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E anche la Cina difende la proprieta' intellettuale

IL GIGANTE ASIATICO HA ORMAI TUTTO L'INTERESSE A DIFENDERE I DIRITTI DELLE PROPRIE IMPRESE, RICONOSCENDO QUELLI ALTRUI

di Laurent Manderieux, adjunct professor di diritto della proprieta' intellettuale e di diritto internazionale ed europeo alla Bocconi

L’apertura della Cina ai mercati internazionali è stata accompagnata da un’impennata delle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale in questo paese. Violazioni di brevetti, usurpazione di marchi e di domini, contraffazione di loghi e prodotti.

Da qualche anno, mentre i politici europei continuano a lamentare la contraffazione nei prodotti dall’Oriente, assistiamo a un'evoluzione, con conseguenze radicali per le economie occidentali: la Cina di oggi punta al rispetto del diritto in economia. Man mano che l'economia cinese si sviluppa, diventa evidente quanto sia cruciale per questo paese non solo concedere i diritti di proprietà intellettuale ma anche vederli rispettati sul proprio territorio. In effetti, il governo cinese ha dato priorità agli investimenti in ricerca e sviluppo, il tutto ovviamente al servizio del proprio benessere economico e alla sicurezza del commercio.

In questo, la Cina prepara da anni il futuro: ha aderito dagli anni 1980 a quasi tutti gli accordi internazionali sulla proprietà intellettuale promossi dall’Ompi, l’Agenzia Onu che gestisce a livello mondiale questo tema, fra cui il protocollo di Madrid che permette di registrare lo stesso marchio nella novantina di paesi aderenti (Cina inclusa) e il trattato di cooperazione in materia di brevetti (Pct), che permette di chiedere in un’unica domanda il brevetto per 150 paesi (fra cui la Cina). Inoltre, la Cina si è dotata, soprattutto dal 2001, di una legislazione efficace per assicurare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale (Dpi). L’obiettivo è chiaro: difendere con energia i diritti delle sue aziende in Cina e, grazie agli accordi internazionali, avvalersi della reciprocità per far valere all’estero i diritti dei suoi imprenditori. Quest’obiettivo viene dunque accompagnato da un miglior rispetto dei diritti degli imprenditori stranieri in Cina.

In Cina esistono due vie per far valere i Dpi: i ricorsi amministrativi e la via giudiziaria. Questo sistema è spesso sconcertante per l’operatore occidentale, eccessivamente timoroso del sistema giuridico della Cina. Tuttavia, recenti casi fanno capire come con buon uso delle leggi cinesi sia possibile vincere cause in Cina: le statistiche mostrano un miglioramento costante del rispetto di questi diritti nel paese. Lo testimoniano le cause vinte da Harmont&Blaine o Dsquared2 (il cui marchio era stato usurpato da parte di un competitor cinese), o anche dall’italiana Ferrero qualche anno fa. Nomi di dominio e marchi notori vengono anche meglio rispettati.
Il percorso è tuttavia ancora lungo e va indirizzato su due strade ben diverse: il miglioramento della comprensione del sistema di difesa dei Dpi in Cina da parte degli operatori stranieri; il miglioramento della formazione dei giudici e delle autorità cinesi nella comprensione delle stesse leggi di proprietà intellettuale cinese (un concetto poco radicato nella cultura cinese, storicamente fondata su valori confuciani legati all’importanza dell’eccellenza nell’imitazione).

È l’obiettivo dell’accordo Ue-Cina dello scorso gennaio, che coinvolge l'Osservatorio europeo per la lotta alla contraffazione e l'Ufficio dell'Ue per l'armonizzazione nel mercato interno, ma anche autorità e aziende nazionali. Ben 7,5 milioni di euro vi sono dedicati.
I politici europei sono ben contenti di questi successi. L’accordo, importante, intelligente e lodevole, non deve nascondere a italiani ed europei l’altra faccia della medaglia: risulta dalle statistiche dell’Ompi che la Cina investe massicciamente in ricerca scientifica e in protezione dei Dpi; inoltre, le sue aziende iniziano a vincere davanti alle Corti Usa e nel mondo i casi di violazione di brevetti cinesi. Senza forti sforzi d’investimento in Europa per la ricerca, ci sarà poca proprietà intellettuale da difendere.

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