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Mario Biondi, lo scrittore che ama la tecnologia

UNA PASSIONE CHE GLI DERIVA DAGLI ANNI ALLA BOCCONI E CHE NE HA FATTO, NEL 1995, IL PRIMO SCRITTORE AL MONDO CON UN PROPRIO SITO INTERNET E, DAL 2000, IL DIRETTORE DI UN PORTALE DEL ROMANZO

Curiosità e voglia di mettersi alla prova. Mario Biondi spiega così come abbia potuto diventare un autore capace di vincere il premio Super Campiello nel 1985, il primo scrittore al mondo a gestire un proprio sito internet nel 1995, il traduttore di quattro premi Nobel e persino un velocista, campione italiano nella staffetta 4x100 e convocato in Nazionale alla fine degli anni ’50.

Spiega con la curiosità e la voglia di mettersi alla prova, insieme alla convinzione che umanesimo e scienza e tecnica debbano essere coniugati, anche la sua scelta di frequentare la Bocconi, dove si è laureato in economia politica nel 1964, dopo un liceo classico brillantemente concluso a Como. “Era una delle scelte meno ovvie”, racconta, “ma mi sono appassionato subito anche a materie tecniche come ragioneria e scienza delle finanze, mentre ho sofferto l’impatto con la matematica insegnata da Giovanni Ricci, fino al giorno in cui, in biblioteca, un mio compagno mi ha fatto capire con molta semplicità come si calcola una derivata. Da quel momento le cose sono cambiate al punto che mi sono mantenuto agli studi dando ripetizioni di matematica e ho sviluppato una vera passione per la statistica”. In quegli anni la insegnava Francesco Brambilla e Biondi era sempre uno dei primi ad avvicinarsi al professore, a fine lezione, per le lunghe discussioni collettive che caratterizzavano il personaggio. “Ma ho chiesto la tesi a Giovanni Demaria, grande esponente di un’economia dal taglio storiografico, che stava però cedendo il passo a nuove tendenze, come quella neokeynesiana di Ferdinando di Fenizio”.

La laurea di Biondi in Aula Magna

Se la sua inclinazione per la scienza e la tecnica non ha lasciato tracce nella tesi, ancora oggi se ne osservano gli effetti di lungo periodo. Biondi si è avvicinato a Internet quando venti utenti online in tutta Milano bastavano a sovraccaricare la linea e anche oggi maneggia agilmente il linguaggio html: mentre conversiamo sistema un piccolo problema a uno dei database della letteratura italiana ospitati dal suo sito. Ogni mattina lavora a infinitestorie, il portale del romanzo che ha ideato per il Gruppo editoriale Mauri Spagnol e che dirige dal 2000.

Dopo la laurea e qualche tentativo di rimanere in Università a fare ricerca, “ho trovato lavoro alla Nestlé”, ricorda Biondi, “ma mi sentivo, prima di tutto, uno scrittore. Conservo miei scritti dall’età di 15 anni e frequentavo gli incontri del Gruppo 63. Così ho approfittato della prima occasione per passare a una casa editrice, l’Einaudi, e poi alla Sansoni, dove ho finito per diventare capo ufficio stampa”. Negli anni successivi il lavoro all’ufficio stampa (prima Sansoni, poi Longanesi) è proceduto parallelamente alle traduzioni dall’inglese e alla pubblicazione di raccolte di poesia e dei primi due romanzi a carattere sperimentale. “Devo a Mario Spagnol”, dice Biondi, “il definitivo passaggio dalle opere sperimentali al romanzo propriamente detto e la spinta a scrivere, tra gli altri, Gli occhi di una donna, con il quale ho vinto il Super Campiello”.

Per alcuni anni Biondi è stato considerato un traduttore portafortuna. Il suo primo premio Nobel è stato Isaac Bashevis Singer. “Era un autore Longanesi che amavo moltissimo, ma che in Italia non aveva più successo commerciale. Mi proposi, allora, di tradurre per passione e quasi gratuitamente Shosha. Conclusa la prima versione della traduzione, ancora del tutto provvisoria, il mattino immediatamente successivo arrivò la notizia del Nobel e l’editore la volle pubblicare precipitosamente. Mi trovai a rivederla in tutta fretta, scarabocchiando il dattiloscritto a mano a mano che la mia segretaria leggeva ad alta voce la versione inglese; intanto, tre redattori si alternavano a strapparmi le pagine di mano per procedere al normale editing del testo per la pubblicazione. Protestai un po’, ma la pubblicazione di un Nobel appariva di vitale importanza per risollevare le sorti di una casa editrice in quelmomento in crisi e la pubblicazione così precipitosa fu inevitabile...”. Anche le sue traduzioni di William Golding e Wole Soyinka hanno preceduto di pochi mesi l’assegnazione del Nobel, mentre ha tradotto (dall’inglese, per volontà espressa dell’autore) Il libro nero di Orhan Pamuk una quindicina d’anni prima del premio.

La curiosità e la voglia di mettersi alla prova hanno spinto Biondi a non assecondare le richieste del mondo editoriale che, dopo il successo degli Occhi di una donna, un affresco storico, gli chiedeva di sfruttare il filone. È seguito, invece, La civetta sul comò, un poliziesco con una forte vena umoristica, e Biondi si è poi misurato anche con il techno-thriller. “Lavoro ai miei libri come un architetto”, spiega, “pongo le fondamenta, costruisco un’impalcatura, le pareti, creo i personaggi partendo dal loro passato, utilizzando parecchio materiale che non finirà nei libri, e poi li faccio interagire”.

Dal 2003 le sue opere sono memorie di viaggio e, intanto, lavora alla digitalizzazione dei suoi scritti. Nel suo computer ci sono le versioni .epub, .mobi e .pdf dei romanzi, ma non ha ancora deciso che cosa farne. “Per venderle”, sorride, “dovrei formalizzare un’impresa e diventare un piccolo editore, ma non ne ho gran voglia. Vedremo”.



di Fabio Todesco

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