Gas a meta' prezzo da quando c'e' lo shale
LA RIVOLUZIONE, PARTITA DAGLI STATI UNITI, HA PORTATO ANCHE DUE MILIONI DI POSTI DI LAVORO. MA E' DIFFICILE CHE IN EUROPA SI DIFFONDA LA TECNICA DEL FRACKINGdi Matteo Di Castelnuovo, direttore del Master in green management, energy and corporate social responsibility
Negli ultimi mesi il tema dello shale gas o gas da scisti è diventato molto popolare sui principali mezzi di informazione e nei convegni che affrontano temi energetici e non solo (es. competitività di un paese). Innanzitutto è bene chiarire che per shale gas si intende un gas di tipo non convenzionale, cioè intrappolato in accumuli di rocce argillose a profondità comprese tra duemila e quattromila metri. Per queste sue caratteristiche geologiche, la sua estrazione è più complessa di quella del gas convenzionale, dal momento che richiede l’utilizzo di due tecnologie particolari quali la trivellazione orizzontale e il cosiddetto fracking, in cui getti di acqua ad alta pressione vengono iniettati nel sottosuolo per frantumare le rocce e liberare il gas intrappolato.
Presenze di giacimenti significativi di shale gas sono state stimate anche in Europa, soprattutto Francia, Germania, Polonia e Inghilterra. Alla luce dei numeri americani sopra indicati e di fattori quali il timore per la sicurezza delle forniture di gas da parte di alcuni paesi extraeuropei, appare comprensibile come alcuni governi europei abbiano cominciato a guardare con interesse allo sfruttamento dei giacimenti di shale gas. Tuttavia, secondo diversi commentatori, un simile boom dello shale gas in Europa non potrà mai avvenire per diversi motivi, tra cui la mancanza di adeguate infrastrutture, la maggiore densità abitativa, la mancanza di piccoli produttori indipendenti, un regime fiscale meno incentivante, la minore disponibilità d’acqua, la mancanza di un diritto minerario del proprietario terriero, solo per citarne alcuni. Forti preoccupazioni permangono anche in merito all’indubbio impatto ambientale di tali tecnologie estrattive: in Germania per esempio l’industria dei birrifici è una delle lobby che maggiormente si oppone al fracking nel timore di una contaminazione delle falde acquifere.