Una  poltrona per chi si impegna (e non solo per legge)
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Una poltrona per chi si impegna (e non solo per legge)

LA NUOVA LEGGE APPROVATA A GIUGNO RIDEFINISCE LO STATUS DELLE IMPRESE SOCIALI E VALORIZZA SEMPRE DI PIU' CHI CREA OCCUPAZIONE, PROMUOVE IL VOLONTARIATO E PENSA AL BENE COMUNE

di Giuliana Baldassarre, direttore del Master in Management delle imprese sociali, non profit e cooperative di SDA Bocconi

L’Istat mostra che le istituzioni non profit attive in Italia sono cresciute del 28% tra il 2001 e il 2011 e contano sul lavoro di 5,7 milioni di persone. La crescita e il consolidamento del terzo settore hanno evidenziato la necessità di razionalizzare il complesso disposto di leggi che attualmente lo regolano, un mondo di difficile inquadramento e che risulta spesso sfuggevole per via della complessità, della varietà e dell’eterogeneità degli enti che lo compongono.
Rispondendo a questa esigenza, a giugno 2016 è stata approvata la legge di riforma del terzo settore e dell’impresa sociale. Gli intenti del governo sono due: valorizzare il principio di sussidiarietà e riconoscere la centralità della capacità produttiva e occupazionale di tutti gli enti del terzo settore.

Molti sono i punti di rilievo dell’attuale riforma, ma primo fra tutti è quello relativo alla ridefinizione del settore stesso che avvia un cambiamento non solo legislativo ma anche culturale e sociale sdoganando il principio secondo cui si è enti appartenenti al terzo settore per legge. L’attuale riforma definisce infatti come terzo settore «il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi». In tal senso l’elemento centrale è l’attività svolta come elemento decisivo per qualificare l’utilità sociale delle organizzazioni non profit e non più la sola forma giuridica e le finalità riportate nello statuto o la non distribuzione degli utili. L’utilità sociale di una attività è da ricercarsi nel fatto che abbia prodotto risultati verificabili in termini di interesse generale, la legge delega prevede infatti lo svolgimento di tali attività, la valutazione degli impatti sociali e la misurabilità dei risultati raggiunti come condizione necessaria per ottenere le agevolazioni fiscali.
La focalizzazione sull’attività svolta valorizza e identifica gli enti come appartenenti al terzo settore in base a ciò che fanno per sviluppare la propria mission: la gestione di un ristorante con l’impiego di personale detenuto o la realizzazione di un polo culturale nelle periferie svantaggiate delle città o la gestione di un ambulatorio con servizi accessibili e di qualità per persone emarginate dai circuiti tradizionali sono da considerarsi enti che svolgono attività di interesse generale. 

Le attività di interesse generale sono inoltre non solo specificate ma è previsto che siano aggiornate nel corso del tempo, ciò garantisce l’adeguatezza e la pertinenza dell’utilità sociale in base al contesto che cambia. La legge evidenzia anche la necessità di promuovere l’assegnazione di beni immobili pubblici inutilizzati e confiscati alla criminalità organizzata e di agevolare il trasferimento di questi beni alle organizzazioni del terzo settore. Inoltre, ribadisce il ruolo dei volontari attraverso un fondo dedicato a chi li utilizza. Infine, viene istituito un fondo destinato a sostenere le attività di interesse generale che dovrà essere di 17,3 milioni di euro nel 2016 e di 20 milioni di euro nel 2017. In conclusione, molti sono ancora gli aspetti da approfondire e da declinare nei successivi decreti attuativi che a partire dagli aspetti definitori avvieranno un processo di semplificazione legislativa e amministrativa attraverso un testo unico ed un registro unico che garantisca la compresenza nello stesso terzo settore dell’impegno e della gratuità dell’attivismo civico con la dimensione imprenditoriale e professionale del lavoro.
 

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