Gasparini, un imprenditore della cultura con vocazione internazionale
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Gasparini, un imprenditore della cultura con vocazione internazionale

A TRENT'ANNI DALLA MORTE, UN CONVEGNO IN BOCCONI RICORDA UNO DEI PIU' IMPORTANTI PROTAGONISTI NELLA STORIA DELL'ATENEO MILANESE. PRESENTI GUATRI, SIRONI, GIAVAZZI, ROMANI E SECCHI

A trent’anni dalla morte, ma anche a 50 dal suo ritorno in Bocconi come docente, l’Università Bocconi ricorda, giovedì 29 gennaio, alle 15,30, nell’aula N02 di piazza Sraffa 13, Innocenzo Gasparini, uno dei più importanti protagonisti nella storia dell’ateneo di via Sarfatti. Saranno presenti il vicepresidente Luigi Guatri, il rettore Andrea Sironi e i docenti Francesco Giavazzi, Achille Marzio Romani e Carlo Secchi. Laureatosi nel 1944 con Giovanni Demaria, Gasparini, dopo una brillante carriera accademica negli Stati Uniti, a Oxford e quindi in Italia, tornò in Bocconi nel 1965 come docente ordinario, diventando poi preside e infine, nel 1975, rettore.

“Gasparini è stato una figura importante e impegnata in vari fronti, un vero e proprio imprenditore della cultura”, spiega Carlo Secchi, allievo di Gasparini, professore emerito presso il Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico, “dalla ricerca, collaborando con un importante progetto del Cnr, alla didattica, gestendo il passaggio della Bocconi dal vecchio modello a quello nuovo basato sulla distinzione tra economia aziendale ed economia politica con le loro varie ramificazioni, modello che è durato fino agli inizi degli anni 2000. Ma è stato anche l’anima del Des, fiore all’occhiello dell’Università per molti anni”.

Un altro merito di Gasparini come rettore, spiega Francesco Giavazzi, ordinario presso il Dipartimento di Economia e già direttore (1990-1994) e quindi presidente (1995-2002 e 2008-2010) dell’Igier-Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research della Bocconi, è stato quello di aprire agli studenti e ai docenti la strada per esperienze di studio negli Stati Uniti, dove lui aveva studiato vincendo una fellowship della Rockefeller Foundation: “Prima si usava poco”, spiega Giavazzi, “chi voleva fare un’esperienza al di fuori dei confini nazionali guardava soprattutto all’Inghilterra, con lui si  è avuta una vera svolta in questa direzione, un cambiamento epocale di cui la Bocconi sta raccogliendo i frutti proprio in questi anni”.
 

di Davide Ripamonti

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