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GLI OPERATORI DEL SETTORE, E NON SOLTANTO I TAXISTI, DEVONO FARE I CONTI CON I CAMBIAMENTI DELLE ABITUDINI DI MOBILITA'

di Gabriele Grea, ricercatore del Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo della Bocconi

L’economia della condivisione si afferma oggi in diversi campi, anche grazie al supporto di tecnologia e informazione, come terreno di nuove opportunità: per utilizzare fattori e risorse in maniera più efficiente, sviluppare servizi innovativi e sempre meglio rispondenti alle dinamiche della domanda, generare nuove iniziative e occupazione sul territorio.
Guardando al mondo della mobilità, la sfida è quella di costruire un assetto in cui la condivisione di servizi, informazioni e esperienze diventi elemento centrale del sistema e sia in grado di renderlo flessibile, integrato, fruibile da una ampia platea di utenti.
Servizi come Uber e Lyft per la mobilità privata, ma anche Bridj per il trasporto pubblico e Viamente per la logistica urbana, pongono oggi quesiti importanti in merito alle regole del settore e agli assetti di mercato, generando entusiasmi e incertezze sui due lati della medaglia.
Per immaginare un possibile adattamento della domanda dall’economia del possesso a quella della condivisione è necessario pensare a come noi cittadini ci muoveremo, a fronte dei cambiamenti sociali, economici, tecnologici e anche comportamentali e dei crescenti vincoli legati alla scarsità delle risorse.
Il primo dato è che ci muoveremo senz’altro di più: l’evoluzione del tessuto urbano, della maglia infrastrutturale e delle esigenze e abitudini dei cittadini ha generato una evoluzione della mobilità dei singoli che oggi denota una maggiore complessità, sia nel tempo che nello spazio; orari più flessibili, percorsi più compositi, nuovi valori del tempo caratterizzano le abitudini degli uomini e delle donne mobili di oggi e di domani.
Condividere è dunque la chiave per un utilizzo efficiente delle risorse, per lo sviluppo di soluzioni intelligenti attraverso approcci collaborativi, per disegnare insieme (cittadini, innovatori, fornitori di servizi, policy maker) la mobilità del futuro. Ma non è affatto scontato, il percorso verso l’economia della condivisione è fatto di consapevolezza in merito agli obiettivi comuni di sostenibilità e innovazione, e capacità di identificare e valorizzare i vantaggi derivanti dalla collaborazione.
In un settore in cui le resistenze alle innovazioni, sia di processo che di prodotto, sono spesso negozialmente efficaci, il rischio è che comportamenti corporativi e conservatori generino una contrazione del mercato della mobilità pubblica a favore del reale e temibile competitor, ovvero la mobilità privata tout court.
Piattaforme tecnologiche e di comunicazione per l’organizzazione e la gestione degli spostamenti, e servizi di condivisione dei mezzi su vari livelli, dovranno divenire l’elemento catalizzatore di un nuovo modo di vivere la mobilità e allo stesso tempo moltiplicatore delle opportunità di mercato per tutti i segmenti del trasporto, inclusi quelli maggiormente tradizionali (ferroviario, trasporto pubblico locale, taxi ecc.).
I policymaker avranno il compito di disegnare un sistema di regole e governo in grado di massimizzare e distribuire equamente i benefici dell’economia della condivisione, evitando la concentrazione di questi ultimi nei segmenti di mercato più proficui e creando spazio per le opportunità generate dall’innovazione.
Gli operatori dovranno accettare la sfida dell’innovazione, non solo quella tecnologica con cui soddisfare meglio una domanda dal potenziale crescente, ma anche adottando approcci e modelli di business collaborativi con gli altri attori del settore per fornire servizi integrati e intelligenti in maniera efficiente. Per non rischiare una drammatica riduzione di competitività del sistema.
 

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