Beta, una sigla che sta per 'nuovo ecosistema dell'apprendimento'
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Beta, una sigla che sta per 'nuovo ecosistema dell'apprendimento'

CHE COSA FA BOCCONI EDUCATION AND TEACHING ALLIANCE, IL CENTRO CHE IL SUO DIRETTORE LUIGI PROSERPIO DEFINISCE 'UN LABORATORIO DI RICERCA E SVILUPPO SUI METODI PER L'APPRENDIMENTO'

Le nuove aule flat e ricomponibili , il podio, i Massive open online courses (Mooc), BClicker. Quando si parla di didattica innovativa alla Bocconi la sigla che ricorre è quella di Beta, la Bocconi education & teaching alliance, “il centro creato per discutere e progettare il futuro dell’apprendimento nella nostra Università e per supportare i bisogni e le idee della faculty Bocconi”, come recita il suo sito.
Nel luminoso ufficio che lo ospita, al primo piano di via Roentgen, l’attenzione del visitatore è alternativamente attratta dai tomi di didattica e tecnologia o dai ritagli di giornali di moda, in un angolo che ancora risente di essere stato il set di un Mooc sul fashion. E non mancano neppure le attrezzature informatiche e di ripresa, i gadget elettronici o gli appunti e le massime ispirazionali, su fogli coloratissimi appesi ai muri. È qui che abbiamo chiesto a Luigi Proserpio, il direttore del centro, di raccontarcelo.
 
A che cosa serve il Beta?
È un laboratorio di ricerca e sviluppo sui metodi per l’apprendimento, sia analogico che digitale. Vuole portare l’università ad avere una visione coerente sui processi d’innovazione, passando dalla scala individuale a quella strutturale, in un mondo in cui le tecnologie per la didattica sono in continua evoluzione e la loro prima adozione avviene spesso in modo disperso.
 
Quando e come è nato?
È nato a metà 2012, verso la fine del mandato di Tabellini come rettore, ed era stato pensato soprattutto come supporto ai docenti in termini di formazione sulla didattica. Con Sironi quello a cui si vuole tendere è la sperimentazione di un nuovo ecosistema dell’apprendimento.
 
Qual è l’innovazione a cui siete più affezionati?
Le nuove aule flat e ricomponibili, perché sono un vero e proprio laboratorio di didattica innovativa: gli studenti sono più vicini ai docenti, più avvolti fisicamente e immersi mentalmente nell’esperienza di apprendimento, grazie ai tre schermi. In queste aule c’è maggiore interattività, finalizzata all’apprendimento non solo della teoria, ma del know how e delle soft skill. Inoltre, gli strumenti a disposizione dei docenti consentono di fare assessment in tempo reale: il docente può capire subito se il processo di apprendimento procede in modo regolare. Anche dal punto di vista estetico, infine, sono più in linea con i gusti dei nostri studenti.
 
Ma qual è la caratteristica più importante delle nuove aule?
Direi proprio quella di essere flat e ricomponibili. Gli studenti possono creare gruppo di discussione e confronto spostandosi. E il triplo schermo si presta a usi diversi: ci sono docenti che lo usano per confrontare la soluzione di un problema con quella proposta dagli studenti, altri che proiettano semplicemente le stesse cose su tutti e tre, favorendo una buona visione da parte di tutti.
 
Un’altra esperienza importante è quella dei Mooc, i Massive open online courses distribuiti su piattaforme accessibili a tutti.
Siamo partiti con tre Mooc sulla piattaforma Coursera per acquisire competenze. Realizzare un Mooc è cosa complessa e sofisticata, se non si vuole semplicemente replicare l’aula. Abbiamo imparato a realizzare video con un ritmo e un’estetica adeguati e abbiamo compreso appieno quale sia il valore aggiunto della community che si sviluppa intorno ai Mooc. Gli iscritti ai corsi sono decine di migliaia da ogni angolo del mondo e quando la community funziona la diversity è senza pari.
 
La funzione di supporto più diretto ai docenti è venuta meno?
Assolutamente no. I Teaching excellence seminar sono seminari Beta coordinati da Stefano Gatti, un docente attivissimo nel campo dell’innovazione didattica, e vogliono creare una community professionale che si riunisce periodicamente a discutere di temi quali l’utilizzo dei Mooc nell’ambito dei corsi in presenza, l’insegnamento dei metodi quantitativi, la didattica per gli studenti Mba, solo per fare qualche esempio. Il Teaching excellence program è, invece, un corso erogato a settembre ai nuovi docenti per familiarizzarli su come è fatto il teaching alla Bocconi e dare qualche dritta ai più giovani. Inoltre, abbiamo messo a punto una manualistica dettagliata, realizziamo open day per supportare i docenti nell’uso dei singoli nuovi strumenti e anche coaching one-to-one. Infine, stiamo pensando a un vero e proprio help desk.
 
Che genere di rapporti avete con il resto dell’Università?
Non lavoriamo mai da soli. La “a” di Beta sta per “alliance” e questa alleanza per l’innovazione didattica è composta, oltre che da noi, da Divisione affari didattici, Area sistemi informatici e telematici, Servizio logistica, infrastrutture e acquisti, biblioteca e scuole.
 

di Fabio Todesco

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