A Hong Kong per vivere la vertigine del nuovo
OUTGOING |

A Hong Kong per vivere la vertigine del nuovo

GIOVANNI DI SALVO E' ARRIVATO A HONG KONG NEL 1997 PER RESTARCI UN PAIO D'ANNI COME FINANCIAL CONTROLLER DI PRADA ASIA PACIFIC. DAL 2008 E' PARTNER DI STRABRANDING, UNA SOCIETA' CHE FORNISCE CONSULENZA ALLE IMPRESE CHE VOGLIONO PENETRARE I MERCATI ASIATICI

A Hong Kong ci sono 2.000 italiani, ma per incontrarli non se ne devono frequentare i quartieri, bensì l’aeroporto. Quasi tutto ruota intorno al lavoro e per le imprese internazionali la città è la porta d’ingresso all’Asia. Qui hanno sede gli headquarters regionali e le decine di migliaia di stranieri che ci lavorano finiscono per viaggiare di continuo su è giù per il continente, in compagnia di altri uomini d’affari.

La porta è già stata aperta da quasi tutte le grandi imprese del mondo, e ora è il momento delle pmi. Quelle italiane operano prima di tutto nel settore della moda e, di solito, trasferiscono qui un responsabile dall’Italia e poi reclutano personale locale, mentre le grandi imprese ormai consolidate possono ricoprire con personale straniero anche posizioni intermedie. Anche se il mercato del lavoro è molto vivace, Hong Kong non è però una città alla quale ci si possa avvicinare come a Londra, dove tanti italiani arrivano, sopravvivono e perfezionano la lingua facendo i camerieri e intanto cercano un lavoro adeguato alla loro formazione. Qui i lavoratori stranieri sono ammessi solo per impieghi di livello elevato e ci si può venire solo con l’assunzione in mano.
 
Il connubio tra cultura cinese e influenza britannica (la città è stata una colonia inglese dal 1842 al 1997) determina un sistema amministrativo più efficiente che nel resto della Cina e una cultura del lavoro del tutto caratteristica. Come nel resto della Cina, la gerarchia è scrupolosamente rispettata, il che si traduce nell’assenza di lamentele, ma anche in una certa passività e mancanza di proposte di miglioramento. In un impiego, in compenso, non conta soltanto la retribuzione, ma anche le condizioni di lavoro e il prestigio del datore, tanto che la continuità del rapporto di lavoro non è compromessa da differenze di pochi dollari, come accade troppo spesso in Cina.

L’inglese può bastare per vivere a Hong Kong e io stesso, che ci vivo da 14 anni e ho sposato una cinese, parlo solo poche parole di cantonese, ma non aspettatevi che lo conoscano tutti. Anzi, il massiccio afflusso dalla Cina continentale che ha caratterizzato gli ultimi 15 anni, sia in termini di nuovi residenti che di turisti, fa sì che i commercianti locali debbano parlare anche il mandarino, se non vogliono finire fuori mercato. I cinesi della madrepatria stanno lentamente occupando posizioni importanti anche nell’economia, oltre che nelle istituzioni, tra il nervosismo della popolazione locale. È di qualche mese fa una clamorosa protesta dei trader di Hong Kong, che si lamentano dell’ascesa degli altri cinesi, che sarebbe dovuta più alle entrature politiche che al merito individuale.
L’immigrazione dalla Cina continentale ha anche parzialmente isolato Hong Kong dalla grande crisi del settore immobiliare che ha colpito il resto del mondo dal 2007 in poi. Qui i prezzi rimangono altissimi e per un appartamento dignitoso servono quasi 20.000 euro al metro quadro o un affitto da 1.500 euro al mese.
Vivendo a Hong Kong si riesce a penetrare oltre la cortina del mondo lavorativo e si scopre che sono possibili attività sportive e culturali, che esistono spiagge balneabili e che, tra settembre e dicembre, la temperatura si fa sopportabile e l’umidità cala – salvo far freddo a gennaio e febbraio, in un luogo dove non esistono i termosifoni. Macao, con tutte le sue possibilità di divertimento, è a un’ora di traghetto.
Ma qui ci si viene per cavalcare il cambiamento, per vivere la vertigine del nuovo, per farsi affascinare da una città che muta a ogni momento, il sogno e la fortuna di tanti architetti anche italiani.


di Giovanni Di Salvo

Ultimi articoli Outgoing

Vai all'archivio
  • A Berlino per cercare un futuro diverso

    Laureata da un anno, Clara Del Genio lavora per Zalando nella metropoli tedesca

  • Bruxelles, la capitale del lobbying

    La piu' internazionale delle citta' europee raccontata dall'alumnus Alessandro Gropelli, direttore della comunicazione dell'Associazione europea di telecomunicazioni (Etno)

  • Madrid, la citta' delle terrazze

    L'alumnus Massimo Carone racconta la vita nella capitale spagnola, sempre in equilibrio tra mondanita' e rigore

Sfoglia la nostra rivista in formato digitale.

Sfoglia tutti i numeri di via Sarfatti 25

SFOGLIA LA RIVISTA

Eventi

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30