E anche la Cina difende la proprieta' intellettuale
IL GIGANTE ASIATICO HA ORMAI TUTTO L'INTERESSE A DIFENDERE I DIRITTI DELLE PROPRIE IMPRESE, RICONOSCENDO QUELLI ALTRUIdi Laurent Manderieux, adjunct professor di diritto della proprieta' intellettuale e di diritto internazionale ed europeo alla Bocconi
L’apertura della Cina ai mercati internazionali è stata accompagnata da un’impennata delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale in questo paese. Violazioni di brevetti, usurpazione di marchi e di domini, contraffazione di loghi e prodotti.
Da qualche anno, mentre i politici europei continuano a lamentare la contraffazione nei prodotti dall’Oriente, assistiamo a un'evoluzione, con conseguenze radicali per le economie occidentali: la Cina di oggi punta al rispetto del diritto in economia. Man mano che l'economia cinese si sviluppa, diventa evidente quanto sia cruciale per questo paese non solo concedere i diritti di proprietà intellettuale ma anche vederli rispettati sul proprio territorio. In effetti, il governo cinese ha dato priorità agli investimenti in ricerca e sviluppo, il tutto ovviamente al servizio del proprio benessere economico e alla sicurezza del commercio.
In Cina esistono due vie per far valere i Dpi: i ricorsi amministrativi e la via giudiziaria. Questo sistema è spesso sconcertante per l’operatore occidentale, eccessivamente timoroso del sistema giuridico della Cina. Tuttavia, recenti casi fanno capire come con buon uso delle leggi cinesi sia possibile vincere cause in Cina: le statistiche mostrano un miglioramento costante del rispetto di questi diritti nel paese. Lo testimoniano le cause vinte da Harmont&Blaine o Dsquared2 (il cui marchio era stato usurpato da parte di un competitor cinese), o anche dall’italiana Ferrero qualche anno fa. Nomi di dominio e marchi notori vengono anche meglio rispettati.
È l’obiettivo dell’accordo Ue-Cina dello scorso gennaio, che coinvolge l'Osservatorio europeo per la lotta alla contraffazione e l'Ufficio dell'Ue per l'armonizzazione nel mercato interno, ma anche autorità e aziende nazionali. Ben 7,5 milioni di euro vi sono dedicati.