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Lorenzo Peccati, 70 anni da bocconiano

LA SCALINATA DELL'ISTITUTO DI ECONOMIA E LA CORRISPONDENZA CON GLI STUDENTI: I RICORDI LEGATI ALL'UNIVERSITA' DEL PRORETTORE CHE, LUNEDI' 22 SETTEMBRE, SARA' FESTEGGIATO CON UN WORKSHOP DA STUDIOSI DI TUTTO IL MONDO

La prima immagine che Lorenzo Peccati ha della Bocconi è l’istantanea di una stazione - quella di Cremona. Da studente, dal 1962 in poi, partiva da lì ogni mattina alle 5,50 per essere a Milano in tempo per le lezioni. Poi c’è l’immagine di una scalinata –quella che portava all’Istituto di economia. Su quei gradini sedevano, anche per giorni, gli studenti in attesa di essere chiamati per l’esame. “Su quella scalinata, alla fine del primo anno”, racconta, “ho conosciuto i due amici con i quali avrei poi condiviso tutto il percorso di studi”.

Peccati, ordinario di matematica finanziaria e prorettore per la faculty dal 2002, sarà festeggiato lunedì 22 settembre, in occasione del 70esimo compleanno, da amici e studiosi italiani e stranieri nel corso di un workshop a lui dedicato.

Il suo rapporto con la matematica e l’economia è cominciato quasi per caso. “La mia prima scelta, dopo il diploma in ragioneria, era lingue. Ma i miei amici dicevano che era una facoltà per ragazze brianzole ricche, e io non potevo vantare nessuna delle tre caratteristiche. Così ripiegai su economia, che era l’unica alternativa per il sistema di allora, che legava la scelta universitaria al diploma conseguito”.

Al momento di trovare un lavoro, dopo la laurea in matematica finanziaria con Eugenio Levi nel 1967, la ricerca ebbe la meglio per un’incollatura sulla banca, ma il rapporto di lavoro con la Bocconi come borsista si interruppe nel 1973, per riprendere nel 1985 in forma di collaborazione e nel 1994 con una cattedra. “In quegli anni”, ricorda Peccati, “la Bocconi ha intrapreso un percorso inverso rispetto alla gran parte degli altri atenei italiani, valorizzando il ruolo della matematica all’interno del curriculum”.

Peccati ha vissuto in prima persona due di quelle che ritiene le tre svolte più importanti della storia recente della Bocconi. “Il primo cambiamento importante, nel quale non ho avuto nessun ruolo, è stato lo sdoppiamento del corso generalista di economia e commercio in economia aziendale ed economia politica, un assetto che è diventato il modello per tutta l’accademia italiana”, spiega Peccati.

Poco dopo l’arrivo di Peccati alla Bocconi – e questa è la seconda svolta importante della Bocconi – l’allora rettore Roberto Ruozi lo incaricò di studiare le prospettive di mercato dell’ateneo alla luce dei cambiamenti demografici che avevano portato al dimezzamento del numero dei nati nel giro di pochi anni. La soluzione fu un’articolazione dell’offerta formativa che, con corsi di laurea dedicati alle pubbliche amministrazioni, all’economia della cultura e alla giurisprudenza, allargasse la platea degli studenti potenziali. “Soprattutto il successo di un corso di giurisprudenza sui generis in una piazza come quella milanese, in cui ce n’erano già due davvero ottimi, è un esempio di straordinaria innovazione di prodotto”, afferma Peccati.

La terza svolta è stata l’internazionalizzazione del corpo docente, degli studenti, dei programmi e del reclutamento, ovvero l’opera che, dal 2002 in poi, ha visto Peccati in prima linea con l’incarico di prorettore per la faculty, “un lavoro a tempo pieno che si aggiunge a quello dell’insegnamento”, puntualizza. “Il reclutamento sistematico dei docenti sul mercato internazionale richiede risorse, comporta un nuovo sistema salariale, ci ha spinti a cambiare e ad omogeneizzare la cultura dei diversi dipartimenti. Essere presenti come recruiter nel mercato internazionale ha inoltre aperto il mercato del lavoro internazionale ai nostri laureati, che sempre più spesso finiscono per lavorare all’estero”.

Le ultime immagini della Bocconi che vengono in mente a Peccati sono quelle dei colleghi e degli studenti. “Tra i colleghi ho buoni amici, che frequento anche al di fuori del lavoro”. Dagli studenti è considerato un professore esigente, che sa dare molto in termini di preparazione a patto di dedicare molto impegno allo studio. E chi lo capisce lo apprezza, come il giovanissimo Mba di Stanford, laureato alla Bocconi, che si è preso la briga di scrivergli per ringraziarlo di come aveva impostato il corso seguito anni prima.

Poi ci sono i rapporti che costringono a spendersi come esseri umani, e non per il ruolo ricoperto. È il caso di un lungo e assiduo scambio di mail con una studentessa con problemi personali e che, dice Peccati, “spero di aver contribuito a tirarsi fuori”. Lettere che ricorda con più commozione rispetto a quelle, pur importanti e numerose, di presentazione di studenti e laureati che hanno poi raggiunto il successo professionale.



di Fabio Todesco

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