Con un lavoro sempre piu' liquido, i vecchi paletti servono a poco
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Con un lavoro sempre piu' liquido, i vecchi paletti servono a poco

TEMPI E MODI NUOVI DI SVOLGERE LA PROPRIA ATTIVITA' DA PARTE DEI LAVORATORI RICHIEDONO NUOVE FORME DI GESTIONE E NUOVE TUTELE. E QUINDI ANCHE NUOVE FORME E NUOVI STRUMENTI DI ESPRESSIONE PER LE RELAZIONI SINDACALI

di Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro

Il secolo scorso ha visto nascere e fiorire il diritto del lavoro, come risposta all’affermarsi della impresa moderna, uscita trasformata dalla seconda rivoluzione industriale. Il lavoro alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore è diventato rapidamente il modello socialtipico di riferimento, capace di rappresentare la nuova classe dei lavoratori. Ma nel passaggio al nuovo millennio quella impresa e quei lavoratori hanno subito una mutazione profonda, tale da rendere necessario un ripensamento complessivo dei diritti e delle tutele di chi lavora. La straordinaria accelerazione del cambiamento impressa da concorrenti fattori esogeni come la globalizzazione, la rivoluzione digitale, la pandemia e le crisi geopolitiche, ha messo in discussione elementi una volta considerati punti fermi del lavoro subordinato. Con la progressiva virtualizzazione degli spazi fisici dell’impresa si è sperimentata la difficoltà di ricostruirne la dimensione di comunità e il senso di appartenenza ad essa. Il rapporto tra management e collaboratori è stato colpito nei suoi equilibri più consolidati. I nuovi paradigmi di modulazione del tempo, dello spazio e dello stesso oggetto della prestazione di lavoro esigono un ridisegno dei modelli di organizzazione del lavoro. Ciò non significa cedere a una concezione anarchica dell’impresa, terreno fertile per il prodursi di nuove forme di sfruttamento del lavoro, soprattutto nelle sue componenti più deboli.

Al contrario, il trasferimento ai lavoratori di quote di responsabilità nella gestione dei tempi e dei modi di lavorare e l’allentamento del controllo spazio-temporale sulla prestazione presuppongono una maggiore attenzione alla dimensione personale del lavoratore. Le innovazioni tecnologiche mettono a rischio l’integrità della privacy dei lavoratori, con la necessità di aggiornare costantemente gli strumenti normativi e tecnologici a garanzia della riservatezza dei dati sensibili. Anche la salute di chi lavora è esposta a nuovi fattori di rischio, come dimostra il preoccupante diffondersi di nuove patologie correlate alle forme di lavoro ubiquitario. D’altra parte, per conseguire l’obbiettivo di un lavoro di maggior valore, occorre costruire un sistema di formazione professionale di massa per garantire a tutti i lavoratori di essere all’altezza delle nuove responsabilità di cui vengono investiti e ai disoccupati un aiuto efficace nella costruzione di un patrimonio di competenze spendibile. In questo scenario le relazioni sindacali potranno avere nuovi spazi di intervento, ma a patto di trovare nuove forme e nuovi strumenti di espressione.

Solo così i sindacati e le rappresentanze datoriali più attrezzate e rappresentative potranno dare vita a una fase di contrattazione collettiva capace di accompagnare senza traumi questo cambiamento, ridisegnando la mappa del lavoro in modo sostanzialmente diverso da come lo abbiamo conosciuto fino a ora. La struttura dell’orario di lavoro e della retribuzione come funzione rigida del tempo passato in fabbrica o in ufficio faticano a rispondere alle sollecitazioni che vengono da modelli organizzativi sempre più orientati a valutare i risultati. Istituti classici come gli straordinari, le ferie, i permessi, la malattia e tutto ciò che è stato costruito attorno alla presenza nei luoghi di lavoro devono essere ridisegnati. Se i lavoratori saranno sempre meno vincolati a un orario predefinito sarà necessario individuare una diversa metrica del lavoro. In questa prospettiva i contratti collettivi dovranno essere in grado di individuare parametri inediti di valorizzazione del lavoro.

La sfida è la costruzione di un sistema di regole e di servizi che sappia dare risposte efficaci ai bisogni di protezione derivanti dalle nuove forme di organizzazione del lavoro. Partecipazione, welfare, salute, formazione permanente di massa e strumenti per superare efficacemente le discontinuità occupazionali sono i principali assi attorno ai quali dovrà essere costruita la nuova rete delle tutele del lavoro.
 

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