OPINIONI |

Una mediazione fatta di racconti

CHE COSA PUÒ SUCCEDERE QUANDO UNA VITTIMA E UN COLPEVOLE S'INCONTRANO E PARLANO

di Eleonora Montani, professore a contratto di criminologia presso il Dipartimento di studi giuridici della Bocconi

Tutti noi siamo legati dal patto di cittadinanza, quel tacito accordo in ragione del quale fondiamo le nostre relazioni sul rispetto dell’altro e confidiamo che questo altro non violerà la nostra identità. Per cui, quando la mattina usciamo di casa, confidiamo di ritornarvi la sera senza che ci sia successo nulla. Il reato è un tradimento di questo patto e una volta che il patto è stato violato non c’è ragione perché non possa succedere di nuovo e in modo sempre più grave...

Eleonora Montani

La risposta che il sistema dà alla violazione del patto di cittadinanza, alla commissione di un reato, è la pena. Ma come può la pena minacciata o applicata rispondere alle domande di sicurezza della vittima che, non dimentichiamo, è l’altra faccia del delitto, l’altro io nella diade del reato? La vittima di un reato perde la fiducia nell’altro e questo continuerà ad impedirle di continuare a vivere come prima, anche a distanza di tempo, anche a prescindere dal percorso di giustizia.

La giustizia riparativa vede nella mediazione reo-vittima un istituto cardine. In estrema sintesi possiamo definire la mediazione reo-vittima come il processo attraverso il quale i soggetti parte di un conflitto confrontano i loro punti di vista e cercano, con l’aiuto di un terzo neutrale, il mediatore appunto, una soluzione al conflitto che le oppone.

Questo approccio valorizza la relazione esistente tra gli individui. È il legame esistente tra i soggetti coinvolti l’elemento attorno al quale ruota il processo di mediazione, come dimostrano le due testimonianze pubblicate in questa pagina.

La mediazione è il tentativo di far incontrare chi ha commesso un reato con le proprie vittime, per far sì che, innanzitutto, ci sia la possibilità di confrontarsi sulla relazione che ci lega agli altri, per cercare di riparare quel patto che con il reato è stato rotto. La mediazione assicura al reo e alla vittima uno spazio in cui incontrare l’altro, è un'occasione di riconoscimento e di incontro tra le persone coinvolte nel conflitto, in cui si possa tener conto della dimensione relazionale ed emotiva.

Un reato segna una linea di demarcazione tra un prima e un dopo. Colui che subisce un reato perde il senso delle relazioni con gli altri, perde la fiducia nei confronti di quel mondo che non tornerà mai più. La giustizia riparativa ha l'obiettivo, tra gli altri, di aiutare le vittime a rielaborare questo sentimento.

Per il reo incontrare l’altro, la vittima, è iniziare a sentire il peso di una responsabilità sempre avuta ma mai sentita propria. In mediazione non si può far finta che l'altro non esista perché c’è, è presente e si manifesta come persona.

Gli spazi di mediazione sono dei luoghi fisici e simbolici nei quali è possibile prendere la parola. Potremmo dire che la mediazione è fondamentalmente un'esperienza narrativa, uno spazio, un tempo per narrare la propria storia insieme all'altro. Il punto decisivo è proprio questo: è l'incontro di narrazioni, lo scontro, l'intreccio, lo scambio di parole dell'una e dell'altro a divenire fondamentale, a rappresentare un'opportunità di trasformazione.

La mediazione non c’entra nulla con l’idea del perdono. Il perdono è un fatto assolutamente privato. Significa accettazione dell’altro. Accettazione della persona, ovviamente, non del suo crimine. Riguarda perciò un processo interno dell’individuo, la sua capacità di recuperare la solidarietà con l’altro. La mediazione non pretende che tra le persone in conflitto si ricostruisca un’armonia, lo scopo di un percorso di mediazione è aprire uno spazio perché possa avvenire un riconoscimento.

Leggi qui la testimonianza di una vittima
http://www.viasarfatti25.unibocconi.it//notizia.php?idArt=13301

 

Leggi qui la testimonianza di un rapinatore
http://www.viasarfatti25.unibocconi.it//notizia.php?idArt=13300

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