faso: “là ho scoperto l’incredibile sensazione di quello che è la tana per un animale. E’ qualcosa di meraviglioso”.
 
 

di Allegra Gallizia