Citta' del Lussemburgo patrimonio internazionale
UNA FOLTA RAPPRESENTANZA DI STRANIERI VIVE NELLA CAPITALE DEL GRANDUCATO. TRA QUESTI, MOLTI ITALIANI, IMPEGNATI SOPRATTUTTO NELLA FINANZA, NELLE BANCHE E NELLA CONSULENZA, COME SPIEGA DANIELA ITALIA, ALUMNA BOCCONI CHE A CITTA' DEL LUSSEMBURGO VIVE E LAVORA DA SEI ANNICittà del Lussemburgo è la capitale più internazionale d’Europa. Con più del 60% di residenti di cittadinanza straniera, doppia Tallin, la capitale della Estonia, la seconda classificata, in questa particolare classifica. La città conta poco più di 100mila abitanti, che diventano 170mila con l’area metropolitana, in una nazione che sfiora i 550mila. Di questi, quasi 25mila sono italiani: alcuni emigrati o figli di chi è emigrato nella prima metà del Novecento, quando gli italiani venivano a cercare fortuna nelle miniere; moltissimi di emigrazione più recente.
Se non mancano gli italiani impiegati nella ristorazione e nei locali del centro, i più si trasferiscono a Città del Lussemburgo per lavorare nei servizi avanzati. La vivace comunità bocconiana è fatta di professionisti, prima di tutto, della finanza e delle banche, ma anche della consulenza strategica e contabile, della revisione o delle istituzioni internazionali.
Quando sono arrivata qui, nel 2010, a colpirmi sono state l’internazionalità e l’apertura dell’ambiente di lavoro. Se la percentuale di stranieri residenti è di per sé impressionante, negli uffici delle grandi multinazionali se ne trovano addirittura di più, perché i locali lavorano prevalentemente nel settore pubblico o come professionisti autonomi. A prevalere sono, naturalmente, gli europei, ma non mancano gli asiatici, i mediorientali e gli americani. L’apertura, per chi è abituato a un ambiente gerarchico come quello italiano, può risultare addirittura scioccante, con i capi di organizzazioni molto grandi e complesse che non esitano a rivolgersi direttamente anche ai giovanissimi. In Italia sarebbe considerato uno scavalcare i capi intermedi; qui è del tutto naturale.
Altri aspetti positivi: il merito conta davvero e, in un ambiente tanto internazionale, è facile confrontarsi con temi di lavoro di grande respiro. Intorno alle numerose comunità nazionali si costituiscono ancora più numerose associazioni culturali, che rendono ricchissima l’offerta della città. Non è difficile trovare spettacoli teatrali in italiano, così come in altre lingue. Il lussemburghese, una lingua germanica con numerosi prestiti dal francese, non è indispensabile per vivere nel Granducato. Il francese e il tedesco sono altrettanto diffusi anche nell’amministrazione pubblica e l’inglese è la lingua del mondo della finanza, anche se non è parlata da tutti al di fuori degli uffici. Lavorando in settori diversi dalla finanza, in alcuni casi anche il solo francese o il solo tedesco possono bastare. Città del Lussemburgo è anche una bellissima città, in cui si potrebbe tranquillamente vivere senza automobile. La città vecchia e le casemates – un labirinto di tunnel che facevano parte del sistema difensivo della rocca – sono entrate nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Ma anche il resto del paese non manca di attrazioni e curiosità, dai resti della Linea Maginot alle malinconiche miniere abbandonate, in molti casi trasformate in musei.
Da qui, in un paio d’ore d’auto, di treno o di volo, si possono raggiungere quasi tutte le più belle città d’Europa e, non a caso, l’occupazione prevalente di molti professionisti, nel weekend, è viaggiare.
Un’ultima avvertenza: quando faccio colloqui di lavoro ai giovani, anche bocconiani, emerge sempre la preoccupazione che il costo della vita sia altissimo. Ebbene, non è vero. In media è allineato a quello di una città come Milano, anche se possono esserci grandi differenze su singoli prodotti meno comuni che in Italia, come i pomodori.
di Daniela Italia, laureata in economia e legislazione per limpresa alla Bocconi, e' senior manager di Deloitte Audit a Citta' del Lussemburgo e membro del board del chapter della BAA, Bocconi Alumni Association