Otto bocconiani alle negoziazioni sul clima
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Otto bocconiani alle negoziazioni sul clima

GLI STUDENTI DI GREEN MANAGEMENT AND CORPORATE SUSTAINABILITY HANNO SVOLTO IL RUOLO DI NEGOZIATORI INTERNAZIONALI AL MODEL UNITED NATIONS FRAMEWORK CONVENTION ON CLIMATE CHANGE DI ST. GALLEN

Otto studenti del corso in Green Management and Corporate Sustainability (per i bienni) si sono calati nei ruoli di negoziatori internazionali e hanno preso parte, venerdì 15 e sabato 16 maggio, al Model United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). Il gioco di ruolo, che si è svolto a St. Gallen, Svizzera, simula la Conferenza delle parti sul clima che si terrà a Parigi nelle due settimane comprese fra il 30 novembre e l’11 dicembre 2015. Dalla cosiddetta COP21 ci si attende un accordo che non è stato raggiunto nei precedenti negoziati sulla riduzione delle emissioni dei gas serra e il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2 gradi centigradi.
 
Divisi in tre gruppi, gli otto bocconiani hanno coperto i ruoli di Giappone, Polonia e Argentina confrontandosi con 120 studenti provenienti dalle università del CEMS. È stata simulata anche l’influenza della stampa e delle Ong invitate alla conferenza. “Abbiamo rappresentato la quarta economia al mondo, il Giappone”, spiega Bob den Hartog. “Abbiamo sperimentato il potere delle coalizioni nell’influenzare la condotta degli altri Paesi, un potere rafforzato dai legami con Stati Uniti e Australia. Ci siamo spesso incontrati in segreto per rivalutare gli scopi comuni e stabile nuove strategie”. Den Hartog e i suoi colleghi Aleksander Ostrowski e Stefánia Vág hanno lasciato St. Gallen “pienamente soddisfatti delle opportunità d’apprendimento diretto e con una migliore comprensione delle politiche globali e del cambiamento climatico”.
 
Roman Wigger e Lucia Piazza hanno rappresentato la Polonia. “Grazie al gioco di ruolo”, afferma Wigger, “ora siamo in grado di giudicare in modo più lucido processi e risultati di conferenze di questo tipo. Spesso gli esiti non sono all’altezza delle aspettative, ma raggiungere il consenso attorno a un accordo è tutt’altro che facile. Il solo fatto che tutte le parti firmino un accordo è di per sé un successo”. Diana Guida, che ha svolto il ruolo di delegato dell’Argentina al fianco di Karoliina Korpela e Karl Brussolo, è d’accordo. “I rappresentanti nazionali devono rimanere concentrati, pensare velocemente e agire ancora più rapidamente. I sentimenti devono essere controllati, le emozioni talvolta tenute nascoste, ogni frase va soppesata. L’energia era palpabile, così come la volontà di trovare una soluzione sostenibile, ma la frustrazione può distruggere la spinta iniziale a essere costruttivi. È difficile trovare il giusto equilibrio fra discussioni fruttuose ed eccessiva attenzione ai dettagli che porta via molto tempo”.
 
Il role play rappresenta l’ultimo modulo del corso di Stefano Pogutz. Nella prima parte sono disegnati gli scenari delle grandi sfide che attendono imprese e istituzioni in tema di clima, energia e servizi eco-sistemici. Nel secondo modulo si analizza il comportamento delle imprese, anche tramite case studies. La terza parte è sdoppiata e contribuisce al 50% del voto finale: da una parte un field project con Accenture, dall’altro il Module UNFCCC. Prima della trasferta svizzera, gli studenti sono stati chiamati a redigere due documenti: il background paper è un rapporto analitico sulla condizione del Paese rappresentato dagli studenti e sui driver che condizionano le politiche climatiche; il position paper contiene gli obiettivi di negoziazione, alcuni trasparenti, altri segreti.
 
“Grazie al role play” spiega Pogutz “gli studenti imparano in maniera attiva. Sviluppano capacità d’analisi mettendo in relazione problemi ambientali e attività delle aziende. Mettono alla prova le doti di leadership necessarie per gestire il gruppo e la negoziazione. Scoprono le strategie che possono essere implementate. Dopo Kyoto, i costi economici della riduzione delle emissioni di CO2 hanno determinato un raffreddamento della volontà di definire un nuovo accordo. Ma, proprio come per le assicurazioni, è un costo attuale che va sostenuto per evitare il rischio futuro di enormi tagli al PIL globale come conseguenza di cambiamenti climatici a cui non siamo preparati. Il cambiamento offre anche una chance: vi sono strategie che intercettano e traducono in opportunità il problema del cambiamento climatico attraverso l’innovazione tecnologia e organizzativa”.

di Claudio Todesco

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