OPINIONI |

Anche l'arredamento ha bisogno d'aiuto

IN VISTA DEL SALONE DEL MOBILE DI MILANO, IL PUNTO SUL SETTORE, CHE RAPPRESENTA UN'ECCELLENZA MA NECESSITA DI MAGGIORE SOSTEGNO

di Antonio Catalani, SDA professor di strategia e imprenditorialita' e professore a contratto di management of design alla Bocconi

Dal 9 al 14 aprile 2013 Milano sarà ancora una volta la capitale dell’arredamento e ci proporrà, almeno nelle intenzioni degli organizzatori, “il mondo che abiteremo”. Questo è il tema ambizioso che Cosmit, l’ente organizzatore nato da FerderlegnoArredo, ha scelto per la 52ma edizione del Salone Internazionale del Mobile di Milano.

Antonio Catalani

Il Salone è certamente la più importante manifestazione al mondo nell’ambito dell’arredamento, lo dicono i numeri: nel 2012 hanno partecipato 965 espositori italiani e 290 esteri; ben 292.370 operatori del settore si sono incontrati a Milano, 188.579 dei quali provenivano da tutto il mondo. Inoltre, tra sabato e domenica, gli unici giorni in cui il Salone è aperto al pubblico, circa 40.000 visitatori hanno visitato lo spazio fieristico di Rho. Quest’anno, oltre al Salone Internazionale del Mobile, la Fiera propone Euroluce, il SaloneUfficio, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo ed il SaloneSatellite, nato nel 1998 che ospita ogni anno circa 700 giovani designer che propongono i loro progetti alle imprese ed alla stampa. Milano in quei giorni diventa uno straordinario punto di osservazione per comprendere come stia evolvendo il mondo dell’arredamento e del design, almeno sotto l’aspetto progettuale.

Dal punto di vista degli affari invece, nonostante la vitalità che lo caratterizza, la crisi sta colpendo pesantemente il settore arredamento. Secondo i consuntivi elaborati a marzo 2012 dal Centro Studi Cosmit-FederlegnoArredo il fatturato alla produzione nel 2011 è stato pari a 32 miliardi circa, con un -4,8% rispetto all’anno precedente, il consumo apparente si è ridotto del 9,7%, gli addetti e le imprese hanno perso rispettivamente il 2 ed il 2,6%. Il 2012, vista la situazione congiunturale che ha coinvolto tutto il manifatturiero italiano e il sentimento che si percepisce incontrando gli imprenditori, non lascia certo immaginare risultati positivi, in particolare per il mercato domestico.

Se consideriamo il saldo del commercio con l’estero, secondo il Ministero dello sviluppo economico, l’arredamento nel 2011 ha avuto un saldo attivo di 6,271 miliardi di euro, inferiore solo agli oltre 44 miliardi di euro dei macchinari, ben più elevato dell’abbigliamento e delle calzature. Tuttavia, per supportare il mobile, l’investimento pubblico è stato solo il 7,6% del totale, molto meno che per altri settori.

Le esportazioni, che rappresentano un’importante opportunità per le aziende italiane del mobile, interessano un numero limitato di imprese: quelle che sono strutturate per affrontare i mercati internazionali attraverso il contract, le forniture o i tradizionali canali distributivi. Anche l’export, nonostante il fatto che i mobili restino tra i prodotti italiani a più spiccata specializzazione internazionale, ha visto in un decennio declinare la quota nel mercato mondiale passando dal 14,2% del 2002 all’8,6% del 2011, superati dalla Germania con l’8,9% in una graduatoria che vede il predominio della Cina con oltre il 29% del mercato e la Polonia rafforzarsi nella quarta posizione. Nei primi tre mesi del 2012 le importazioni di mobili in Italia sono ulteriormente diminuite e l’attivo del saldo con l’estero si è rafforzato.

Le imprese italiane continuano a esportare nelle aree che crescono meno, escludendo la Russia e gli Emirati, probabilmente a causa della struttura produttiva che caratterizza il settore, con una elevata percentuale di piccole imprese poco strutturate per affrontare i mercati internazionali. Certamente il confronto che ci propone il Salone del Mobile sul mondo che abiteremo è stimolante, ma forse è il momento di aprire anche un dibattito tra categorie, studiosi e istituzioni su come rilanciare un settore che ha grandi potenzialità, ma da troppi anni soffre. Il mobile è e rimane un’eccellenza italiana da sostenere.

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