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Livia, cinque mesi insonni ad Harvard

LIVIA è UNO DEI TRE STUDENTI ANDATI IN SCAMBIO AL DEPARTMENT OF ECONOMICS DEL COLLEGE AMERICANO. ALL’INSEGNA DELL’IMPEGNO (DORME QUATTRO ORE PER NOTTE) E DEL DIVERTIMENTO

Nata a Tirana nel 1987, studentessa del terzo anno del Bachelor of international economics, management and finance (Biem), Livia Themelko è uno dei tre studenti Bocconi (gli altri sono Dario Manicardi e Vittorio Bassi) che, a partire dallo scorso settembre, hanno passato un semestre di scambio al Department of economics di Harvard. “Il periodo più impegnativo, ma anche più divertente della mia vita” definisce oggi, a pochi giorni dal rientro, i cinque mesi passati negli Stati Uniti.

L’accordo bilaterale di scambio Harvard-Bocconi è al secondo anno di operatività. “Per quanto riguarda l’economia”, rammenta Fulvio Ortu, prorettore all’internazionalizzazione della Bocconi, “Harvard ha accordi reciproci di scambio con soli tre atenei in Europa, e il nostro è uno di questi”.

Non solo studio

Non che Livia tema l’impegno. Abituata a dormire non più di quattro ore per notte, nei primi due anni di Biem ha saputo raggiungere la media del 30,4 affiancando agli studi anche alcune esperienze di lavoro in Aiesec, l’associazione studentesca presente in 100 paesi del mondo, e in università, in qualità di tutor di informatica, matematica finanziaria e microeconomia (“lavorare con gli altri studenti è fantastico”, dice al proposito). Anche ad Harvard, accanto a ritmi di studio davvero impegnativi, dedicava due ore al giorno al lavoro nel negozio di una cooperativa studentesca. “Le mie motivazioni sono tutte interne, personali”, dice. “Non riesco ad andare a dormire se ho qualsiasi lavoro ancora in sospeso”.

“Ero indecisa se tentare la selezione per lo scambio”, ricorda Livia, “perché l’ultimo anno di Biem è già impegnativo, ma poi mi sono detta che se fossi riuscita ad andare ad Harvard ne sarebbe valsa la pena. Ed è stato così. Lo scambio, inoltre, asseconda la mia voglia di esplorare, di non restare ferma più di qualche anno nello stesso posto”. Che è lo stesso afflato che l’ha portata, in primo luogo, a studiare a Milano.

Con l’aiuto dei genitori che già lo parlavano, Livia ha imparato l’italiano guardando la televisione a 5 anni, e a 7 lo leggeva e scriveva. Quando si è trattato di scegliere dove andare all’università, ha superato diverse selezioni in Europa e Stati Uniti, ma ha optato per la Bocconi per il buon bilanciamento del Biem tra scienze economiche e manageriali e, in parte, per la minore distanza da casa. “Mi aspettavo che Milano fosse una città dall’aspetto più moderno, mentre l’impatto con le persone è stato positivo”, ricorda.

Un po’ quello che è successo a Boston, la più europea delle città americane. “La gente e l’ambiente universitario, però, sono ancora più aperti che a Milano. Qui se chiedi ti aiutano tutti, là si offrono loro di aiutarti, tanto che dopo una sola settimana avevo già parecchi amici con cui condividere impegni e divertimento”.

Oltre allo studio, il modello di tre dei quattro corsi affrontati ad Harvard prevedeva anche un homework di una quindicina di pagine ogni settimana. Così dal lunedì al giovedì Livia frequentava le lezioni fino alle 14,30, lavorava dalle 15 alle 17 e studiava dalle 18 alle 2 di notte con il venerdì (libero da lezioni) e il sabato quasi totalmente dedicati agli homework. “Ma il fine settimana era anche pieno di party, con una varietà di musica che a Milano non ho riscontrato”.

“Mi aspettavo un ambiente di freak”, dice ancora Livia, “e invece mi sono trovata benissimo. Ho anche imparato ad angosciarmi di meno. Sono una che ha sempre programmato tutto, anche con anni di anticipo; mi sono sempre creata molte attese, che a volte si sono tramutate in delusioni. Lì l’ambiente è diverso e l’atteggiamento è... take-it-easy”.

Anche l’interazione con i docenti è più informale e incoraggiata dagli stessi professori, ma in classe si vive una competitività eccessiva. “Il fatto”, spiega Livia, “è che i voti sono relativi. Il tuo dipende moltissimo da quello che fanno gli altri e i risultati eccezionali di qualcuno possono trasformare in mediocri quelli buoni di altri”.

Al ritorno da Harvard Livia è sempre più convinta della scelta di privilegiare gli studi di economics (la materia che insegna sua madre all’Università di Tirana) rispetto a quelli di management e ha interessi più accademici, scientifici di prima. Ha ristretto il ventaglio di materie tra cui scegliere la tesi e si è chiarita le idee su come impostare il biennio e in quali settori lavorare. Forse non ha perso del tutto la tendenza a pianificare...



di Fabio Todesco

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