OPINIONI |

Il minimo Comune mitigatore

TUTTI I FATTORI, SOPRATTUTTO FINANZIARI, CHE LIMITANO IL RUOLO CHE POSSONO GIOCARE GLI ENTI LOCALI NELLA GOVERNANCE MULTILIVELLO DEGLI INTERVENTI DI SOSTENIBILITÀ ENERGETICA E MITIGAZIONE CLIMATICA

di Edoardo Croci e Tania Molteni, rispettivamente coordinatore dell'Osservatorio Green Economy dello Iefe e junior research fellow dello Iefe

Le regioni e i comuni europei sono sempre più coinvolti nel raggiungimento degli obiettivi di mitigazione climatica e sostenibilità energetica, in una logica di condivisione dell’onere e di sussidiarietà. Si è così sviluppata una governance multilivello che attribuisce responsabilità crescenti ai livelli istituzionali regionale e locale. Più di 5.800 comuni, dei quali circa la metà italiani, hanno firmato il Covenant of Mayors, che li impegna a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 20% entro il 2020. Attraverso i Piani d’azione per l’energia sostenibile (Paes), le municipalità definiscono le strategie e le azioni che intendono mettere in atto. I principali ambiti riguardano l’efficienza energetica degli edifici, la mobilità sostenibile, il ricorso a fonti energetiche rinnovabili. Non è tuttavia scontato che questi impegni si traducano in risultati. Diverse barriere, politiche, tecniche ed economiche possono presentarsi lungo il percorso. In questo ambito riveste un ruolo rilevante l’integrazione fra la pianificazione regionale e quella locale in materia energetica ed ambientale.

Lo Iefe Bocconi ha condotto un’indagine a livello Ue28 su questi temi, prendendo in considerazione circa 200 casi. Le principali criticità riscontrate sono legate all’accesso ai finanziamenti, al rapporto con gli intermediari finanziari, alla corretta valutazione dei costi e dei benefici. Come è emerso anche in un recente convegno organizzato dallo Iefe nell’ambito del progetto Coopenergy, manca spesso all’interno degli enti locali la capacità di sviluppare progetti bancabili. In particolare in Italia risulta nettamente prevalente il ricorso alla finanza pubblica, rispetto al capitale privato. Dall’altro lato, le istituzioni finanziarie hanno difficoltà a valutare correttamente rischi e ritorni dei progetti. Come si superano queste barriere?

Una possibile strada è il ricorso ai programmi che finanziano l’assistenza tecnica per preparare i progetti, come il programma Elena della Banca europea degli investimenti (Bei), attraverso cui è possibile ottenere risorse per effettuare studi di fattibilità, strutturare programmi d’investimento, realizzare audit energetici. Sviluppare progetti più solidi può consentire di accedere alle numerose fonti di finanziamento esistenti, quali il Fondo europeo per l’efficienza energetica, promosso da Commissione europea, Bei, Cassa depositi e prestiti e Deutsche Bank, rivolto agli enti pubblici locali e alle imprese partecipate. Un’altra strada è il ricorso a finanziamenti tramite terzi, nei quali uno o più soggetti privati forniscono il capitale necessario alla realizzazione di un intervento a fronte di un flusso di ricavi atteso generato ad esempio da interventi mirati all’efficienza energetica.
Un esempio integrato di queste soluzioni è il programma di riqualificazione energetica di edifici pubblici lanciato da Provincia di Milano in 48 comuni aderenti al Covenant of Mayors. Si prevede che l’iniziativa, sviluppata con il supporto del programma Elena e il ricorso a fondi Bei, mobiliti circa 60 milioni di euro di investimenti. 
Nei casi esaminati, l’impegno dei soggetti con responsabilità politiche, l’accesso ai fondi e la disponibilità di competenze tecniche emergono come i principali fattori di successo.

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