Cosa manca ancora all'unione bancaria
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Cosa manca ancora all'unione bancaria

TUTTI I PROBLEMI SOLLEVATI DALLA MANCATA PREVISIONE DI LINEE DI CREDITO PUBBLICHE A LIVELLO EUROPEO IN CASO DI BISOGNI ESTREMI DEL SISTEMA FINANZIARIO

di Elena Carletti, professore ordinario presso il Dipartimento di finanza

L’unione bancaria è un cambiamento istituzionale epocale, paragonabile all’introduzione dell’euro nell’ormai lontano 1999. Accanto al meccanismo unico di vigilanza (il cd. Single Supervisory Mechanism), l’unione bancaria comprenderà anche un meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, con il suo relativo Fondo unico di risoluzione (cd. Single Resolution Fund), e un sistema armonizzato (anche se non ancora unico) di schemi di garanzia dei depositi nazionali a livello europeo.
Eppure, qualcosa sembra ancora mancare. Nonostante i numerosi sforzi politici (e non solo) fatti in questa direzione, l’unione bancaria non prevede, almeno al momento, vere e proprie forme di finanziamento “contingente” (i cd. fiscal backstop), cioè la possibilità di fornire linee di credito pubbliche a livello europeo nel caso si realizzino fabbisogni di finanziamento o di ricapitalizzazione estremi da parte del sistema finanziario. Si tratta di una mancanza importante per vari motivi.
In primo luogo, senza una chiara linea di credito europea diretta alle singole istituzioni finanziarie (o ai fondi che potrebbero intervenire per supportarle) si rischia il riproporsi di situazioni analoghe a quelle degli ultimi anni, quando i governi nazionali si sono improvvisamente ritrovati responsabili dei propri sistemi finanziari, ormai cresciuti ben oltre i confini e le capacità fiscali nazionali. Nel caso in cui questo dovesse succedere ancora, significherebbe che l’unione bancaria non è in grado di raggiungere uno dei suoi obiettivi principali, quello di rompere il circolo vizioso tra banche e capacità debitoria degli stati nazionali.
In secondo luogo, la mancanza dell’end game, cioè l’incertezza su cosa accada in un’eventuale nuova crisi finanziaria sistemica quando le risorse dei vari fondi precostituiti (tipo l’European Stability Mechanism o il Fondo di risoluzione) potrebbero venire rapidamente esaurite, rischia di inficiare l’intero processo decisionale e distorcere gli incentivi dei vari agenti facenti parte dell’unione bancaria.
È cosa nota che garantire completamente l’operato e le passività delle istituzioni finanziarie possa indurre queste ultime, o meglio i loro manager, a una eccessiva assunzione di rischio (cd problema di moral hazard). Ma è altrettanto noto che qualsiasi forma di garanzia offerta deve essere credibile e chiara per gli investitori per evitare situazioni di panico tra questi ultimi e un possibile contagio tra le istituzioni finanziarie. In mancanza di questo, c’è il rischio che i policymaker preposti al controllo del sistema finanziario prendano decisioni non corrette, eccessivamente restrittive da un lato, o al contrario, eccessivamente permissive, allo scopo di scongiurare il verificarsi di una situazione di rischio sistemico o di contagio. Entrambe le distorsioni non portano ad esiti efficienti. Un eccesso di rigore può impedire le normali funzioni creditizie degli intermediari, mentre un eccesso di lassismo (cd. forbearance) rischia di indurre gli intermediari ad assumere rischi ancora più elevati.
Chissà se è proprio per la mancanza di fiscal backstop che il recente comprehensive assessment exercise si è concluso con una sostanziale promozione del sistema bancario dell’eurozona. Forse non era il caso di dare avvio all’unione bancaria mettendo a dura prova il suo assetto istituzionale ancora non del tutto pronto. Dall’altra parte, però, ci si chiede se questo non possa mettere in discussione l’esito dell’intero esercizio.
 
 

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