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2009/2010: Bocconi università europea

INAUGURATO L'ANNO ACCADEMICO CON PASCAL LAMY. UNA LEZIONE SU TRE è TENUTA IN INGLESE, UNA MATRICOLA SU 9 è STRANIERA. ISTITUITO L'INTERNATIONAL ADVISORY COUNCIL

Globalizzazione. È questa la parola d’ordine che ha caratterizzato l’inaugurazione dell’anno accademico 2009/2010 dell’Università Bocconi. Non solo nelle parole di Pascal Lamy, direttore generale del Wto, che ha tenuto la lectio magistralis dal titolo Global governance: lessons from Europe, ma anche in quelle di Mario Monti e Guido Tabellini, rispettivamente presidente e rettore dell’ateneo di via Sarfatti, che si sono soffermati sul ruolo delle istituzioni nel governare la globalizzazione dell’economia reale e sull’importanza dell’università e dell’accumulazione della conoscenza nel mondo globalizzato.

In apertura della cerimonia, alla quale hanno partecipato anche il vicepresidente e il consigliere delegato della Bocconi, Luigi Guatri e Bruno Pavesi, il presidente Monti ha sottolineato i benefici recati, anche alla Bocconi, dall’ampliamento del mercato della formazione a livello prima europeo e poi globale. “La necessità di misurarsi con istituzioni internazionali ricche di risorse e di esperienza ha spinto la Bocconi a divenire più reattiva, più globale e attenta a ogni aspetto della qualità accademica. Per meglio competere sul mercato globale della formazione abbiamo istituito l’International Advisory Council, presieduto da Antonio Borges, al quale hanno aderito importanti personalità internazionali del mondo dell’impresa e dell’alta formazione. Obiettivo di questo organismo sarà coadiuvare la Bocconi nelle principali scelte strategiche per il posizionamento sul mercato internazionale”.

“Come per le persone e le imprese, anche per le università la globalizzazione è sia un rischio che un’opportunità”, ha detto Tabellini nella sua relazione. “La globalizzazione ha però implicazioni ancora più rilevanti per le università e per chi opera nel mondo della ricerca, che non in altri settori produttivi. La ragione è che, nel campo della conoscenza, l’eccellenza ha rendimenti altamente non lineari. Riuscire a spostare la frontiera della conoscenza ha rendimenti molto più elevati che non la diffusione delle conoscenze accumulate da altri”.

In quest’ottica il perseguimento dell’eccellenza e dell’internazionalizzazione sono scelte obbligate che la Bocconi porta avanti di pari passo. E i risultati raggiunti in questa direzione sono molti, come testimonia anche il gradimento da parte degli studenti. Nel 2009/2010 il numero di domande di ammissione ha infatti raggiunto il massimo storico: 6.267 domande al triennio – erano 3.754 nel 2005/06 - per 2.550 posti disponibili.

Questo anno accademico è stato caratterizzato anche da un significativo aumento della produttività scientifica dei docenti dell’Università (al 30 giugno 2009 il numero di pubblicazioni sulle riviste di maggiore prestigio era già quasi pari a quello dell’intero 2008), la progressiva migrazione di parte della didattica dalla lingua italiana a quella inglese, che ora caratterizza il 30% delle lezioni tenute in Università, la crescita degli iscritti stranieri (il 12% delle matricole nei trienni, il 10% nei bienni), le 2.800 occasioni di studio e lavoro all’estero offerte agli studenti lo scorso anno.

A coronamento di una spinta all’internazionalizzazione giustificata dalla formazione di un’unica comunità scientifica internazionale in gran parte delle scienze economiche e sociali e dall’emersione di un grande mercato mondiale della formazione superiore, la Bocconi può vantare 180 accordi di scambio di studenti per un semestre con altrettante università internazionali, 13 double o joint degree e desk nei maggiori paesi asiatici capaci di gestire un flusso di 300 studenti l’anno verso la Cina e 100 verso l’India.

L’apertura al resto del mondo ha coinvolto anche la Sda Bocconi school of management, con un 60% di docenti in possesso di un PhD preso spesso all’estero, che si confronta con il 28% di cinque anni fa, Mba erogati solo in lingua inglese, nuovi master con forte attrattiva per l’estero (l’86% dei partecipanti al nuovo Master in fine food and beverage sono stranieri) e il consolidamento della proiezione internazionale verso Cina, India, Mediterraneo ed Est Europa.

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di Barbara Orlando

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